“Così il sistema non funziona”
Le procedure fissate per l’avviamento dell’Assegno di inclusione, che ha sostituito il Reddito di Cittadinanza, evidenziano l’inadeguatezza dell’attuale strutturazione di questa misura: confusione, aggravio di burocrazia, personale a rischio di burnout.
“Anche a Parma – spiega il segretario generale FP CGIL, Ruggero Maria Manzotti – vengono raccolte ogni giorno segnalazioni che trasudano rabbia e frustrazione da parte del personale pubblico coinvolto, quali servizi sociali, sanitari, sociosanitari pubblici, compreso il settore della giustizia, che denuncia da un lato un aumento drammatico del carico di lavoro e dall’altro l’assoluta mancanza di valorizzazione e rafforzamento del personale stesso”.
Ogni servizio ha a che fare con carenza di personale, è ancora molto alta la percentuale di personale precario, e perfino cronica è la carenza del personale amministrativo che opera nei servizi sociali.
“Alla puntigliosità delle linee di indirizzo decise per la presa in carico, che prevede il coinvolgimento anche dei servizi sanitari, socio sanitari, dei centri per l’impiego, degli uffici per l’esecuzione penale esterna, insomma di una rete territoriale costituita ed organizzata, si oppone una realtà fatta di servizi che, ben lontani dall’essere coordinati, sono lasciati soli ad affrontare, senza alcuna informazione e formazione, questo rilevante compito”.
“Più le procedure si complicano e più si ingolfa il personale, meno saranno le persone fragili che riusciranno ad ottenere un sostegno. Molti professionisti si sentono sempre più in prima linea; mancano i decreti attuativi; le procedure assomigliano sempre più ad un percorso ad ostacoli. Quale inclusione sarà possibile in questo modo?”, conclude il segretario FP CGIL.