La CGIL – con le sue categorie FP, FLC, SILP, SPI e insieme all’INCA – ha rilanciato in questi giorni una campagna informativa e di mobilitazione nazionale sulla questione del differimento del pagamento del TFS/TFR per le lavoratrici e i lavoratori pubblici.

Un tema che continua a generare forti ingiustizie, soprattutto dopo la sentenza n. 130/2023 della Corte Costituzionale, che ha messo in evidenza i limiti e le distorsioni di un sistema che, da anni, penalizza chi lascia il lavoro nella pubblica amministrazione.

Cosa ha detto la Corte Costituzionale

La Corte ha riconosciuto come il ritardo nel pagamento del TFS/TFR – nato come misura temporanea – sia diventato una prassi strutturale, che viola il principio di giusta retribuzione e incide negativamente sui diritti dei lavoratori.

In particolare, la sentenza:

  • ha ritenuto ingiustificato il differimento nei tempi di liquidazione per i pensionati pubblici;
  • ha evidenziato come l’inflazione aggravi ulteriormente il danno economico subito;
  • ha invitato il legislatore a intervenire, sottolineando che il problema riguarda in particolare i trattamenti di importo più basso.

La posizione della CGIL: basta fare cassa sui lavoratori

Di fronte a questa situazione, la CGIL ha deciso di:

  • intensificare l’informazione e la sensibilizzazione tra le lavoratrici e i lavoratori;
  • attivare, attraverso l’INCA, azioni legali mirate per chiedere giustizia e risarcimenti;
  • contrastare con forza l’idea che il TFS/TFR possa continuare a essere una “cassa” di emergenza per lo Stato, a discapito delle persone.

Come agire: le vie del contenzioso

Sulla base di approfondimenti giuridici, sono stati individuati i seguenti possibili percorsi di azione:

  • ricorsi al Tribunale del Lavoro per sollevare nuove questioni di legittimità costituzionale;
  • richieste di risarcimento danni per perdita economica e pregiudizi personali;
  • azioni civili per inottemperanza da parte dello Stato alle indicazioni della Corte;
  • valutazione di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea per disparità tra lavoratori pubblici e privati.

Le prime cause pilota saranno attivate nei tribunali di Genova, Milano, Brescia, Bergamo e Trento, con il patrocinio degli avvocati dell’INCA nazionale. I costi del contenzioso saranno coperti interamente dalla CGIL, senza oneri per i lavoratori coinvolti.

Chi può agire?

I casi più urgenti riguardano:

  • lavoratori cessati per raggiunti limiti di età o di servizio;
  • TFS maturato di importo vicino ai 50.000 euro;
  • situazioni personali o familiari che hanno subito danni a causa del ritardo nei pagamenti.

Informati e partecipa alla vertenza

La CGIL invita tutte le lavoratrici e i lavoratori a informarsi presso le sedi territoriali e a partecipare attivamente alla campagna. È in gioco un principio di giustizia: chi ha lavorato una vita ha diritto a tempi certi e condizioni eque per ricevere quanto gli spetta.

Per ulteriori informazioni, è possibile rivolgersi alle strutture territoriali di FP CGIL, FLC, SILP, SPI o presso le sedi INCA.