Rinnovo CCNL Federcasa 2022-2024: è arrivato il momento di una consultazione straordinaria!
La trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2022-2024 per il personale di Federcasa ha portato a un testo che presenta ancora alcune distanze tra le richieste delle Organizzazioni Sindacali (OO.SS.) e la proposta dell’Associazione datoriale. Come FP CGIL riteniamo che l’ipotesi presentata non soddisfi pienamente le richieste avanzate nella piattaforma unitaria e non risponda alle aspettative espresse dai lavoratori durante la mobilitazione, per questo promuoviamo una consultazione straordinaria tra i lavoratori e le lavoratrici, così che ognuno possa esprimere la propria opinione sul testo presentato.
Parte Economica
Da una richiesta avanzata in piattaforma di recupero dell’inflazione registrata nel triennio – pari al 16,5% – per non perdere potere d’acquisto, Federcasa è passata da una proposta iniziale di aumento del 2,5% di incremento tabellare ad una proposta del 7,5% a partire dal 1 dicembre 2024.
Per il periodo pregresso, la proposta è di riconoscere una “una tantum” corrispondente al 3% del tabellare per gli anni 2022 e 2023 ed al 7% per i primi 11 mesi del 2024. Da queste somme andrà dedotta l’ Indennità di vacanza Contrattuale già corrisposta.
Secondo Federcasa, la somma rimanente andrà poi suddivisa in 4 rate da versare nel corso del 2025.
Parte Normativa
Per quanto riguarda la parte normativa, sono state avanzate richieste di miglioramento delle relazioni sindacali, di limitazione della precarietà e di revisione della classificazione del personale. Tuttavia, il testo attuale presenta limitazioni significative:
Relazioni sindacali: Le organizzazioni sindacali sono escluse dalla determinazione dei criteri per incentivi tecnici e passaggi di area.
Precarietà: La proposta aumenta la possibilità di contratti a tempo determinato, senza vincoli per la conservazione del posto nei casi di sostituzione.
Formazione e incentivi: Non sono previste risorse aggiuntive per la formazione e lo sviluppo professionale.
Classificazione del personale: La revisione della classificazione è parziale e non risponde pienamente alle richieste di valorizzazione del personale.
Partecipa alla Consultazione Straordinaria
Grazie alla mobilitazione di lavoratrici e lavoratori, quindi, si sono registrati importanti avanzamenti. Ciononostante, il testo presentato da Federcasa è ancora lontano da quanto unitariamente richiesto nella piattaforma.
FP CGIL ha perciò sospeso il proprio giudizio: la parola torna quindi a lavoratrici e lavoratori.
Per questi motivi, FP CGIL chiede di partecipare alla consultazione straordinaria. Nelle prossime due settimane ci saranno assemblee e consultazioni nei luoghi di lavoro per esprimere la propria opinione sul rinnovo del CCNL Federcasa. La partecipazione è fondamentale per garantire che le esigenze e le richieste del personale siano rispettate e rappresentate adeguatamente.
Sciopero dell'intera giornata o turno di lavoro venerdì 29 novembre di CGIL e UIL, per cambiare la manovra di bilancio!
CGIL e Uil proclamano sciopero generale dell’intera giornata o turno di lavoro, con manifestazione regionale venerdì 29 novembre a Bologna con partenza del corteo alle ore 9.30 a Porta Lame e conclusione in piazza Maggiore con intervento finale di Maurizio Landini.
Lo hanno reso noto questa mattina nel corso di una conferenza stampa i segretari generali di CGIL e Uil Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri.
La mobilitazione è stata indetta per chiedere di cambiare la manovra di bilancio, considerata del tutto inadeguata a risolvere i problemi del paese, e per rivendicare l’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni e il finanziamento di sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali.
Il Governo ci infliggerà 7 anni di austerità con:
- perdita del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati causata da un’inflazione da profitti;
- crescita della precarietà e del lavoro nero e sommerso;
- tagli ai servizi pubblici, a partire da Sanità, Istruzione, Trasporto pubblico, Enti locali;
- rinnovi contrattuali per il pubblico impiego che coprono appena 1/3 dell’inflazione;
- taglio del cuneo fiscale (con perdite per molti) pagato dagli stessi lavoratori con il maggior gettito Irpef;
- politiche fiscali che riducono la progressività e che, attraverso condoni e concordati, favoriscono gli evasori;
- nessun intervento sugli extraprofitti;
- peggioramento della Legge Monti/Fornero che si applicherà al 99,9% dei lavoratori;
- insufficiente rivalutazione delle pensioni, con la beffa di un aumento di soli 3 euro al mese per le minime;
- assenza di una politica industriale e tagli agli investimenti;
- ritardi nell’attuazione del PNRR e nessuna strategia per il Mezzogiorno;
- attacco alla libertà di manifestare il dissenso con il Disegno di Legge Sicurezza.
Per queste ragioni rivendichiamo al sistema delle imprese e al governo:
- DI PRENDERE SOLDI DOVE SONO: extraprofitti, profitti, rendite, grandi ricchezze, evasione fiscale e contributiva
- UN FINANZIAMENTO STRAORDINARIO per sanità pubblica, servizi sociali, non autosufficienza, Istruzione e ricerca
- RINNOVO DEI CCNL PUBBLICI E PRIVATI per aumentare il potere d’acquisto, con detassazione degli aumenti
- PIENA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI, rafforzare ed estendere la quattordicesima
- RIFORMA DELLE PENSIONI che superi la Legge Monti/Fornero
- POLITICA INDUSTRIALE PER I SETTORI MANIFATTURIERI E PER I SERVIZI con investimenti per difendere l’occupazione – anche con il blocco dei licenziamenti – creare nuovo lavoro e costruire un modello di sviluppo sostenibile
- TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA E CONTRASTO ALLA PRECARIETÀ cambiando la legislazione sul lavoro
- RITIRO DEL DISEGNO DI LEGGE SICUREZZA e rispetto delle libertà costituzionali.
MOBILITIAMOCI PER CAMBIARE le scelte ingiuste e sbagliate del Governo
Criticità dell'AUSL Romagna tra carenza di personale, aggressioni e turni insostenibili
L’ Ausl della Romagna, nonostante gli importanti investimenti sul personale effettuati ed in essere, resi possibili tramite progettualità e condivisione anche con risorse in capo alla contrattazione, non è esente dalla crescente necessità di personale considerato i nuovi servizi determinate da molti nuovi fattori tra cui un crescente invecchiamento della popolazione e le esigenze di salute nate nel post – pandemia.
La riduzione di investimenti delle ultime leggi di bilancio in rapporto al PIL, nonché le previsioni sulla prossima legge di bilancio, ci dicono che da soli ed a isorisorse evidentemente nessuna azienda sanitaria pubblica ce la può fare con il rischio non solo di non rispondere alle nuove esigenze ma soprattutto di realizzare una progressiva privatizzazione. Ciò significa che il diritto alla salute non sarà più un diritto universale e nel frattempo il personale sanitario si continuerà a trovare nel mezzo con la crescita di aggressioni, disservizi e turni insostenibili.
Questo drammatico percorso è già in corso e si evidenzia in un “deficit effettivo” di unità tra medici, infermieri e operatori sanitari, in cui nessun paragone pre pandemia può essere preso a riferimento e dove le esigenze crescenti di servizi necessitano di numeri diversi da quelli attuali.
Pensare che lo stato di emergenza del servizio sanitario nazionale sia finito con il termine dello stato di emergenza pandemico, riducendo le risorse aggiuntive per le strutture e per il personale è stato un grave errore di cui i Governi che si sono succeduti hanno la prima responsabilità. E’ nei fatti aumentato il numero di pazienti che ogni operatore deve gestire, ci sono visite ed esami ancora da recuperare e altre richieste che emergono anche a fronte di persone che negli anni della pandemia hanno rinunciato a fare visite ed esami.
Questa esigenza di personale aggiuntivo è determinata dunque dalla necessità di garantire l’operatività quotidiana delle strutture sanitarie dove il 2024 non è paragonabile al 2019.
A farne le spese sono tutti i reparti a partire da quelli di emergenza , i reparti di degenza ordinaria per finire ai servizi territoriali, con situazioni limite in cui gli operatori sono costretti a turni massacranti anche per l’ aggiunta di letti aggiuntivi.
Parallelamente alla mancanza del personale necessario in questo nuovo contesto, si registra un preoccupante incremento delle aggressioni fisiche e verbali ai danni degli operatori sanitari. Secondo report ormai pubblici anche sul sito della regione, gli episodi di violenza contro il personale sono aumentati notevolmente, sono state intraprese iniziative per prevenire la violenza, tra cui il supporto psicologico per il personale aggredito. Tuttavia, nonostante questi sforzi, gli episodi continuano, alimentati da una crescente aggressività sociale che non risparmia nemmeno gli ambienti sanitari . È inaccettabile che chi si dedica alla cura degli altri debba temere per la propria incolumità.
Le problematiche legate alla carenza di personale e alla crescita degli episodi di violenza si sommano a un altro problema, forse meno visibile ma altrettanto grave: la crescente difficoltà per il personale sanitario a mantenere un equilibrio tra vita professionale e privata, giornate lavorative che si estendono ben oltre l’orario previsto, reperibilità che non lasciano spazio al riposo e di turni spesso modificati all’ultimo minuto per sopperire a carenze improvvise.
La Fp Cgil è impegnata da tempo a tutti i livelli partendo dal nazionale nel rivendicare azioni che vanno incontro alle soluzioni delle problematiche esposte , esigendo risorse economiche e investimenti sul personale, rivendicando un piano straordinario di assunzioni e lo sblocco sul tetto dei fondi e fabbisogni di personale , perché non si può difendere la sanità pubblica senza salvaguardare e investire sui professionisti che ci lavorano a partire dall’esigenza del rinnovo del CCNL 2022 -2024 non ancora sottoscritto.
Per queste ragioni proseguiremo in una campagna verità di sensibilizzazione, informazione e mobilitazione, contro un’idea di destrutturazione del sistema sanitario nazionale e in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori.
Perdite sul TFS/TFR fino a 41.290 euro, il Governo deve agire subito
La Funzione Pubblica CGIL denuncia con forza il grave danno economico subito dai dipendenti pubblici a causa del ritardo nei pagamenti del Trattamento di Fine Servizio (TFS) e del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Il differimento di queste liquidazioni, che in alcuni casi può arrivare fino a sette anni, sta provocando perdite che vanno dai 17.000 ai 41.290 euro. FP CGIL, insieme a CGIL Nazionale, FLC, SPI e SILP sollecita il Governo a intervenire senza ulteriori ritardi.
L’impatto devastante sui dipendenti pubblici
L’ingiusto rinvio nel pagamento del TFS/TFR rappresenta una discriminazione nei confronti dei lavoratori pubblici rispetto a quelli del settore privato. La FP CGIL, attraverso un’analisi dell’Ufficio Previdenza curata dal responsabile Ezio Cigna, ha calcolato l’entità delle perdite. Un lavoratore che ha cessato il servizio nel 2022 con uno stipendio di 30.000 euro ha perso 17.958 euro rispetto al TFS nominale di 86.000 euro. Con l’aumento della retribuzione, le perdite aumentano: 25.310 euro per chi percepiva 40.000 euro e fino a 41.290 euro per chi guadagnava 60.000 euro.
Le cause di queste perdite sono doppie: da un lato, l’inflazione ha eroso il valore reale del TFS/TFR percepito con ritardo; dall’altro, i lavoratori hanno subito il mancato rendimento che questi importi avrebbero generato se fossero stati investiti al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
FP CGIL e la lotta per la giusta liquidazione
Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n. 130/23, che ha dichiarato questo differimento contrario al principio di giusta retribuzione (art. 36 della Costituzione), il Governo non ha ancora preso misure concrete per porre fine a questa ingiustizia. La FP CGIL, insieme alle altre Confederazioni, ha intrapreso un percorso di lotta, lanciando una petizione per chiedere il pagamento immediato del TFS/TFR, in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici.
“Le promesse del Governo, incentrate sullo smantellamento della Legge Monti-Fornero e sul miglioramento del sistema pensionistico, si sono rivelate vuote. Anzi, le proposte contenute nel Piano Strutturale di Bilancio rischiano di peggiorare ulteriormente le condizioni di accesso alla pensione, con tagli alle aliquote di rendimento e il trattenimento in servizio come unica risposta”, denuncia la FP CGIL.
La battaglia di FP CGIL prosegue
Per FP CGIL, la questione dei tempi di liquidazione del TFS/TFR resta centrale e non è più tollerabile che il Governo continui a ignorare questo problema, penalizzando ulteriormente chi, nel settore pubblico, ha sempre pagato tasse e contributi. La FP CGIL si dice pronta a proseguire con tutti gli strumenti a disposizione, comprese azioni legali, per rivendicare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e porre fine a questa ingiustizia.
Trattativa CCNL Funzioni Locali. A che punto siamo?
Si è svolto il 30/09/2024 il quinto incontro con l’ARAN per la trattativa del CCNL Funzioni Locali 2022-2024.
Il tavolo, come concordato nel precedente incontro, ha proceduto ad un approfondimento tecnico dei testi che le parti si erano scambiate nei tre incontri precedenti.
L’ARAN ha spiegato perché, a suo parere, alcune proposte erano da respingere, altre da accogliere, altre tali che, pur condividendone le finalità, si è riservata di proporre una diversa formulazione. Vi sono poi alcune proposte che le OO.SS. hanno respinto e alle quali l’ARAN a volte ha rinunciato, a volte non ha rinunciato.
In particolare l’ARAN ha respinto, tra le altre, le seguenti proposte:
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il coinvolgimento nell’ambito di applicazione del CCNL di Aziende speciali e Fondazioni degli enti locali;
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in vincolo temporale dell’invio degli atti oggetto di sol informazione con almeno 10 giorni di anticipo sulla loro adozione;
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lo spostamento da informazione a confronto dei contratti assicurativi di copertura del personale dell’ente;
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il confronto sulla costituzione del Fondo del Salario Accessorio;
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il confronto sui criteri per le progressioni verticali ordinarie;
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l’inserimento dei profili tra le materie oggetto di contrattazione invece che di confronto;
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la possibilità di estendere l’uso dei permessi studio ai corsi universitari telematici seguiti in modalità asincrona.
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l’equiparati a servizio effettivamente prestato, ai fini della corresponsione del buono pasto, delle ore di “allattamento”, dei permessi 104, i permessi per assemblea sindacale, la partecipazione ai corsi di formazione, i permessi per attività sindacale. (Su questo punto ARAN si riserva di fare un’ulteriore proposta che però sarebbe limitata ai soli permessi per formazione.)
L’ARAN ha invece accolto, tra le altre, le seguenti proposte:
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l’inserimento, tra le materie oggetto di confronto dei riflessi sui lavoratori delle convenzioni o degli accordi sottoscritti con altre pubbliche amministrazioni e dei criteri per il conferimento delle mansioni superiori;
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l’inserimento, tra le materie oggetto di contrattazione, dell’individuazione delle particolari ipotesi nelle quali è consentita l’erogazione di due buoni pasto nell’arco della stessa giornata lavorativa. (Su questo tema però ARAN reputa necessario stimare un possibile costo contrattuale);
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la possibilità per la contrattazione di discutere dei criteri di priorità per l’accesso al lavoro agile ed al lavoro da remoto nonché individuazione dei casi in cui è possibile aumentare il numero delle giornate di prestazione rese in modalità agile o da remoto;
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la proposta di dichiarazione congiunta in cui si chiarisce che ai fini dell’applicazione del riconoscimento del buono pasto hanno rilievo esclusivamente la durata minima della pausa e la collocazione a cavallo tra periodi del lavoro mattutino (orario 6-12), del lavoro pomeridiano (orario 12-18), del lavoro serale (orario 18-22) del lavoro notturno (orario 22-6);
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la possibilità di riconoscere, attraverso il welfare, dei versamenti aggiuntivi del lavoratore, su base volontaria, al Fondo di previdenza complementare;
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la formulazione dei criteri per l’attribuzione del doppio buono pasto.
L’ARAN si è poi riservata di fare proposte su questioni che, pur condivise, richiedono a suo parere una diversa formulazione rispetto a quella proposta dalle OO.SS.
Tra queste:
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l’eliminazione di ogni attenuante all’obbligo per gli enti di avviare la contrattazione annuale entro il primo quadrimestre di ogni anno;
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l’eliminazione di ogni possibilità di misurazione della pausa pranzo quando collocata, per alcune specifiche categorie, ad inizio o fine orario di lavoro;
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la possibilità di liquidare le festività soppresse se non godute entro l’anno di maturazione;
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la possibilità di godere ad ore delle festività soppresse;
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la possibilità di estendere a tutti gli enti del comparto l’istituto delle ferie ad ore.
L’ARAN ha invece insistito per riproporre due proposte respinte dalle OO.SS., ossia: la possibilità di svolgere la contrattazione in un’unica sessione salvo diverso accordo tra le parti; la possibilità di destinare quota del salario accessorio al fondo straordinario.
L’Agenzia ha invece ritirato, su richiesta delle OO.SS., la formulazione che costringeva i lavoratori a programmare necessariamente e sin dal mese di febbraio di ogni anno, per tutto l’anno, tutte le ferie in maturazione.
Visti gli esiti dell’incontro abbiamo reputato utile chiedere che anche la prossima riunione prosegua nel confronto tecnico con lo scopo di poter presentare delle controdeduzioni alle osservazioni dell’ARAN.
Nel complesso si tratta di un quadro a tinte grigio scure, che vede molte proposte significative fatte dalle OO.SS. respinte, a fronte di qualche concessione su alcuni temi di una certa rilevanza. Inoltre alcune proposte, vedi ad esempio quella sullo straordinario o quella sui possibili costi contrattuali del riconoscimento del doppio buono pasto, non fanno che rimarcare il problema che denunciamo fin dall’inizio della trattativa, ossia la totale insufficienza delle risorse disponibili per il rinnovo.
Il tavolo si è quindi aggiornato alla seconda metà del mese di ottobre.
No alla regionalizzazione dei Vigili del Fuoco!
Per la FP CGIL è inaccettabile l’idea lanciata dal Veneto di appropriarsi della “competenza sul reclutamento e coordinamento dei Vigili del Fuoco”.
Da alcuni anni combattiamo contro l’idea, rappresentata da una minoranza governativa, di regionalizzare il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Sì, avete letto bene, c’è chi vorrebbe disgregare il Corpo che risulta essere il più amato dagli Italiani e che riesce a rispondere ad ogni esigenza proprio perché strutturato su scala nazionale.
Ora, dopo alcune inaccettabili dichiarazioni su modelli irrealizzabili rilasciate da un assessore veneto, siamo costretti a prendere tristemente atto, attraverso gli organi di stampa, che nell’avvio di discussione sulla controversa riforma denominata “Autonomia differenziata”, nella prima riunione fra il Ministro competente e quattro Regioni del nord, il Presidente della Regione Veneto ha chiesto, parlando di protezione civile, “competenza sul reclutamento e coordinamento dei Vigili del Fuoco”.
Ricordiamo al Presidente della Regione Veneto che, proprio perché struttura nazionale specializzata nella prevenzione e nel soccorso tecnico urgente, il Corpo dei Vigili del Fuoco è denominato, come recita il Codice della Protezione Civile, “componente fondamentale del sistema di protezione civile”, spina dorsale unica e nazionale rispetto ad un sistema, quello di protezione civile, già facente parte delle materie concorrenti. Spiace inoltre prendere atto, dopo anni di battaglie per assicurare gli standard minimi di soccorso su tutto il territorio nazionale, che tutta la discussione separatista è stata confinata come materia non rientrante nei LEP (Livelli Essenziali di Prestazioni).
Coloro i quali vogliono parcellizzare e dividere il Corpo Nazionale, con obiettivi puramente politico elettorali, sappiano che oltre a trovare l’opposizione forte del personale dei Vigili del Fuoco la troveranno anche da parte della cittadinanza che voterà SI al referendum contro questa riforma secessionista.
Garantire al Paese il fondamentale servizio sociale erogato con professionalità dai Vigili del Fuoco, su tutto il territorio nazionale, sarà la nostra più forte rivendicazione.
Sciopero della sanità privata: presidio a Bologna davanti a Confindustria
La mattina del 23 settembre, circa 400 persone si sono radunate in via San Domenico a Bologna, di fronte alla sede di Confindustria, per partecipare al presidio organizzato in occasione della giornata di sciopero indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Lo sciopero ha coinvolto numerose aziende sanitarie della regione, registrando un’elevata partecipazione, con tassi di adesione fino al 95% in alcune strutture, come Villa Bellombra, che ha dovuto chiudere i servizi di fisioterapia.
Alta adesione in tutta la regione
In diverse strutture sanitarie, le adesioni allo sciopero sono state particolarmente significative. Villa Erbosa e il Toniolo hanno registrato un’adesione complessiva dell’80%, con la chiusura degli ambulatori. Anche il Poliambulatorio Hesperia di Carpi è rimasto chiuso, mentre nella sede di Modena quattro sale operatorie su sei sono state inattive, e il reparto di radiologia ha interrotto le attività. I servizi essenziali sono stati comunque garantiti nei reparti residenziali, come alla Lega Filo d’Oro e nelle case di cura Fogliani e Villa Rosa.
Rabbia per il mancato incontro
Al presidio, i lavoratori hanno manifestato con determinazione contro il rifiuto, da parte dei rappresentanti delle associazioni datoriali, di incontrare una delegazione di lavoratori e sindacati. Marco Bonaccini, Sonia Uccellatori e Paolo Palmarini, segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, hanno dichiarato: “Non solo Aiop e Aris non intendono rinnovare il CCNL, ma ora rifuggono anche il confronto. Queste aziende operano per conto della pubblica amministrazione e ricevono ingenti risorse pubbliche, ma non riconoscono il giusto compenso ai lavoratori, nemmeno di fronte all’inflazione. È una vergogna!”
Sciopero e protesta continueranno
Il presidio si è concluso con il grido “Vergogna”, ma i sindacati hanno promesso di non fermarsi qui. “Faremo tutto il necessario per garantire a tutte e a tutti il rinnovo contrattuale che meritano”, hanno assicurato i tre sindacalisti.
L’incontro a margine del presidio
A margine del presidio di Roma, una delegazione sindacale è stata ricevuta dal Capo Segreteria del Ministro della Salute: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che a breve verranno convocate tutte le parti per un tavolo tecnico di confronto tra Sindacati, Conferenza delle Regioni, le parti datoriali e il Ministero della Salute. Questo è un primo segnale di apertura, ma non basta”, sottolineano.
La mobilitazione, infatti, non si ferma: “Continueremo a lottare fino a quando non sarà riconosciuto il giusto trattamento contrattuale e salariale a tutti i professionisti che, come quelli del pubblico, garantiscono quotidianamente il diritto costituzionale alla salute. Il valore del lavoro deve tornare al centro della discussione. Non ci fermeremo fino a quando non vedremo riconosciuta la professionalità di chi lavora nelle strutture accreditate e convenzionate, garantendo pari diritti e retribuzioni”
Sciopero nazionale della Sanità Privata il 23 settembre: oltre 200.000 lavoratori coinvolti
Il 23 settembre 2024 è stato indetto uno sciopero nazionale che coinvolge più di 200.000 lavoratori delle strutture sanitarie private e delle RSA, dove si applicano i contratti Aiop e Aris. Questi lavoratori svolgono un ruolo cruciale nel garantire un diritto costituzionale fondamentale: la salute. Tuttavia, come Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl denunciamo che gli impegni presi per la loro tutela non sono stati rispettati.
Le motivazioni dello sciopero
Nonostante siano stati firmati due accordi ponte per unificare i contratti nel settore RSA (Aiop e Aris), i professionisti del comparto non vedono un adeguato riconoscimento da oltre 12 anni. La situazione per i lavoratori della sanità privata è altrettanto complessa: dopo 14 anni di blocco, il contratto è stato rinnovato nel 2020, ma con un riferimento temporale fermo al triennio 2016-2018.
Come Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl abbiamo richiesto l’apertura di tavoli di trattativa per garantire nuove risorse e migliorare la condizione di questi lavoratori. Tuttavia, la risposta ricevuta è stata negativa, con l’imposizione di condizioni inaccettabili.
Un settore strategico per il Paese
Il comparto della sanità privata e delle RSA rappresenta un settore strategico per l’Italia, con lavoratori che garantiscono ogni giorno un servizio pubblico essenziale. Per questo motivo chiediamo rispetto e dignità per chi opera in queste strutture. Lo sciopero del 23 settembre è un segnale forte: difendere la professionalità e il futuro di questi lavoratori è fondamentale per il benessere del Paese.
CCNL del Pubblico Impiego: Mancano le risorse adeguate!
Sta accadendo una cosa “curiosa” negli ultimi giorni. Una parte della stampa nazionale – a cui in verità non è mai interessato granché dei dipendenti pubblici – ha pubblicato una serie di articoli tesi a sostenere la firma, a breve, dei vari contratti collettivi nazionali del pubblico impiego 2022/2024, lasciando intendere che l’aumento sarà attorno ai 150/160 €.
Ma le cose stanno veramente così?
La risposta, come si può immaginare, è negativa. Proviamo a capire perché.
Il Governo nella Legge di bilancio ha stanziato una cifra pari all’aumento del 5,78%.
Prima considerazione. Ovviamente si tratta di una media. Ci sono tanti contratti, tanti comparti e tante professionalità: dai magistrati agli infermieri, dalle educatrici agli impiegati, dai militari all’estero, ai medici, dai vigili del fuoco alla polizia penitenziaria…
Quindi i 150 € previsti sono la classica media del pollo.
Seconda considerazione. L’inflazione nel periodo considerato è stata molto più alta, ha viaggiato ben oltre le due cifre perciò, quel 5,78% non si avvicina nemmeno a coprire quanto perso, come potere d’acquisto, dalle retribuzioni.
Ma continuiamo con altre considerazioni.
In quella cifra sono comprese anche l’indennità di vacanza contrattuale (ivc, quella piccola cifra che troviamo in busta paga da aprile 2022), nonché l’anticipo contrattuale, deciso unilateralmente dal Governo, che qualche amministrazione ha erogato lo scorso dicembre (causando anche un danno dal punto di vista fiscale e contributivo) ed altre stanno invece erogando mese per mese nel 2024.
E’ quindi facile capire come le risorse a disposizione siano poche.
Con quel poco bisognerebbe almeno completare la riqualificazione del personale, avviata con gli ultimi CCNL, rafforzare il sistema delle indennità, valorizzare professioni e peculiarità lavorative.
Quanto è rimasto da erogare? Poco, forse nulla.
A questo punto diamo anche uno sguardo alla direttiva del Governo sui rinnovi contrattuali, il cosiddetto atto di indirizzo.
La volontà che emerge è quella di togliere materie dalla contrattazione e aumentare il peso della valutazione.
Perciò, maggiore discrezionalità, meno trasparenza, meno coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori nelle scelte, forte perdita del potere di acquisto.
Inoltre, rimane il tetto al fondo del salario accessorio (cioè alla loro produttività) quindi, le amministrazioni che vorrebbero investire risorse sui propri dipendenti, sul proprio capitale umano, non potranno farlo.
Per non parlare dell’assoluta assenza di un piano straordinario di assunzioni di cui la pubblica amministrazione ha assolutamente bisogno.
In sintesi? Oltre ad un rispetto maggiore di chi ancora crede nella pubblica amministrazione e vi lavora, servono ulteriori risorse.
Non ci sono? Beh, per una tassazione iniqua che favorisce alcune categorie ci sono. Per i condoni ci sono. Per la “rottamazione” delle cartelle fiscali ci sono. Per regalare concessioni balneari ci sono…
Noi i contratti li vogliamo firmare, sia chiaro! Ma contratti equi, dignitosi.
Non un’elemosina, né un ricatto.
In divisa ma senza contratto, Polizia Penitenziaria in piazza
Novecentoquarantadue sono i giorni da quando il loro contratto è scaduto. Quanto basta per spingere polizia e forze armate a scendere in piazza il 31 luglio davanti Montecitorio insieme a Maurizio Landini anche con una delegazione dall’Emilia-Romagna.
Anche nella nostra Regione presidi a Ferrara, Bologna e Modena.
Stipendi e contratti al palo
“La promessa era che avrebbero dato più soldi rispetto agli altri lavoratori, la realtà, invece è il 5,78% di incremento medio certificato dalla Ragioneria Generale per tutti i dipendenti pubblici, anche per quelli delle forze di politica”, ha raccontato il segretario nazionale della Fp Cgil in un’intervista a Collettiva. Gli fa eco Pietro Colapietro, segretario generale del Silp, che sottolinea come lo stipendio medio di un poliziotto si aggira sui 1600 lordi al mese: “Dopo tre anni di inflazione cumulata al +17% l’aumento che il governo si appresta a riconoscere al comparto si limita al +5,7%”
Le richieste
Non chiedono la luna. Innanzitutto “garanzie di risorse economiche per un contratto dignitoso” che permetta il recupero del potere d’acquisto per le donne e gli uomini in divisa. Poi serve “un piano straordinario di assunzioni” per aumentare gli organici del personale operante nei molteplici servizi di sicurezza svolti dalle forze di polizia e militari. Tema non meno importante è quello delle condizioni di lavoro e di vita “per contrastare il preoccupante fenomeno dei suicidi tra i lavoratori”. Infine il nodo pensioni: con l’attivazione della previdenza complementare per garantire un futuro sicuro ai lavoratori.
Governo non pervenuto
“Il governo, pur vantandosi di essere vicino alle forze dell’ordine e alle forze armate – scrivono le sigle sindacali – dimostra di essere sordo alle legittime richieste avanzate dai lavoratori: salario equo, diritti tutelati, previdenza protetta, tutela della salute e della sicurezza sul lavoro per la dignità di ogni operatore”.