Sottoscritto il Contratto Integrativo di ARPAE del 2024
Il 9 luglio 2024 è stato firmato il Contratto Integrativo Aziendale CIA di Arpae, proseguendo il percorso iniziato nel 2023. Questo accordo rappresenta un passo significativo per l’ente e i suoi dipendenti, con diverse novità e conferme. Vediamo insieme i punti salienti:
Proseguimento del Percorso DEP
Il percorso di sviluppo professionale DEP continuerà nel quadriennio, con 319 passaggi previsti solo per il 2024. Questo è un passo fondamentale per la crescita e la valorizzazione del personale.
Aumento del Saldo di Produttività
È stato concordato un aumento del saldo di produttività per l’anno in corso, valido per tutte le aree contrattuali. Questo incremento è volto a premiare l’impegno e l’efficienza del personale.
Nuovo Progetto Regionale dal 1° Agosto 2024
Dal 1° agosto 2024 partirà un nuovo progetto regionale che garantirà la compensazione del disagio per le attività di ispezione e monitoraggio in esterno. Queste attività prevedono 8 ore di lavoro a una distanza dalla sede inferiore a quella delle trasferte, offrendo così un supporto concreto agli operatori.
Prosecuzione dei Progetti Incentivanti
I progetti incentivanti regionali, già attivi nel 2023, verranno proseguiti anche nel 2024. Questi progetti mirano a incentivare il personale, migliorando le condizioni lavorative e l’efficacia dei servizi offerti.
Garanzia dei Fondi Straordinari
È stata garantita la disponibilità dei fondi legati allo straordinario per le varie strutture di Arpae. Inoltre, c’è un impegno a recuperare nel prossimo anno le situazioni di difficoltà verificatesi in alcuni nodi.
Confronto su Organici e Carichi di Lavoro
Sarà aperto un confronto sugli organici e sui carichi di lavoro, con l’obiettivo di raggiungere miglioramenti nelle attività svolte dal personale, ponendo particolare attenzione al tema delle responsabilità.
Questo accordo è stato possibile grazie al contributo delle Rsu, alla partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori, e alle relazioni sindacali che da anni sono impegnate a valorizzare il personale per migliorare i servizi ai cittadini.
Ottenute in Ausl e Aosp Bologna le risorse aggiuntive per il personale!
“Non possiamo che essere soddisfatti per l’arrivo delle risorse economiche aggiuntive in Ausl e Sant’Orsola frutto dell’accordo Cgil, Cisl e Uil dell’aprile scorso e ufficializzate dopo lo sciopero del 23 di maggio.” Lo affermano Marco Pasquini Segretario Generale e Gaetano Alessi Responsabili Comparto Sanità della Fp Cgil di Bologna
Si tratta di risorse economiche che mettono in sicurezza gli attuali trattamenti economici e danno la possibilità di costruire percorsi di valorizzazione degli operatori e le operatrici.
Riteniamo – continuano i Sindacalisti – che non serva andare in India per trovare operatori, basterebbe pagare meglio quelli in servizio e dargli una prospettiva di carriera ed una città Metropolitana più ospitale, negli affitti, nei trasporti, nei servizi.
Resta da capire se il Rizzoli, che ad oggi non ha ancora dichiarato l’aumento delle risorse, sarà nella stessa linea delle altre aziende sanitarie e non permetteremo il contrario.
“Rimaniamo comunque in stato di agitazione – concludono Pasquini e Alessi – per tutto il tema riguardante le dotazioni organiche, ma un altro risultato è stato raggiunto.
Ed ogni euro investito in sanità è un euro che garantisce la salute di tutti.
Specialmente per chi è più debole”.
Accordo per la difesa della sanità modenese
“Abbiamo firmato un importante accordo con Azienda Usl e Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena, nel segno della responsabilità e della difesa del valore strategico della sanità pubblica, delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori. Con questo accordo si pongono basi condivise per iniziare a ridurre la pressione di ritmi logoranti e impossibili da reggere costantemente, si afferma il principio di carichi di lavoro adeguati al numero di personale in servizio e si rimette al centro la necessità di un sistema pubblico dove il lavoro è sostenibile, adeguatamente retribuito e capace di tornare ad essere attrattivo per i nuovi professionisti”.
Così Giulia Casamassima (Fp Cgil Modena), Gennaro Ferrara (Cisl Fp Emilia Centrale) e Nicola Maria Russo (Uil Fpl Modena e Reggio Emilia) presentano l’accordo siglato stamane con Azienda Usl e l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena.
TROVATO UN PUNTO DI EQUILIBRIO
“Un accordo nel segno del senso di responsabilità. Qui, al livello territoriale, insieme alle due aziende abbiamo posto ordine ad un meccanismo che stava andando fuori controllo, comportando il rischio di burnout e di una emorragia aggravata di personale. Abbiamo trovato un punto di equilibrio per garantire il più grande dei servizi pubblici ai cittadini e sostenibilità professionale ai suoi lavoratori e alle sue lavoratrici. Ora la stessa responsabilità la chiediamo alla Regione e al Governo affinché investano le risorse necessarie per il rilancio della sanità pubblica alle prese con una grave mancanza di fondi”, affermano le tre sigle sindacali.
TUTELATI LAVORO E VITA FAMILIARE DEI SANITARI.
LE LISTE D’ATTESA NON SI ABBATTONO TRASFERENDOLE AI PRIVATI
“Abbiamo portato avanti un dialogo serrato con le due Aziende – proseguono Casamassima, Ferrara e Russo – che ci ha permesso di fissare alcuni punti importanti: i carichi di lavoro devono essere adeguati al numero di personale presente in servizio e i piani di produzione aziendale e di smaltimento delle liste d’attesa dovranno necessariamente tenere conto della difficoltà che oggi ha il sistema nel reperire personale infermieristico”.
L’accordo si fonda sulla necessità condivisa dalle parti di “evitare il sovra utilizzo di turni aggiuntivi oltre l’orario di lavoro ordinario perché il personale è allo stremo, sviluppando politiche che vadano verso la conciliazione di tempi di vita e di lavoro del personale sanitario. Le prestazioni aggiuntive – specificano Casamassima, Ferrara e Russo – saranno ben pagate ma il vero obiettivo è creare le condizioni affinché si reperisca nuovo personale per le aziende sanitarie di Modena. Altro punto, fondamentale per preservare il servizio sanitario nazionale, è l’aver messo nero su bianco che dovrà essere assolutamente residuale rispetto al totale il ricorso al privato accreditato per il piano di abbattimento delle liste d’attesa.”
MONITORAGGIO OGNI DUE MESI
L’intesa raggiunta tra sindacati, Ausl e Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena sarà sottoposto ad un check bimestrale. “Proveremo a limitare le difficoltà che la sanità pubblica sta vivendo a causa dello scarso finanziamento nazionale e regionale perché non possiamo rischiare – concludono i sindacalisti – che il peso di tutto questo si riversi solo sulle spalle dei lavoratori che da anni lavorano in maniera incessante per assicurare la salute di tutti I cittadini, nonostante le estreme difficoltà di tenuta quotidiane”.
Sanità privata, contratto scaduto da anni: sarà sciopero!
Come Fp Cgil Rimini, insieme a Cisl Fp Romagna e Uil Fpl abbiamo affisso le nostre bandiere fuori da tutte le strutture che applicano il contratto della sanità privata Aiop nel territorio di Rimini. Un gesto simbolico, volto a tutelare centinaia di lavoratrici e lavoratori il cui contratto è scaduto da troppi anni, una situazione non più tollerabile.
La sanità privata accreditata vive quasi esclusivamente di fondi pubblici, e non è più accettabile continuare a fare accordi sulla pelle dei professionisti. La modalità per il finanziamento è compito delle regioni e delle associazioni trovarlo, a noi interessa che si arrivi alla sottoscrizione il prima possibile. Se la sanità privata deve continuare a essere nel perimetro pubblico, non è più concepibile avere professionisti di serie A ed altri di serie B.
Con il caro vita che grava pesantemente sui redditi, assicurare prestazioni con una paga ferma al 2018 è insostenibile. Nel frattempo, la sanità pubblica ha già ottenuto un ulteriore rinnovo contrattuale (sebbene anch’esso insoddisfacente), mentre il sistema privato è ancora fermo al palo.
Per il prossimo 23 settembre, abbiamo proclamato un grande sciopero generale.
Serve chiarezza e trasparenza, e va rivisto il sistema degli accreditamenti affinché il privato sia obbligato a rinnovare il Ccnl parallelamente ai rinnovi del settore pubblico, pena la decadenza dell’accreditamento stesso. Questa è solo l’inizio di una “battaglia” che deve vedere i professionisti del privato essere considerati alla stregua dei colleghi del pubblico, sia dal punto di vista economico che normativo.
Trattativa per il rinnovo del contratto delle Funzioni Locali. A che punto siamo?
È stato convocato il 14.06.2024 il secondo incontro con l’ARAN per la discussione del CCNL Funzioni Locali 2022-2024.
Ci è stato inviato un testo che:
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allarga gli obiettivi del contratto ma non prevede, se non nell’ambito dell’Organismo paritetico per l’innovazione, un ampliamento delle materie oggetto di confronto e contrattazione, impedendo il diretto coinvolgimento delle rsu su materie come la sicurezza e il miglioramento delle condizioni di lavoro e le modalità di lavoro che consentano una migliore armonizzazione con la vita privata e familiare.
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Prevede una unica sessione negoziale per tutte le materie oggetto di contrattazione. Su questa proposta abbiamo espresso la contrarietà nel metodo e nel merito perché renderebbe il contratto decentrato rigido rispetto alle innovazioni normative e alle modalità innovative e sperimentali di utilizzo di singoli istituti.
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Il diritto al salario accessorio per Infortuni sul lavoro, malattie professionali e malattie dovute a causa di servizio. Su questo tema abbiamo espresso l’opinione che vada previsto e ulteriormente finanziato il principio di non disincentivazione economica di tutti i diritti costituzionalmente garantiti.
La bozza interviene anche sul rapporto di lavoro precisando meglio alcuni istituti già esistenti quali:
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il diritto alla partecipazione alle assemblee anche in modalità telematica
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il diritto al pasto gratuito per chi fa assistenza e vigilanza di minori e per gli addetti alla preparazione dei pasti.
All’incontro abbiamo riproposto, senza la pretesa di esaurire oggi le questione discusse, i punti della piattaforma contrattuale e l’allargamento delle relazioni sindacali. Tra i punti da noi toccati ci sono:
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L’estensione dell’applicazione del CCNL Funzioni locali alle aziende speciali, Consorzi, fondazioni, etc.
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Tempi certi per l’informazione preventiva
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l’ampliamento delle materie oggetto di confronto e contrattazione (Piano dei fabbisogni, criteri per le mansioni superiori, progressioni verticali ordinarie, costituzione dei fondi del salario accessorio, ecc.)
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Alcuni chiarimenti nei termini per rendere le relazioni sindacali fruibili evitando interpretazioni restrittive
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la valutazione di soluzioni per rendere ancora più stringente i termini di negoziazione dei contratti decentrati
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la possibilità di rivedere il diritto di assemblea in maniera di favorirne la modalità territoriale.
Il tavolo si è aggiornato senza ancora fissare una data. La nuova data che verrà successivamente concordata sarà individuata nell’arco della prima settimana di luglio.
L'appello dei lavoratori Federcasa "Vogliamo un contratto dignitoso"
Siamo le lavoratrici e i lavoratori che quotidianamente operano negli Enti e nelle Aziende che amministrano il patrimonio immobiliare pubblico residenziale. Con la nostra professionalità ed esperienza contribuiamo a garantire il diritto all’abitare a una fascia di popolazione in condizione di fragilità economica.
Da troppo tempo attendiamo il rinnovo del CCNL 2022-2024, quasi arrivato alla scadenza e su cui, al tavolo di trattativa, come parte datoriale siete ancora lontani dal presentare una proposta che possa tutelare i nostri salari a fronte dell’aumento del costo della vita che si è registrato in questi anni, e che possa valorizzare la nostra professionalità.
È quanto si legge in una lettera promossa da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e sottoscritta da ben oltre la metà del personale di Federcasa (oltre 2000 lavoratrici e lavoratori su poco meno di 4000 complessivi), indirizzata ai vertici di Federcasa e al presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga.
Lavoratori e lavoratrici che lo scorso 28 giugno a Roma hanno promosso un presidio in contemporanea con l’assemblea nazionale di Federcasa, e consegnato le firme raccolte al Presidente uscente.
“Il 20 febbraio, dopo mesi di stato di agitazione – prosegue la lettera – abbiamo scioperato con convinzione per rifiutare l’ennesima proposta insoddisfacente arrivata allora sul tavolo della trattativa: un incremento tabellare del 6%. Oggi, a mesi di distanza, non averla migliorata è un atto irrispettoso nei confronti di chi tutti i giorni lavora nelle vostre aziende per gestire il patrimonio pubblico. Adesso basta! L’assemblea dei Presidenti degli enti aderenti a Federcasa deve dare subito risposte adeguate. Vogliamo il contratto e lo vogliamo dignitoso, equo e tempestivo!”.
la spesa sociale in Italia per la Casa
La spesa sociale in Italia per la casa è tra le più basse d’Europa (0,5% del PIL). Il nostro Paese, stima l’OCSE, ha solo il 2,4% del patrimonio abitativo di edilizia pubblica (in Francia è il 14%, in EU 8%).
Il patrimonio gestito dalle aziende-casa è di circa 725.000 alloggi, circa 58.000 sono sfitti, e oltre il 10% non assegnabili o inadeguati. Le domande inevase sono circa 600.000. La realizzazione di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) è progressivamente diminuita negli anni e si è anche eroso fortemente il patrimonio per la dismissione e la vendita di alloggi (oltre 200.000). L’ultima legge di Bilancio ha tagliato il Fondo per il sostegno agli affitti e il Fondo per la morosità incolpevole in un contesto sociale che vede il 45% delle famiglie in condizione di povertà vivere in affitto.
Il Piano Casa annunciato dal Ministro Salvini, con uno stanziamento insufficiente di 100 milioni per 2027 e 2028, avrebbe dovuto prevedere anche linee guida per l’edilizia residenziale pubblica e sociale. Sembra però abbandonato.
Risorse insufficienti per gli statali, siamo pronti alla mobilitazione
“La sensibilità del governo nei confronti del lavoro pubblico ce la indica chiaramente l’Istat: a fronte di una crescita del costo della vita registrata nel triennio 22/24 di oltre il 17% (l’Ipca al 15%), il governo si ferma al 5,78. Qui sta la risposta al presidente che ha voluto precisare che l’atto di indirizzo del Ministro non impedisce di ricercare margini di condivisione su alcuni temi importanti”.
E’ il commento della Funzione Pubblica CGIL al termine del primo incontro per il rinnovo contrattuale del comparto Funzioni Centrali 2022/2024 che si è tenuto questa mattina all’Aran.
“Si è voluto utilizzare il comparto dello Stato come spot elettorale – prosegue la nota -, con la funzione dannosa di erogare in unica soluzione, unilateralmente e a ridosso delle tredicesime, l’intera rivalutazione dell’Ivc per il 2024, realizzando così oltre il danno la beffa. Ed oggi, per parte dei lavoratori si potrebbe determinare la condizione per la quale il rinnovo contrattuale non porti nemmeno un euro in più nelle loro tasche, se di quel 5,78 per cento la gran parte dovesse andare, come richiesto, in salario accessorio”.
Le risorse sono insufficienti
Per Fp Cgil, “le risorse sono assolutamente insufficienti. Poco più di 500 milioni che al netto degli oneri riflessi si traducono in circa 300 milioni. Significa che parliamo di circa 120 euro lordi medi per i 193mila addetti del comparto. Contrariamente agli annunci di questi mesi del Ministro, infatti, il calo dei dipendenti del comparto nel triennio è pesantissimo e continuerà anche più pesantemente nel prossimo triennio per effetto dei pensionamenti”.
“Il Ministro – conclude Fp Cgil – dovrebbe dare conto di questa contrazione di forze anziché continuare a sparare sempre le stesse 173mila assunzioni. Il governo dovrebbe dare risposte a una questione salariale che sta alla base del nuovo fenomeno delle rinunce da parte dei vincitori di concorso ad entrare nelle amministrazioni pubbliche. Se il contratto nazionale non garantisce la difesa delle retribuzioni di fronte all’inflazione, anche l’innovazione introdotta dall’ultimo contratto sarà vanificata e la responsabilità sarà solo del governo. Per questo abbiamo chiarito ad Aran che il governo deve mettere a disposizione del rinnovo contrattuale le risorse per adeguare gli stipendi almeno all’Ipca e per rifinanziare le progressioni in deroga nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento. Così come vanno trovate le risorse da destinare alla contrattazione decentrata per mantenere e migliorare quantità e qualità dei servizi su tutto il territorio nazionale. In mancanza di risposte chiare la mobilitazione potrà solo intensificarsi da qui alla prossima legge di bilancio”.
Trattativa per il rinnovo del contratto Sanità Pubblica. A che punto siamo?
Nella mattinata del 25/6/2024 è proseguita la trattativa per il rinnovo CCNL 2022/24 comparto sanità pubblica.
A fronte di un testo inviato alle OO.SS. con proposte di modifica da parte dell’ARAN nelle sezioni inerenti alle relazioni sindacali, l’orario di lavoro, la pronta disponibilità, prestazioni aggiuntive ed attività di supporto, ciascuna organizzazione ha espresso valutazioni e proposto modifiche del testo.
Dal canto nostro, abbiamo ribadito l’importanza di individuare nel contratto una serie di meccanismi che rendano attrattivo il settore, al diritto alla gestione delle ferie troppo spesso non pienamente disponibile e troppo spesso soggette ad abbattimento indotto o forzoso da parte delle organizzazioni aziendali ed abbiamo confermato l’indisponibilità ad arretramenti in merito a conquiste ottenute con il precedente contratto, come nel caso della pronta disponibilità.
Abbiamo rilanciato la necessità di individuare dei meccanismi di tutela in un contesto di progressivo invecchiamento dei lavoratori, di rendere l’organizzazione del lavoro meno rigida e più attenta ai bisogni di vita dei singoli, ponendo particolare attenzione e della necessità di investire sulla formazione riservando almeno 2 ore a settimana all’aggiornamento professionale ed all’assolvimento degli obblighi in fatto di ECM.
Quanto alle relazioni sindacali è indispensabile ora più che mai riappropriarci di numerose materie che lasciano la possibilità alla azienda di prendere decisioni unilaterali nei confronti dei lavoratori senza passare per la contrattazione e di regolamentare tutto il settore delle prestazioni aggiuntive anche al fine di evitare lo sfruttamento dei professionisti per far fronte alle gravi carenze di organico.
Questa richiesta, neppure troppo nascosta, di aumento dell’orario di lavoro di fatto per guadagnare qualcosa in più a fronte di uno stanziamento del governo che copre a malapena un terzo dell’aumento dei prezzi che le lavoratrici e i lavoratori hanno dovuto fronteggiare nel triennio è, al momento, la cifra principale delle proposte dei datori di lavoro.
E’ evidente che si tratta di un approccio che non fa che confermare tutte le ragioni della nostra mobilitazione, che prosegue, a tutti i livelli, per rivendicare più risorse per finanziare il contratto, garantendo così salario e condizioni di lavoro più adeguate
Il tavolo è stato riaggiornato al 29 luglio, vi terremo aggiornati.
Premierato: una verticalizzazione del potere senza precedenti e senza paragoni nelle democrazie occidentali
Un’organizzazione come la Cgil, un sindacato confederale che ambisce a far partecipare il mondo del lavoro alla vita democratica del Paese e a incidere sulle scelte politiche generali, non può che manifestare tutta la sua contrarietà al Disegno di Legge sul Premierato, approvato lo scorso 18 giugno in prima lettura dal Senato della Repubblica.
Se questo progetto diventasse legge saremmo di fronte a una formidabile verticalizzazione del potere, senza precedenti e senza paragoni in Occidente. La nostra democrazia cambierebbe completamente i suoi connotati, risultandone sfigurata, ridotta a un guscio vuoto. Le persone che rappresentiamo, lavoratori e pensionati verrebbero trasformate in popolo indistinto, chiamato a votare una delega in bianco ogni cinque anni a favore di chi concentrerebbe nelle sue mani ogni decisione, senza dover rendere conto a nessuno per l’intero mandato. In questo scenario, non solo le organizzazioni sindacali, ma gli stessi partiti politici, i corpi intermedi e la società civile in generale conterebbero poco o nulla.
Per queste ragioni intendiamo utilizzare tutti gli strumenti democratici a disposizione per difendere la centralità del Parlamento, il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica e l’equilibrio dei poteri sancito dalla nostra Costituzione.
FP CGIL Parma: "Preoccupa lo stato di salute della Sanità del nostro territorio"
“Sottofinanziamento, mancanza di una strategia complessiva e carenza di personale nelle due Aziende Sanitarie della provincia”
La Fp Cgil di Parma insieme a tutti i livelli dell’organizzazione è impegnata da anni in una mobilitazione in difesa della sanità pubblica, del suo finanziamento, e dello “stato di salute” sia nazionale che territoriale.
“La mobilitazione continua perché riteniamo che il periodo della pandemia non abbia insegnato abbastanza, soprattutto in tanti hanno già dimenticato quanto una sanità pubblica e universale sia fondamentale nell’affrontare emergenze ma soprattutto quanto sia fondamentale nella quotidianità delle persone e della loro cura.”
Il sottofinanziamento del sistema, è di fatto cronico e continuo, questo mette in crisi l’intero sistema che difficilmente potrà reggere nelle situazioni attuali.
A livello territoriale e provinciale non possono non sentirsi gli effetti delle problematiche nazionali per questo riteniamo che la situazione a nostro modo di vedere venga dipinta più rosea di quello che effettivamente è.
La situazione del personale nelle due Aziende Sanitarie della provincia con intensità diverse, è preoccupante perché constatiamo dai nostri punti di ascolto, un personale stanco e demotivato non solo perché non remunerato adeguatamente ma soprattutto perché considerato solo un numero e non una risorsa.
In Azienda Ospedaliero Universitaria la pressione sulle lavoratrici e i lavoratori in servizio è pesante e non più sopportabile, i richiami in turno sono continui, la maggior parte delle unità operative ha turni che superano le 36 ore, la prova sono il monte di ore e di ferie residue non godute.
Sono diverse le motivazioni di queste carenze di figure professionali: sicuramente il
rispetto dei tetti di spesa del personale vincola le aziende ma vi sono altre motivazioni più specifiche degne di attenzione.
Una città poco “accogliente” dal punto di vista del costo della vita, del costo degli affitti, elementi che portano a fare scelte differenti ai professionisti sanitari e addirittura li porta a valutare altre soluzioni lavorative.
Un numero ormai non sufficiente a coprire il fabbisogno provinciale.
Crediamo però che le nostre aziende sanitarie, al netto dei proclami entusiastici fatti anche a mezzo stampa, stiano agendo in modo non sempre adeguato ai problemi importanti e concreti che si trovano davanti e che da anni le organizzazioni sindacali sottolineano.
“A nostro modo di vedere manca una strategia complessiva in grado di sopperire alle problematiche citate perché troppo impegnati a tenere gli equilibri politici del territorio e non a dare risposte concrete ai propri dipendenti.”
I Cau non solo non funzionano come dovrebbero, ma pur essendo un servizio in capo alle cure primarie, ancora ad oggi non hanno personale dedicato e stanno dando risposte solo grazie all’impegno del personale che fa di tutto per riuscire a dare risposte ai cittadini.
Al problema delle liste di attesa sono state date soluzioni precarie e fragili, sdoganando di fatto anche la partecipazione del privato accreditato, senza mai proporre o prospettare percorsi assunzionali strutturati, percorsi imposti anche dall’importante accordo regionale sottoscritto tra Organizzazioni confederali, di categoria e Regione in aprile 2024.
Accordo che sancisce anche l’incremento dei fondi per dare continuità a percorsi di carriera e continuare il percorso di contrattazione integrativa.
Di contro, notiamo tentativi di riorganizzazione che mancano di programmazioni definite e strutturali, anzi, vi è un susseguirsi di istituzioni di incarichi dirigenziali, di dipartimenti fatti ad personam, incarichi 15 septis ad esterni quando da tempo professionisti sono in attesa di veder riconosciuto l’impegno e l’attaccamento alle Aziende, vediamo in queste settimane un numero alto di dimissioni e uscite dalle aziende sanitarie verso il mondo privato.
Abbiamo bisogno di risposte
“Come Fp Cgil nel porre questi temi, tra l’altro posti più volte ai tavoli sindacali, vorremmo che il disagio delle lavoratrici e lavoratori trovasse risposte perché le pacche sulle spalle ormai non sono più sufficienti, come non è più tollerabile la mancanza di decisioni strategiche in nome di percorsi che senza norme nazionali non potranno essere attuate.”
Abbiamo sempre creduto nelle buone relazioni sindacali gestite con trasparenza e soprattutto crediamo nelle istituzioni che gestiscono il bene comune ma allo stato attuale, nella gestione delle due aziende questi temi sembrano non essere presenti.
“La Fp Cgil valuterà le più opportune azioni da mettere in campo per il presente e per il futuro per fare in modo che le risposte vengano date e per la tutela generale delle lavoratrici e lavoratori.”