Trattativa rinnovo CCNL Uneba: Prosegue il confronto
Nell’ambito della trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) Uneba, è proseguito il confronto tra le organizzazioni sindacali FP CGIL, CISL FP, FISASCAT CISL, UIL FPL, UILTUCS e l’Associazione datoriale. Durante gli incontri, sono stati discussi diversi articoli con l’obiettivo di migliorare le condizioni contrattuali dei lavoratori del settore.
Principali Temi della Trattativa
- Art. 28 – Divise e Indumenti di Servizio
La discussione sull’art. 28 ha portato a un accordo con il riconoscimento di 15 minuti per la vestizione e svestizione, un tema importante per le organizzazioni sindacali che chiedevano questo diritto per migliorare le condizioni di lavoro. - Art. 62 – Tutela della Maternità e della Paternità
Un altro tema centrale è stato la tutela della maternità e paternità. È stato concordato di valorizzare questo istituto contrattuale con l’integrazione della retribuzione fino al 100% per i 5 mesi di congedo di maternità (D.Lgs 151/01), garantendo una maggiore sicurezza economica durante il periodo di astensione obbligatoria. - Art. 80 – Trattamento Economico Progressivo
La discussione si è poi spostata sull’art. 80, relativo al trattamento economico progressivo. Su questo punto, le posizioni tra le parti sono ancora distanti e richiederanno ulteriori incontri per avvicinare le prospettive.
Prossimi Incontri
La trattativa proseguirà con una plenaria il 25 novembre e ulteriori incontri programmati per il 4 e 5 dicembre.
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A proposito di educatori che mancano: capiamo il perché per cambiare le cose
Una riflessione (amara) di Ruggero Maria Manzotti, segretario generale FP CGIL Parma
Ha ragione l’assessora Bonetti (al comune di Parma NDR). Mancano gli educatori. E ne mancheranno sempre di più.
E sarebbe anche ora di cominciare a chiedersi le vere motivazioni che stanno alla base di questa grave situazione, che nel tempo, nel breve tempo, metterà in seria crisi tutti quei fondamentali servizi alla persona, come i servizi per adolescenti, per disabili, per minori, e tutti gli altri servizi destinati alle più differenti fragilità, che oggi, solo grazie a questi lavoratori e lavoratrici, reggono un sistema sempre più impoverito e sempre più precario.
In parole povere: gli educatori servono solo quando mancano.
Questa è la considerazione generale che esce in questa situazione. Diverso è invece per le famiglie, quelle famiglie che senza queste professionalità avrebbero una vita ben peggiore e ben più dura di quella che hanno già. Per loro, per queste famiglie, le educatrici e gli educatori sono fondamentali.
Questo fenomeno ha tante possibili spiegazioni ma vi sono alcuni elementi di base che inevitabilmente portano questi professionisti a fare diverse scelte nel corso della loro vita lavorativa.
La figura educativa non è ancora nè culturalmente nè istituzionalmente riconosciuta, raramente le viene riconosciuto il ruolo che effettivamente ha nel contesto delle politiche sociali delle nostre società. Non viene ancora riconosciuta come professionalità che porta la sua competenza e i suoi studi oltre alla sua infinita passione.
I salari sono tendenzialmente bassi e poveri, anche tenendo conto che la privatizzazione dei sistemi sociali ha creato differenze significative di applicazioni contrattuali, e quindi un dumping contrattuale legalizzato e sotto gli occhi di tutti. E se nella gestione pubblica diretta (in calo un po’ ovunque) si può avere almeno una omogeneità contrattuale, il sistema della gestione in appalto è una vera e propria giungla di contratti diversi, di trattamenti orari differenti, di periodi di non lavoro, e in generale di situazioni lavorative che diventano precariato strutturato.
La situazione negli appalti
Terzo aspetto: il sistema degli appalti e la gestione da parte del terzo settore di questi servizi è sì fondamentale nel nostro sistema integrato regionale, che vede la componente pubblica e quella privata lavorare insieme per assicurare un alto standard di qualità dei servizi, ma questo sistema nel tempo è stato drogato, portando a situazioni tutt’altro che positive sia per i tanti lavoratori che vi lavorano sia per i servizi stessi. In questo il mondo cooperativo ha le sue responsabilità. Parliamo di un mondo che oggi si chiede dove siano gli educatori ma che fa ancora poco per fidelizzare, strutturare, programmare miglioramenti contrattuali e salariali e soprattutto organizzativi per queste tipologie di lavoratori.
E considerato che le condizioni lavorative, contrattuali e organizzative sono definite dentro gli appalti scritti dagli enti pubblici, sarebbe interessante e importante che l’ente pubblico in primis si chieda cosa fare per migliorare tale situazione partendo appunto da appalti che siano consoni e che delimitino e definiscano subito il perimetro di azione e di organizzazione degli enti gestori, questo per rendere più omogenee e stabili le condizioni di lavoro di queste persone.
Tutte queste motivazioni hanno portato e stanno portando ad una vera e proprio fuga da questi servizi, perché gli educatori non sono esseri metafisici che scendono dal cielo ma sono lavoratrici e lavoratori, con le loro famiglie con le loro difficoltà e con i loro problemi, che hanno necessità come ognuno di noi di vivere una vita degna e di avere un lavoro riconosciuto e pagato.
Serve una discussione seria
Crediamo sia giunto il momento di iniziare una discussione e un confronto su queste problematiche che interessi la politica, le istituzioni, gli enti gestori, il mondo cooperativo, perché non c’è tempo da perdere: presto potremmo dover constatare il crollo di alcuni servizi per questa mancanza di personale che sta diventando prolungata e cronica.
Nasce l'osservatorio regionale di Coop. Soc. e Sindacati - Vigileremo su appalti e affidamenti
È stato costituito nei giorni scorsi dai rappresentanti regionali delle Centrali della cooperazione sociale (Agci-Imprese Sociali, Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali) e delle Organizzazioni sindacali (FP-Cgil, Cisl-FP, Fisascat Cisl, Uil-Fpl, Uiltucs-Uil) l’Osservatorio Paritetico Regionale su appalti e accreditamenti territoriali, previsto dal rinnovo del contratto delle cooperative sociali avvenuto a fine gennaio. Come coordinatore è stato nominato Emanuele Monaci (Agci – Imprese Sociali Emilia-Romagna), mentre in qualità di vice è stato indicato Fabio De Santis (FP – Cgil Emilia-Romagna).
Obiettivo dell’Osservatorio Paritetico Regionale, come previsto dall’art. 9 del rinnovo CCNL Coop Sociali, è quello di “strutturare adeguati monitoraggi per la corretta applicazione delle norme sugli appalti e degli affidamenti alla cooperazione sociale, nonché proporre soluzioni e correttivi”. In particolare, l’Osservatorio farà affidamento sulle tariffe del nuovo CCNL Coop Sociali che sono state pubblicate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Quali saranno i compiti dell’osservatorio
“L’Osservatorio Paritetico Regionale è uno strumento per la valorizzazione del lavoro sociale in linea con quanto previsto dal rinnovo contrattuale – sottolineano il coordinatore Monaci e il vice De Santis – e avrà il compito di monitorare l’applicazione del nuovo contratto delle cooperative sociali, scongiurando appalti pubblici e accreditamenti basati sul criterio del massimo ribasso e sulla riduzione del costo del lavoro. Inoltre intende monitorare la piena ed integrale applicazione del Codice degli Appalti pubblici in ordine alle corrette applicazioni dei CCNL stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.
“Con quest’organo – concludono – imprese cooperative e sindacati intendono contribuire alla massima trasparenza nei procedimenti di gara, raccogliendo segnalazioni di eventuali anomalie e promuovendo iniziative formative e informative che coinvolgano tutti i soggetti interessati a partire da Regione, Aziende sanitarie, Amministrazioni comunali e locali, in particolare attraverso l’Anci Emilia-Romagna. A tal fine è intenzione dell’Osservatorio chiedere un incontro all’Anci Emilia Romagna ed alla Regione Emilia Romagna già nei prossimi giorni.
Albo degli educatori e dei pedagogisti: tanti dubbi. Bisogna rinviare i termini per la costituzione
La recente Legge 15 aprile 2024, n. 55, che regola l’ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative, ha introdotto nuove disposizioni che hanno sollevato diverse preoccupazioni tra gli operatori del settore. Di seguito, analizziamo i punti chiave e le richieste avanzate dalle Parti Firmatarie della Nota Congiunta.
Disposizioni Transitorie e Scadenze
La legge prevede che, nella fase di prima attuazione, gli educatori dei servizi educativi per l’infanzia, in possesso dei requisiti stabiliti dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, possano iscriversi agli albi professionali. Le scadenze per queste iscrizioni sono fissate al 6 agosto 2024, con una proroga fino al 2 ottobre 2024 per la regione Puglia.
Richiesta di Proroga delle Scadenze
Le Parti Firmatarie della Nota Congiunta ritengono fondamentale prorogare i termini previsti per l’iscrizione agli albi. Questa proroga è necessaria per consentire a tutti gli educatori che soddisfano i requisiti di legge di completare la procedura di iscrizione. La richiesta si basa sulla complessità della materia, sul periodo estivo e sulla grande quantità di personale coinvolto.
Salvaguardia e Tutela Occupazionale
Per le migliaia di operatori nei servizi educativi, socio-educativi, socioassistenziali, socio-pedagogici e sociosanitari che lavorano in conformità con le normative regionali e nazionali vigenti, ma che attualmente non soddisfano i requisiti della Legge 55/24, le Parti Firmatarie chiedono al Parlamento di trovare rapidamente soluzioni adeguate per garantire la loro tutela occupazionale.
Necessità di una Interlocuzione Costruttiva
Le Parti Firmatarie sottolineano l’importanza di una interlocuzione costruttiva con le autorità competenti per gestire le criticità emerse e eventuali future. Sarà fondamentale assicurare che le normative e i contratti attuali continuino a proteggere tutto il personale coinvolto.
Impegno per la Salvaguardia dei Servizi
Le Parti Firmatarie si impegnano a individuare soluzioni appropriate e tempestive, anche a livello regionale, per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la continuità dei servizi educativi.
FP CGIL, CISL FP, FISASCAT CISL, UIL FPL, UILTUCS, CONFCOOPERATIVE FEDERSOLIDARIETA’, LEGACOOPSOCIALI, AGCI IMPRESE SOCIALI
Il tribunale di Bologna non ascolta le preoccupazioni degli educatori e dei pedagogisti
La legge 55/2024, entrata in vigore l’8 maggio 2024, prevede la costituzione di due nuovi albi professionali, quello dei pedagogisti e quello degli educatori socio-pedagogici, che include anche il personale educativo nei servizi educativi all’infanzia.
La legge ha previsto la nomina di un commissario per ogni regione, ad opera del tribunale di ogni capoluogo, per avviare la fase di costituzione degli albi, che inizierà di fatto il 6 agosto 2024.
Il Tribunale di Bologna ha nominato, il 26 giugno scorso, la Commissaria Rossella Materia.
I problemi principali sono concentrati sull’albo degli educatori.
Al di là del giudizio di merito – nessuno sente infatti la necessità di creare un albo degli educatori, che sono nella quasi totalità lavoratori dipendenti e non svolgono la libera professione – le problematiche legate alla formazione di questo albo sono notevoli.
Infatti da più parti stanno emergendo posizioni anche forti, che richiamano il legislatore a rivedere alcuni degli aspetti della norma. Una di queste è stata la presa di posizione dell’ANCI Nazionale, che ha chiesto di eliminare gli educatori all’infanzia dall’albo. L’impatto che sta avendo la costituzione degli albi in Emilia-Romagna è imponente, per via della grande quantità di servizi educativi presenti in varie forme, quali i nidi, i servizi educativi svolti nell’ambito dell’accreditamento regionale socio-sanitario, l’inclusione scolastica, etc.
Ancora molti problemi da risolvere
La varietà dei problemi si collega soprattutto ad ambiti professionali caratterizzati da una parcellizzazione di titoli conseguiti nel tempo molto articolata, non agevolata da una stratificazione normativa che rende la stessa legge 55 non sempre di univoca lettura. Ci sono lavoratrici e lavoratori, tuttora operanti nei servizi coinvolti dall’albo, i quali pur possedendo titoli riconosciuti, potrebbero rischiare di perdere il posto di lavoro, con una ulteriore conseguenza sulla tenuta dei servizi stessi diretti ai bambini, ai disabili, etc.
Per questo motivo la FP CGIL Emilia Romagna ha chiesto un incontro alla Commissaria Materia per avere un confronto sulle problematiche esistenti e sulle modalità operative che si intendono adottare per la costituzione degli albi. La sorprendente risposta della Commissaria è stata l’indisponibilità ad alcuna interlocuzione diretta con associazioni di categoria, Università, enti o società di formazione, etc. Risposta sorprendente alla luce del fatto che commissari di altre regioni hanno svolto saggiamente gli incontri con le organizzazioni sindacali; che l’impatto degli albi per l’Emilia Romagna riguarderà una platea molto ampia; che la Commissaria è una funzionaria pubblica e dovrebbe avere a cuore il mettersi a disposizione delle comunità e dei loro rappresentanti.
Abbiamo rinnovato la richiesta di incontro, ricordando la moltitudine di problemi esistenti nella formazione di questo albo e l’importante rappresentatività della FP CGIL Emilia Romagna in questi ambiti. Basti pensare che nelle ultime tre settimane i nostri uffici hanno ricevuto oltre 1.500 richieste di chiarimenti o di aiuto.
Alla nostra seconda richiesta non abbiamo a oggi ricevuta alcuna risposta. Nel frattempo arrivano testimonianze di lavoratori che in contatto telefonico con lo stesso Tribunale si sentono dire che in caso di domanda incompleta, la stessa verrà respinta con la conseguenza che il lavoratore dovrà rifarla pagando una seconda marca da bollo da 16 euro. Addirittura sarebbe motivo di nullità la mancata presentazione della fotocopia del codice fiscale, in palese contrasto con la normativa vigente.
Riteniamo inammissibile il comportamento del Tribunale di Bologna, sprezzante nei riguardi della confusione che la costituzione degli albi sta ingenerando in migliaia di lavoratrici e lavoratori che da anni sono impegnati a curare e a mantenere i servizi che erogano nella nostre comunità.
Chiediamo con forza l’intervento del Presidente del Tribunale di Bologna Pasquale Liccardo per favorire un comportamento dialogico finalizzato a risolvere i tanti problemi e dubbi. La FP CGIL Emilia Romagna non si sottrae, come sempre, al compito di provare a dare il proprio contributo in quella direzione.
Istituzione dell'albo dei Pedagogisti e degli Educatori socio-pedagocici dell'Emilia-Romagna
La Legge 55 del 15/04/2024 prevede l’istituzione dell’Albo dei Pedagogisti e dell’Albo degli Educatori Professionali Socio-Pedagogici.
Il Tribunale di Bologna ha nominato il Commissario per la formazione degli albi. È possibile presentare la domanda per l’albo dell’Emilia-Romagna presso il Tribunale di Bologna entro il 6 agosto 2024.
A chi sono rivolti gli albi?
Ai pedagogisti, agli educatori socio-pedagogici e agli educatori dei servizi educativi per l’infanzia.
Come si presenta la domanda?
Per presentare domanda di iscrizione presso l’albo dell’Emilia-Romagna le due modalità indicate dal Tribunale sono le seguenti:
- presso l’Ufficio Albo CTU del Tribunale di Bologna (Via Farini, 1), dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00;
- a mezzo raccomandata a/r indirizzata “al Commissario per la formazione degli albi dei pedagogisti e degli educatori socio-pedagogici” presso il Tribunale di Bologna, Via Farini 1, Bologna.
Su ogni istanza dovrà essere apposta una marca da bollo da 16 euro.
L’iscrizione all’Albo è necessaria per l’esercizio della professione.
Le iscrizioni entro il 6 agosto 2024 sono finalizzate alla formazione degli albi ed alla costituzione dell’Ordine regionale delle professioni pedagogiche ed educative. A far data dalla costituzione dell’Ordine verrà normato anche il suo funzionamento.
Se hai richieste di chiarimenti chiama il tuo funzionario territoriale della FP CGIL!
Stato di Agitazione per Educatori e Assistenti Sociali di Domus Assistenza
Richieste di Rispetto Contrattuale e Adeguamento Salariale
La situazione è critica per gli educatori professionali e gli assistenti sociali della cooperativa Domus Assistenza. Dopo quasi un anno di trattative senza esito positivo, la Funzione Pubblica CGIL Modena ha proclamato lo stato di agitazione. I lavoratori, impiegati negli appalti del Comune di Modena, forniscono servizi essenziali come il pronto intervento sociale (PriS), l’educativa territoriale minori (ETM), l’accompagnamento giovani adulti fragili (AGIF) e l’assistenza ai minori stranieri non accompagnati (MSNA).
Richiesta di Conciliazione in Prefettura
La FP CGIL Modena ha richiesto un tentativo di conciliazione in Prefettura, previsto nei prossimi giorni. Gli assistenti sociali, gli educatori professionali e gli addetti alle sostituzioni denunciano il mancato rispetto degli impegni contrattuali, chiedendo una remunerazione adeguata che riconosca il loro impegno professionale.
Mancata Codificazione dei Turni e Riconoscimento Economico
Le criticità principali riguardano l’assenza di una matrice oraria dei turni di lavoro che rispetti i contratti individuali, la normativa vigente e la contrattazione relativa ai contratti a tempo parziale. Inoltre, viene sottolineata la mancanza di riconoscimento economico per la disponibilità a coprire assenze improvvise e la reperibilità.
Federica Di Napoli, funzionaria della FP CGIL Modena, ha dichiarato: “Da agosto 2023 chiediamo alla Direzione di Domus Assistenza di confrontarci su una matrice oraria dei turni che sia coerente con gli impegni presi con i dipendenti, le norme e i contratti, garantendo una remunerazione media mensile costante”.
Impegno e Professionalità dei Lavoratori
Nonostante abbiano già prestato il proprio turno di lavoro ordinario, i lavoratori si attivano in reperibilità diurna e notturna, feriale e festiva, per garantire un servizio destinato a un’utenza fragile. Gli educatori professionali, per specifiche esigenze di servizio, svolgono la reperibilità in modo intensivo, derogando alle norme contrattuali.
Federica Di Napoli continua: “Questi lavoratori esprimono alta professionalità e grande diligenza, ma poco viene restituito loro in termini economici o di miglioramento della qualità della vita. Sarebbe costruttivo da parte della Cooperativa riconoscere l’impegno dei suoi dipendenti e soci, adottando misure di miglior favore, perché il principio di mutualità non resti a senso unico”.
Speranza di Conciliazione
La FP CGIL Modena e i lavoratori auspicano di trovare una conciliazione in Prefettura per evitare l’esacerbazione del conflitto. In caso contrario, sono pronti a continuare la loro lotta per il riconoscimento dei diritti contrattuali e una giusta retribuzione.
Mancato Accordo al Ministero - Prosegue la Mobilitazione dei Lavoratori UNEBA
Inevitabile il Mancato Accordo
Dopo 17 mesi di trattative e 29 mesi dalla presentazione della piattaforma, il rinnovo del contratto per oltre 135.000 lavoratori delle strutture UNEBA è ancora lontano. La situazione si trascina ormai da 53 mesi, lasciando i lavoratori senza un contratto aggiornato che rispecchi le condizioni attuali del settore socio sanitario e assistenziale.
Le Proposte di UNEBA
Durante le trattative, UNEBA ha avanzato le seguenti proposte:
- Acconto di 50 euro lorde, che corrisponde a circa 35 euro mensili per i lavoratori di livello 4S.
- Riduzione dei ROL (Riposi Orari Lavorativi) e congelamento degli scatti di anzianità.
- Aumenti salariali subordinati al finanziamento pubblico.
Queste proposte sono state fermamente rigettate dai rappresentanti dei lavoratori in quanto considerate lesive della dignità dei dipendenti. La risposta di UNEBA è stata giudicata insufficiente e inadeguata a fronte dell’aumento dell’inflazione, che ha colpito duramente il potere d’acquisto dei salari.
Prosegue la Mobilitazione
A causa del mancato accordo, la mobilitazione dei lavoratori prosegue. L’obiettivo è chiaro: ottenere un rinnovo contrattuale che possa garantire tutele e salari adeguati alle attuali condizioni economiche. La determinazione dei lavoratori nel proseguire con le proteste è alimentata dalla necessità di vedere riconosciuti i propri diritti in un contesto lavorativo sempre più difficile.
Le richieste dei lavoratori sono supportate dalla volontà di garantire una maggiore equità nel settore socio sanitario ed assistenziale, un comparto che richiede costante dedizione e professionalità.
Conclusione
La situazione di stallo nelle trattative con UNEBA dimostra la necessità di un intervento deciso per risolvere le problematiche che affliggono il settore. I lavoratori continueranno a mobilitarsi finché non verranno riconosciute le loro legittime richieste di miglioramento delle condizioni di lavoro e di adeguamento salariale.
Rinnovo Contratto nazionale ANFFAS 2023-2025: scopri i dettagli della pre-intesa
Il 23 aprile 2024 a Roma, presso la sede ANFFAS Nazionale, è stato siglato un importante accordo pre-intesa tra il Consorzio la Rosa Blu e le principali organizzazioni sindacali (FP CGIL, CISL FP, UIL FPL). Questo accordo riguarda il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il triennio 2023-2025, coprendo le lavoratrici e i lavoratori delle strutture associative parte della rete ANFFAS-La Rosa Blu. Scopriamo insieme i dettagli di questo significativo passo avanti nel settore.
Contenuto dell’Accordo
L’accordo prevede un incremento economico complessivo del 10,5% distribuito in tre tranche, migliorando così significativamente le condizioni lavorative e economiche dei dipendenti. I dettagli degli aumenti sono i seguenti:
- Aprile 2024: aumento di 65 euro;
- Dicembre 2024: aumento di 35 euro;
- Novembre 2025: aumento di 55 euro.
Inoltre, la posizione economica C2 per l’operatore socio-sanitario vedrà un aumento tabellare di 155 euro, che sarà esteso anche ad altre categorie e posizioni economiche secondo parametri specifici.
Migliorie Normative e di Tutele
Sono state apportate importanti modifiche normative e di tutele per i lavoratori, inclusa la revisione dell’istituto della reperibilità con un aumento dell’indennità da 30 a 35 euro e l’inclusione di orari di lavoro retribuiti specifici. Si è anche garantita la tutela del personale in caso di cambio di gestione degli enti che erogano i servizi, così come l’inserimento di permessi specifici per le donne vittime di violenza.
Prospettive Future
L’accordo prevede il continuo aggiornamento del sistema di classificazione del lavoro e la valutazione di un accordo specifico per rivisitare il trattamento economico dell’istituto della malattia, considerando le recenti modifiche normative.
Conclusione
Questo accordo pre-intesa rappresenta un passo significativo verso il miglioramento delle condizioni di lavoro nel settore. Il prossimo step sarà l’approvazione definitiva, prevista dopo le consultazioni nelle assemblee dei lavoratori entro il 17 maggio 2024.
15 aprile: Mobilitazione del personale degli asili nido e scuole di infanzia
La Funzione pubblica Cgil ha promosso il 15 aprile una grande giornata di mobilitazione, su tutto il territorio nazionale, del personale di asili nido e scuole d’infanzia. Assemblee, presìdi, confronti e volantinaggi per coinvolgere amministratori e cittadini nella vertenza “Chiedo asilo”.
Per troppi anni amministrazioni locali e governi non hanno investito nello sviluppo di un servizio fondamentale rivolto ai bambini da zero a sei anni.
Molti studi hanno dimostrato che l’intervento educativo in questa fascia d’età non solo aiuta i piccoli a sviluppare autonomia e capacità di vivere in comunità, ma sostiene il successo formativo futuro e la crescita complessiva del Paese. Oggi siamo ancora molto lontani dai traguardi sanciti dagli accordi Europei: in Italia 73 bambini su 100 non trovano posto nei servizi educativi. Nei prossimi anni verranno realizzati investimenti ingenti, ma tali investimenti non stanno andando di pari passo con un piano straordinario di assunzioni per educatori, educatrici ed insegnanti. A complicare il quadro, le amministrazioni che faticano a spendere le risorse economiche stanziate dal Fondo di solidarietà comunale: un miliardo e cento milioni di euro a regime nel 2027. E’ recente la notizia di una parziale proroga delle graduatorie del personale dei servizi educativi e scuole dell’infanzia 0-6 anni.
E’ un inizio, ma al ministro Zangrillo rispondiamo che per trovare una soluzione a quella che lui chiama “fase transitoria” occorre che il governo provveda ad emanare i decreti attuativi alla legge 65 del 2017 che regola la materia chiarendo definitivamente l’equipollenza dei titoli di studio. Solo così si potrà finalmente valorizzare tutto il personale delle amministrazioni locali.
È necessario che:
• le risorse siano spese tutte per assumere a tempo indeterminato educatrici ed educatori
• vengano rimossi i tetti di spesa
• vengano stanziate le risorse per la valorizzazione del personale
• si superi l’ostacolo legato ai titoli di studio che devono essere, se acquisiti entro il 2002 per gli insegnanti e il 2017 per il personale educativo, equiparati alla laurea.
Per tornare a rendere attrattivo il lavoro educativo è necessario investire in assunzioni stabili, in salario, sostenere e rilanciare il ruolo sociale di chi svolge un compito fondamentale per il futuro delle bambine e dei bambini, e del Paese.
In Emilia-Romagna si sono svolte molte assemblee in tanti comuni. In particolare, a Reggio Emilia la segretaria nazionale Tatiana Cazzaniga si è confrontata con Luca Vecchi (sindaco di Reggio E. e presidente Anci Emilia Romagna), on. Andrea Rossi (Camera dei deputati), e Federico Amico (Consiglieri Regione Emilia-Romagna). I rappresentanti delle istituzioni, a propria volta preoccupati per la situazione, hanno garantito il loro impegno a sostegno delle nostre richieste.