Rinnovo CCNL Sanità Pubblica - A che punto è la trattativa
Nella giornata di ieri 18 dicembre, in Aran, si è svolto il nono per il rinnovo del Contratto 22/24.
Una trattativa con ancora sullo sfondo una Legge di Bilancio per il 2025 non ancor approvata, a causa dello slittamento dei tempi di approvazione, e della nostra rivendicazione di incrementare le risorse a disposizione del confronto per consentire di sottoscrivere un contratto che non sia umiliante per le lavoratrici e i lavoratori che operano in sanità nelle condizioni di carenza di organico, bassi salari, carichi di lavoro estenuanti che tutti, a parole, riconoscono.
Al momento, da quanto è dato sapere, il Governo persegue solo la già dichiarata volontà di utilizzare la leva fiscale per diminuire la tassazione sul lavoro straordinario, peraltro solo degli infermieri. Come del resto accaduto per le prestazioni orarie aggiuntive, il messaggio è chiaro: se volete più salario dovete lavorare più ore oltre alle 36 ore settimanali contrattuali.
Un vero e proprio incremento mascherato dell’orario di lavoro.
Un messaggio per noi inaccettabile.
L’impianto delle nuove proposte di Aran sembra recepire questa impostazione: in particolare sono due le novità più rilevanti che Aran ha portato al tavolo nel nuovo testo messo a disposizione delle parti.
La prima, un nuovo articolo che istituirebbe una specie di parodia della libera professione.
Sfruttando una norma nata in fase pandemica e che peraltro ha già una scadenza fissata al termine del 2025, il governo, le regioni e Aran propongono di consentire l’esercizio della libera professione in aggiunta alle trentasei ore settimanali senza prevedere, di pari passo, l’istituzione di una indennità di esclusività come prevista per la dirigenza.
L’indennità di esclusività consentirebbe, infatti, ai professionisti di decidere se percepire quella e innalzare in questo modo lo stipendio, oppure rinunciarvi e praticare la libera professione.
È evidente che, senza il contrappeso dell’indennità di esclusività , richiesta che era presente nella piattaforma che unitariamente appresentammo con Cisl e Uil, la possibilità di effettuare ore aggiuntive in libera professione rappresenta una misura che mira a coprire la carenza di organico, nel pubblico come nel privato, facendo lavorare di più quelli che ci sono con le conseguenze che si possono facilmente immaginare sulla qualità della vita di chi lavora e anche sulla qualità dell’assistenza.
Un articolo che abbiamo respinto al mittente, anche perché produrrebbe grandi diseguaglianze: disuguaglianze tra le diverse professioni sanitarie, all’interno delle stesse professioni e aumenterebbe anche le diseguaglianze di genere, in un settore composto per quasi il 70% da donne, posto che, com’è purtroppo noto, il lavoro di cura ricade ancora prevalentemente su di esse.
Abbiamo quindi affermato con nettezza come sia inaccettabile uno scambio, che qualcuno invece ha apertamente rivendicato come risultato, tra bassi incrementi stipendiali e libera professione.
La seconda novità rilevante riguarda il nuovo articolato proposto da Aran e condiviso con il Comitato di Settore della Conferenza delle regioni, su pausa e diritto alla mensa: il testo proposto, che abbiamo respinto con decisione, garantirebbe il diritto alla mensa solo a coloro che effettuano più di otto ore di lavoro continuative, peggiorando quindi il testo vigente, prevedendo anche che la pausa, se non effettuata, possa essere cumulata con il riposo continuativo di undici ore previsto dalla normativa. Tutto questo ridurrebbe drasticamente la platea degli attuali aventi diritto alla mensa o ai buoni pasto sostitutivi, senza peraltro alcun incremento del valore del buono pasto, cosa che chiediamo da tempo.
Per il resto, nessuna apertura di Aran sugli altri istituti contrattuali che dovrebbero essere oggetto di revisione, dal sistema indennitario all’incremento dei DEP, dal sistema degli incarichi per arrivare alle pronte disponibilità.
La trattativa è aggiornata al 13 gennaio prossimo, con Aran che si produce in ottimistiche dichiarazioni e più di una organizzazione sindacale presente al tavolo che pare essere accondiscende verso questo impianto.
Per noi, prosegue senza sosta la mobilitazione e l’impegno quotidiano affinché possano essere trovate, perché è possibile, nuove risorse sia per incrementare salari e stipendi sia per superare tutti i vincoli normativi, su assunzioni e salario accessorio, che ad oggi permangono e senza la rimozione dei quali nessuna valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico sarà possibile.
Una mobilitazione che non si esaurirà sul livello nazionale e che, se necessario, si intensificherà nei confronti delle regioni e azienda per azienda fino al raggiungimento di un contratto che dia alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità il contratto che meritano.
Accordo AUSL Romagna: Incremento Fondi e Nuove Opportunità per il Personale
Grazie ad un importante accordo che abbiamo firmato con l’AUSL della Romagna facciamo un importante passo avanti per migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario, tecnico e amministrativo. È stato firmato un accordo strategico per la distribuzione dei residui dei fondi 2023, frutto di un costruttivo dialogo avviato con l’accordo di giugno 2024.
Ecco i punti salienti del nuovo accordo:
1. Incremento dei fondi contrattuali
Sono stati integrati 1.233.500 euro derivanti da un accordo regionale legato ai decreti emergenziali, per un totale complessivo di 2.200.000 euro destinati alle DEP 2024.
2. Finanziamento per assenze improvvise
Dal 1° dicembre 2024 al 31 gennaio 2025, saranno disponibili 450.000 euro per coprire le assenze improvvise. Le tariffe rimarranno quelle estive: 50€/ora per il personale sanitario e 30€/ora per OSS e autisti di ambulanza, applicabili nei primi tre giorni dalla chiamata in servizio del personale turnista.
3. Progetti di miglioramento organizzativo e professionale
Un finanziamento aggiuntivo sarà destinato a progetti di crescita per il personale della Direzione Assistenziale e dell’Area Tecnica Amministrativa.
4. Incentivazione per operatori tecnici in servizio H/24
Per la prima volta, il personale tecnico impegnato in servizi H/24 avrà un progetto dedicato per incentivare la disponibilità a sostituzioni in situazioni di emergenza.
5. Sostegno al reddito – Servizio mensa
Il progetto di supporto al servizio mensa è stato prorogato fino al 15 luglio 2025, garantendo continuità a un’importante agevolazione per i dipendenti.
6. Potenziamento del welfare aziendale
Entro il 2025, l’accordo prevede l’attivazione di una piattaforma welfare aziendale che consentirà ai dipendenti di accedere a nuovi benefici. Inoltre, verrà valutata la cumulabilità dei buoni pasto grazie a uno studio di fattibilità.
Questo accordo rappresenta un importante traguardo per valorizzare il personale AUSL e migliorare i servizi offerti. Continueremo a lavorare per il benessere di tutti i nostri dipendenti, garantendo trasparenza e dialogo costruttivo.
Assemblea Sindacale Retribuita a Parma: Rinnovo CCNL Sanità Pubblica 2022/2024
L’11 dicembre 2024, dalle ore 10:00 alle 13:00, presso la Sala Congressi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) di Parma, si terrà un’importante assemblea sindacale retribuita organizzata dalla Funzione Pubblica CGIL Parma. L’incontro è dedicato alle lavoratrici e ai lavoratori iscritti e simpatizzanti dell’Area Comparto AOU Parma e Azienda U.S.L. Parma, con l’obiettivo di affrontare i temi legati al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per la Sanità Pubblica 2022/2024.
Programma dell’Assemblea
- Introduzione:
Ruggero Maria Manzotti, Segretario Generale FP CGIL Parma. - Interventi:
Rosalba Calandra Checco, Segretaria FP CGIL Emilia Romagna con delega alla sanità.
Michele Vannini, Segretario FP CGIL Nazionale con delega alla sanità.
Un’occasione per approfondire
L’assemblea rappresenta un momento di confronto essenziale per tutti coloro che lavorano nel settore della sanità pubblica e sono coinvolti nella contrattazione collettiva. Verranno discussi i punti chiave del nuovo CCNL e le prospettive per migliorare le condizioni di lavoro e i servizi offerti ai cittadini.
Non perdere l’opportunità di partecipare e contribuire al dibattito!
Trattativa rinnovo CCNL Sanità: ancora non ci siamo!
Il 23 ottobre, si è svolto un nuovo incontro con ARAN riguardante il rinnovo del CCNL Sanità Pubblica 2022-2024. Nonostante alcune risposte alle nostre richieste, la questione delle risorse disponibili continua a rappresentare un ostacolo cruciale. ARAN ha presentato modifiche all’ultimo testo solo nella giornata di ieri, ma molte delle proposte restano insoddisfacenti per chi lavora nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e per il futuro delle condizioni contrattuali.
Proposte di ARAN e criticità segnalate
Durante l’incontro, ARAN ha ridimensionato alcune sue richieste, come quella di aumentare il numero massimo di turni di pronte disponibilità mensili. Tuttavia, resta aperta la nostra richiesta di mantenere il limite a sette turni, senza alcun peggioramento rispetto al contratto vigente. Inoltre, non è stata ancora introdotta alcuna proposta di aumento delle indennità di disponibilità, elemento essenziale per valorizzare il lavoro dei professionisti della sanità.
Un’altra tematica fondamentale riguarda il concetto di retribuzione per ferie che includa tutte le indennità professionali e relative alle condizioni di lavoro, una richiesta che stiamo portando avanti in maniera decisa anche alla luce delle recenti sentenze della Corte di Giustizia Europea. Questo principio è indispensabile per garantire che le lavoratrici e i lavoratori ricevano una retribuzione adeguata durante il periodo di ferie.
Altri punti discussi e il nodo delle indennità
ARAN ha inoltre avanzato proposte riguardanti la fruizione delle ferie pregresse durante il preavviso, la mobilità e la conservazione delle ferie maturate, ma restano aperte numerose preoccupazioni, in particolare riguardo alla fruizione ad ore delle ferie pregresse. Questo strumento, pur rispondendo a esigenze organizzative delle aziende sanitarie, non deve compromettere il diritto al recupero psico-fisico delle lavoratrici e dei lavoratori.
Sulle indennità di specificità infermieristica, di tutela del malato e di pronto soccorso, permane l’assenza di un incremento concreto. Al momento, il Governo ha stanziato risorse che non coprono in modo adeguato le esigenze del personale sanitario, proponendo solo un aumento del 5,78% per il triennio 2022/2024. Abbiamo richiesto con forza che l’indennità di specificità venga estesa anche alle ostetriche.
Valore del buono pasto e mensa: mancano risposte
Sul fronte normativo, abbiamo chiesto miglioramenti relativi all’orario di lavoro, al diritto alla mensa e ai buoni pasto, con particolare attenzione alla loro fruibilità e al valore economico. Finora, ARAN non ha dato risposte concrete su questo punto, né ha accolto la richiesta di eliminare la contribuzione a carico dei lavoratori.
La questione delle risorse resta centrale
Al settimo incontro di trattativa, rivendichiamo la necessità di ottenere risposte puntuali e concrete su ogni richiesta presentata. Ma soprattutto, permane il problema cruciale della mancanza di risorse. Senza uno stanziamento aggiuntivo per questo triennio, il valore reale degli stipendi resta ben al di sotto dell’inflazione, peggiorando le condizioni economiche dei lavoratori della sanità pubblica.
Proprio per queste ragioni, FP CGIL, insieme a UIL, hanno confermato la partecipazione allo sciopero generale del 29 novembre!
"Medici e infermieri abbandonati" Intervista a Marco Bonaccini, segretario generale della FP CGIL Emilia-Romagna
Dall’intervista a Marco Bonaccini della Gazzetta di Modena del 09/11/2024
Infermieri e medici, da Piacenza a Rimini, vengono insultati quotidianamente e non di rado malmenati, ma al di là della solidarietà verso questi camici bianchi si fa ben poco. Le istituzioni, i politici, le aziende sanitarie e i dirigenti devono invece accollarsi il dolore delle vittime, le spese legali e le soluzioni concrete.
Marco Bonaccini, segretario generale della Cgil Funzione Pubblica Emilia Romagna – il sindacato che ha un’ampia rappresentanza tra il personale sanitario – è un fiume in piena: «Si sta facendo poco o nulla per correre ai ripari sul tema: è gravissimo, anche perché i numeri, già altissimi di questi episodi nel 2024, ci risultano ancora in crescita. Noi, come Cgil, vediamo molta demagogia e ipocrisia, della classe politica alla ricerca continua di like, e dei capi della sanità: la solidarietà, ovviamente, va bene, ma addirittura in alcuni casi, come di recente è avvenuto a Modena, ci devono mettere la faccia le stesse vittime. È intollerabile, tocca alle aziende sanitarie farlo; le vittime devono essere protette e stare a casa perché è difficile riprendere a lavorare dopo certi episodi.»
Bonaccini, andiamo per gradi. Lei fa riferimento ai due infermieri della terapia intensiva cardiologica dell’ospedale di Baggiovara a Modena picchiati. Cosa non va?
«Non ne voglio fare un caso personale anche perché penso che il governo, se parliamo di sanità, ha gravi mancanze, come le dirò. Ma questo caso di Modena, con i due infermieri che hanno preso calci e pugni al volto e all’addome, è utile a spiegare come la pensiamo. Non è possibile che siano le vittime a essere sbattute in prima pagina con nome e cognome quando dovrebbero essere tutelate. Dove sono le loro aziende? Perché i dirigenti non ci mettono la faccia? Sempre a Modena, amministratori pubblici, attuali ed ex, da poco tempo sono subito scesi in campo, ma appunto facendo demagogia: leggo che si farà di tutto come comunità per aiutare queste vittime per le spese legali. Stiamo scherzando? La tutela del lavoratore è della sua azienda, non è affidata al buon cuore della collettività.»
Come se ne esce?
«I lavoratori sono completamente abbandonati al proprio destino, chiediamo che l’azienda ospedaliera possa costituirsi parte civile perché è ovviamente inaccettabile che un sanitario venga malmenato. Anche noi stiamo valutando se costituirci parte civile, ma vorrei uscire dal caso singolo e partire dai numeri.»
Prego.
«Secondo il report sull’anno 2023 dell’Onseps – Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie – quest’anno, le aggressioni in regione sono state 2.401 e hanno coinvolto 2.732 operatori; 2.112 si sono verificate nelle strutture pubbliche, di cui 1.997 negli ospedali. Tali numeri sono raddoppiati rispetto al 2019 pre-covid, mentre in epoca più recente crescono soprattutto le aggressioni verbali (+44,7% dal ’22 al ’23) e rimangono stabili nei due anni quelle fisiche (+2,6% dal 2022 al 2023). A farne le spese sono soprattutto donne, vittime nel 65% dei casi, e il personale infermieristico è più frequentemente coinvolto (59,7% dei casi). Siamo al limite.»
Alla classe politica, sul tema sanità, che è argomento dirimente in vista delle elezioni regionali del 17-18 novembre, cosa date?
«Il governo Meloni, come le dicevo, ha gravi responsabilità sul fronte dei fondi alla sanità, mentre l’organizzazione sanitaria è in capo alla Regione Emilia Romagna insieme alle aziende sanitarie. Il pesce puzza dalla testa, quindi nessuno si chiami fuori.»
In concreto, cosa si può fare contro le aggressioni?
«In primis, ovviamente, vanno evitate, ma vedo che tutti i candidati alle regionali propongono di mettere la polizia nei pronto soccorso e di dotare i sanitari di un braccialetto per lanciare l’allarme alle forze dell’ordine. Cerchiamo invece di essere seri: le forze dell’ordine hanno organici ridotti e non si può mettere un carabiniere nel pronto soccorso, un altro in reparto, e così via, perché non c’è una soluzione facile a problemi complessi. Per questo le dicevo che vedo troppa ipocrisia e propaganda. Occorre risolvere su due piani: dal lato dei pazienti c’è il disagio sociale crescente – ricordo che, secondo l’Istat, 2,5 milioni di italiani non si curano – e occorre anche creare un’organizzazione alternativa al pronto soccorso, che spesso per le persone è l’unico luogo a cui possono rivolgersi. Bisogna anche risolvere il grave problema delle liste d’attesa perché le persone si arrabbiano ed è più facile arrivare ad aggressioni e insulti.»
Sul fronte dei camici bianchi, invece?
«Loro lavorano sempre meno tranquillamente e non certo nelle migliori condizioni, così sono sempre più a disagio. La miscela che le ho descritto è esplosiva, e per questo occorre investire sulla sanità, ridurre i tempi di attesa, aumentare il personale e le sue retribuzioni; insomma, rispondere ai bisogni di tutte le parti. Altrimenti a farne le spese sono medici, infermieri, OSS, personale sul campo, a differenza dei dirigenti sanitari o dei politici. Vediamo troppo scaricabarile.»
Stato di agitazione della sanità a Parma: situazione critica nelle aziende della provincia
La FP CGIL Parma dichiara lo stato d’agitazione nelle aziende sanitarie della provincia
La Funzione Pubblica CGIL di Parma ha recentemente espresso preoccupazione per la condizione del personale sanitario in Azienda Usl e Azienda Ospedaliero-Universitaria della provincia. L’organizzazione sindacale denuncia da tempo l’aumento dello stress e dei carichi di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori e le lavoratrici.
Nuovi servizi senza personale aggiuntivo
Nel corso del 2024, l’Azienda Usl ha inaugurato nuovi servizi, come i CAU (Centri emergenza urgenza) e le COT (Centrale operativa territoriale), senza tuttavia prevedere un’adeguata assunzione di personale. Sebbene nel CAU di Parma siano state inserite nuove unità, nelle altre sedi provinciali la situazione rimane critica. Nel CAU di Fornovo, ad esempio, il personale del servizio di emergenza 118 è stato incaricato di coprire anche i turni del nuovo centro, sovraccaricando un servizio già impegnato su tutto il territorio. A Fidenza, invece, il CAU è gestito in maniera “ibrida”, con una gestione mista che causa confusione e carichi aggiuntivi.
Esternalizzazione del CAU di Langhirano: una gestione contestata
Un altro elemento di forte criticità è rappresentato dalla gestione del CAU di Langhirano, affidata tramite convenzione all’Assistenza Pubblica. Questa esternalizzazione risulta inaccettabile per un servizio che dovrebbe essere interamente pubblico e conforme alle direttive regionali.
Una situazione ancora più grave nell’azienda ospedaliera
La carenza di personale all’interno dell’Azienda Ospedaliera della provincia è ancor più acuta, come dimostrato dal numero eccessivo di ore lavorative e di ferie arretrate del personale. Questo accumulo di straordinari testimonia la difficoltà nel garantire un diritto fondamentale dei lavoratori: il recupero psicofisico. La mancanza di adeguato riposo mina, infatti, la qualità della vita dei dipendenti, con effetti negativi sul loro benessere psico-fisico.
L’indizione dello stato di agitazione e la mobilitazione per la sanità pubblica
Di fronte a queste criticità, la FP CGIL Parma ha proclamato lo stato di agitazione. Diversi incontri e tentativi di negoziazione con i vertici delle due aziende sanitarie non hanno portato ai risultati sperati, spingendo il sindacato a procedere con l’iniziativa di mobilitazione. In mancanza di interventi concreti e di ascolto proseguiremo la mobilitazione, anche a livello nazionale, con lo sciopero previsto per il 29 novembre.
Ribadiamo così la necessità di sostenere una sanità pubblica che sia a tutela non solo dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche di tutta la cittadinanza.
Criticità dell'AUSL Romagna tra carenza di personale, aggressioni e turni insostenibili
L’ Ausl della Romagna, nonostante gli importanti investimenti sul personale effettuati ed in essere, resi possibili tramite progettualità e condivisione anche con risorse in capo alla contrattazione, non è esente dalla crescente necessità di personale considerato i nuovi servizi determinate da molti nuovi fattori tra cui un crescente invecchiamento della popolazione e le esigenze di salute nate nel post – pandemia.
La riduzione di investimenti delle ultime leggi di bilancio in rapporto al PIL, nonché le previsioni sulla prossima legge di bilancio, ci dicono che da soli ed a isorisorse evidentemente nessuna azienda sanitaria pubblica ce la può fare con il rischio non solo di non rispondere alle nuove esigenze ma soprattutto di realizzare una progressiva privatizzazione. Ciò significa che il diritto alla salute non sarà più un diritto universale e nel frattempo il personale sanitario si continuerà a trovare nel mezzo con la crescita di aggressioni, disservizi e turni insostenibili.
Questo drammatico percorso è già in corso e si evidenzia in un “deficit effettivo” di unità tra medici, infermieri e operatori sanitari, in cui nessun paragone pre pandemia può essere preso a riferimento e dove le esigenze crescenti di servizi necessitano di numeri diversi da quelli attuali.
Pensare che lo stato di emergenza del servizio sanitario nazionale sia finito con il termine dello stato di emergenza pandemico, riducendo le risorse aggiuntive per le strutture e per il personale è stato un grave errore di cui i Governi che si sono succeduti hanno la prima responsabilità. E’ nei fatti aumentato il numero di pazienti che ogni operatore deve gestire, ci sono visite ed esami ancora da recuperare e altre richieste che emergono anche a fronte di persone che negli anni della pandemia hanno rinunciato a fare visite ed esami.
Questa esigenza di personale aggiuntivo è determinata dunque dalla necessità di garantire l’operatività quotidiana delle strutture sanitarie dove il 2024 non è paragonabile al 2019.
A farne le spese sono tutti i reparti a partire da quelli di emergenza , i reparti di degenza ordinaria per finire ai servizi territoriali, con situazioni limite in cui gli operatori sono costretti a turni massacranti anche per l’ aggiunta di letti aggiuntivi.
Parallelamente alla mancanza del personale necessario in questo nuovo contesto, si registra un preoccupante incremento delle aggressioni fisiche e verbali ai danni degli operatori sanitari. Secondo report ormai pubblici anche sul sito della regione, gli episodi di violenza contro il personale sono aumentati notevolmente, sono state intraprese iniziative per prevenire la violenza, tra cui il supporto psicologico per il personale aggredito. Tuttavia, nonostante questi sforzi, gli episodi continuano, alimentati da una crescente aggressività sociale che non risparmia nemmeno gli ambienti sanitari . È inaccettabile che chi si dedica alla cura degli altri debba temere per la propria incolumità.
Le problematiche legate alla carenza di personale e alla crescita degli episodi di violenza si sommano a un altro problema, forse meno visibile ma altrettanto grave: la crescente difficoltà per il personale sanitario a mantenere un equilibrio tra vita professionale e privata, giornate lavorative che si estendono ben oltre l’orario previsto, reperibilità che non lasciano spazio al riposo e di turni spesso modificati all’ultimo minuto per sopperire a carenze improvvise.
La Fp Cgil è impegnata da tempo a tutti i livelli partendo dal nazionale nel rivendicare azioni che vanno incontro alle soluzioni delle problematiche esposte , esigendo risorse economiche e investimenti sul personale, rivendicando un piano straordinario di assunzioni e lo sblocco sul tetto dei fondi e fabbisogni di personale , perché non si può difendere la sanità pubblica senza salvaguardare e investire sui professionisti che ci lavorano a partire dall’esigenza del rinnovo del CCNL 2022 -2024 non ancora sottoscritto.
Per queste ragioni proseguiremo in una campagna verità di sensibilizzazione, informazione e mobilitazione, contro un’idea di destrutturazione del sistema sanitario nazionale e in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori.
Trattativa rinnovo CCNL Sanità. A che punto siamo?
Si è svolto oggi, in sede Aran, un incontro nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del comparto sanità pubblica.
In apertura di confronto, l’Aran ha illustrato una proiezione ipotetica relativa agli incrementi economici che deriverebbero dalla distribuzione delle risorse attualmente a disposizione del contratto.
Si tratta, com’é noto, di un incremento della massa salariale pari al 5,78% (a fronte un incremento del costo della vita che nel triennio di riferimento sarà superiore al triplo) a cui vanno aggiunte le risorse stanziate dal D.L. 34 del marzo 2023 destinate esclusivamente a coloro che operano nei pronto soccorso.
L’ipotesi che Aran ha consegnato alla discussione destinerebbe il 5,2% (su un totale, ripetiamo, di 5,78) agli incrementi tabellari, lasciando al restante 0,58% il finanziamento di tutto il resto (indennità, fondi, incarichi, dep, costo delle modifiche normative etc. etc.).
Tradotto in cifre questo porterebbe a un incremento medio a regime sul tabellare di 130€ lordi (115, 120, 127, 135, 193, partendo dall’area del personale di supporto a crescere fino all’area di elevata qualificazione) a cui si aggiungerebbero poco meno di 15€ lordi per il finanziamento degli altri istituti sopra descritti.
Va sottolineato che più della metà delle risorse che sarebbero destinate agli incrementi in busta paga (circa il 52%) vengono già percepiti in busta paga a titolo di indennità di vacanza contrattuale. Questo significa, utilizzando l’ipotesi proposta da Aran, che su 130€ lordi medi 67 vengono già percepiti in busta paga e l’incremento residuo sarebbe di circa 63 euro.
A fronte di questa ipotesi abbiamo ribadito, al pari di altre organizzazioni sindacali, come l’insufficienza delle risorse non consenta di poter concretizzare la discussione sul rinnovo e come, quindi, sia indispensabile reperire ulteriori risorse. Motivo per il quale crescono le ragioni della mobilitazione che stiamo portando avanti, che deve intensificarsi al fine di costringere il governo a farsi carico della necessità di dare risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto. Ad oggi infatti siamo di fronte a un quadro che, oltre ad essere del tutto insufficiente per la parte che riguarda gli stipendi, sostanzialmente non ha che briciole da destinare alla valorizzazione professionale, ai fondi, al necessario incremento delle indennità.
La discussione é poi proseguita su alcuni aspetti della parte normativa, su testi che Aran ha inviato implementando l’articolato con alcuni temi ulteriori inerenti il rapporto di lavoro. Su questo resta la nostra contrarietà al tentativo, che si legge in trasparenza, di stressare le materie relative all’orario di lavoro per tentare di far funzionare le strutture gravate da una cronica carenza di organico. Anche su questo, ovviamente, lavoreremo con le nostre proposte per modificare questa impostazione.
Vi terremo aggiornati sul prosieguo della trattativa e della mobilitazione.
Trattativa rinnovo CCNL Sanità. A che punto siamo?
Nell’incontro del 29 luglio, tenutosi in modalità da remoto, l’Aran ha presentato una nuova versione della parte normativa del contratto. Questa versione include ipotesi di modifica su vari temi cruciali come gli incarichi, l’orario di lavoro, le pause, le prestazioni aggiuntive, lo smaltimento delle ferie pregresse, la formazione, l’age management, il patrocinio legale e il welfare aziendale.
Critiche alle Proposte di Aran
Le modifiche proposte, insieme alla conferma di quelle già avanzate in precedenza, ci trovano molto insoddisfatti. Le risorse disponibili sono ritenute insufficienti e ciò pesa come un macigno sull’intero negoziato.
Modifiche Proposte
- Incarichi: Incremento del valore massimo dell’incarico di base da 1.300 a 1.400 euro, ritenuto insufficiente da Fp Cgil, che chiede almeno 3.000 euro, con un aumento a 5.000 euro per gli incarichi di complessità intermedia.
- Pronta Disponibilità: Nessun aumento per l’indennità oraria collegata alla pronta disponibilità, ma aumento dei turni mensili da sette a dieci, mantenendo una media di sette nel quadrimestre.
- Prestazioni Aggiuntive: Utilizzo delle prestazioni aggiuntive per fronteggiare carenze di organico e raggiungere obiettivi ulteriori, il che può portare a un incremento surrettizio dell’orario di lavoro senza sbloccare le assunzioni o aumentare adeguatamente gli stipendi.
- Ferie Pregresse: Assegnazione alle aziende della possibilità di predisporre piani di smaltimento con il dipendente, lasciando il singolo a gestire le richieste del dirigente.
- Age Management: Introduzione di misure di age management, ma il testo proposto è considerato vuoto, con solo generiche dichiarazioni di principio.
Posizione di Fp Cgil
Abbiamo espresso contrarietà a questa impostazione, richiamando le proposte contenute nella piattaforma unitaria. Abbiamo ribadito che, senza un cambio di impostazione da parte dei datori di lavoro e senza ulteriori risorse, il negoziato non potrà concludersi positivamente. Questa posizione è stata condivisa dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali al tavolo delle trattative.
Prossimi Passi
La trattativa è stata aggiornata a settembre, in data da definirsi. Continueremo a tenere aggiornati i nostri iscritti e sostenitori.
È necessaria una revisione della Clausola "Obbligo Permanenza" di 5 Anni nelle Aziende Sanitarie dell'Area Metropolitana di Bologna
La Fp Cgil Bologna e Fp Cgil Imola hanno formalmente richiesto una revisione della clausola di “obbligo permanenza” di 5 anni alle dipendenze dell’Amministrazione di prima assunzione, prevista nel regolamento del bando di concorso per l’Area Metropolitana di Bologna. Questa clausola, derivante dall’art. 35 del Dlgs n. 165/2001, limita significativamente la mobilità del personale sanitario, creando diverse problematiche. Ecco una panoramica dei punti salienti della richiesta di revisione.
Ingiustizia della Clausola
Le organizzazioni sindacali ritengono ingiusto negare la mobilità, soprattutto quella di interscambio, poiché limita le possibilità degli operatori sanitari di conciliare esigenze personali e professionali. Questo vincolo impedisce l’acquisizione di nuove risorse lavorative desiderose di entrare a far parte delle strutture sanitarie dell’area metropolitana di Bologna.
Impatto sulla Decisione dei Professionisti
La presenza del vincolo di 5 anni disincentiva i professionisti a scegliere le aziende sanitarie pubbliche dell’area metropolitana di Bologna, influenzando negativamente la loro decisione di accettare un posto di lavoro. Questo porta a una minore attrattività delle aziende, con conseguenti difficoltà nel reperimento del personale necessario per garantire il turnover e l’assistenza sanitaria.
Problemi con la Mobilità per Interscambio
La mobilità per interscambio, che prevede lo scambio di azienda tra due dipendenti senza danni per le amministrazioni, viene sistematicamente rifiutata senza alcuna valutazione preventiva. Questo comportamento provoca un impoverimento delle risorse umane e delle competenze nelle aziende sanitarie, poiché molti professionisti scelgono di dimettersi volontariamente se non ottengono l’interscambio desiderato.
Disparità di Trattamento
Un ulteriore punto critico è rappresentato dal fatto che altre aziende pubbliche, basandosi sul parere Aran N.0103321/2022 del 24/03/2022, non applicano questo vincolo. Ciò crea una disparità di trattamento e diritto per il personale del servizio unico metropolitano.
Richiesta di Revisione
Le organizzazioni sindacali sottolineano la necessità di una riflessione da parte delle direzioni aziendali, poiché le rigidità attuali hanno portato solo danni ai reparti e ai servizi. In caso di mancata revisione della clausola, le organizzazioni sindacali si riservano di intraprendere tutte le azioni necessarie a ogni livello di discussione.