- Perché la CGIL non ha firmato?
Il 13 settembre c’è stata la firma del CCNL per il personale dipendente del settore assistenziale, sociosanitario e delle cure post-intensive di Confcommercio Salute.
Sebbene fin dall’inizio vi siano stati tentativi di coinvolgimento nelle trattative della CGIL, sia come FP CGIL in quanto titolari della rappresentanza nei CCNL dei comparti salute e cura che come FILCAMS CGIL come controparte di CONFCOMMERCIO, abbiamo ritenuto in maniera convinta di non aderire all’invito di riflettere insieme su un nuovo contratto di settore.
- Vi sono diverse ragioni che ci hanno portato a questa scelta.
Si tratta dell’ennesimo contratto che non riduce ma si aggiunge a quelli già presenti.
Negli ultimi anni vi è stata una proliferazione di contratti applicabili al settore della sanità e del terzo settore socioassistenziale: per rendere l’idea, solo per il settore non medico operante in
strutture riabilitative, residenziali e sociosanitarie di tipo privato, risultano conclusi ed attualmente in vigenza oltre 37 CCNL.
Come categorie CGIL siamo invece convinti che la direzione debba essere radicalmente diversa: l’obiettivo al quale tendere deve essere quello di costruire delle proposte che mirino alla diminuzione dei contratti ed al loro possibile accorpamento. La proposta di CONFCOMMERCIO, agisce proprio in direzione opposta, introducendo un ulteriore CCNL ed aumentando la competizione nel comparto ed i fattori di dumping contrattuale che i contratti esercitano tra di loro.
Siamo per un coordinamento della filiera, non per un contratto che inglobi tutta la filiera.
Il contratto di CONFCOMMERCIO SALUTE si configura come il contratto con il campo di applicazione più ampio tra quelli presenti nel comparto: si applica infatti ad imprese private e cooperative sociali senza distinzione di ragione sociale, attive nel settore socio sanitario (come ad esempio le RSA ed i CSSR per le persone disabili), quello sanitario (centri diagnostici, di laboratori analisi, di centri ed istituti fisioterapici e farmacie dei servizi, poliambulatori) e nell’area socioassistenziale ed educativa (comunità di accoglienza e alloggio per minori, centri giovanili, consultori familiari, servizi per la cronicità e asili nido).
Questo non solo lo rende sovrapponibile a tutti i contratti del settore sociosanitario, ma si sovrappone anche a contratti di altri settori come ANINSEI (per la parte educativa e lo 0-6) e studi professionali (Centri analisi e ambulatori) e il CCNL Farmacie private (es. con le farmacie di servizio). Se questo per le aziende più grandi costituisce un elemento competitivo importante che ha l’obiettivo di massimizzare i profitti ricostruendo contrattualmente le nuove filiere della cura, non è di per sè un elemento che migliora le condizioni salariali e normative per i lavoratori.
Un contratto unico che mette insieme l’educatore, l’infermiere e il farmacista non è in grado di rilevare le varie specificità e valorizzare le varie professionalità coinvolte.
L’obiettivo della CGIL è quello di qualificare la nostra azione contrattuale attraverso la ricomposizione delle condizioni di lavoro: per questo al contratto unico e uniformizzante noi opponiamo il coordinamento tra i contratti che permetta la valorizzazione interprofessionale e la riduzione di disuguaglianze tra i lavoratori/trici che operano in una determinata filiera.
Nel merito: un contratto che non innova gli standard già presenti dai contratti del settore.
Nella nostra azione sindacale un contratto si giudica sempre rispetto alle condizioni di lavoro e dei salari che offrono ai lavoratori/trici: il CCNL Salute di Confcommercio non introduce novità significative rispetto agli standard già presenti nei settori coinvolti, sia dal lato normativo che da quello salariale. A Titolo esemplificativo, il CCNL recepisce innovazioni già ampiamente presenti nel settore (es. i congedi per le donne vittime di violenza o la banca ore); dal lato salariale, le remunerazioni tabellari proposte sono mediamente superiori di 25 Euro mensili rispetto ai contratti più utilizzati nel settore (riferiti però al periodo 2017/2019), gap che verrà certamente riassorbito e superato nella prossima tornata di negoziazione di UNEBA e COOPERATIVE SOCIALI.
Per queste ragioni abbiamo deciso di non proseguire il confronto con CONFCOMMERCIO e di rimanere coerenti agli obiettivi di razionalizzazione e coordinamento dei troppi contratti al momento a disposizione dei lavoratori e lavoratrici nei settori coinvolti, ricomponendo e riducendo le disuguaglianze che continuano ad essere freni allo sviluppo dei settori coinvolti ed a compromettere la qualità dei servizi offerti ai cittadini.