All'ospedale di Bentivoglio il personale è costretto ad uno stress psicofisico insostenibile

“Sembra che i problemi dell’Ospedale di Bentivoglio l’azienda li voglia tenere sempre sotto il tappeto”.
Lo affermano Marco Pasquini Segretario Generale e Silvia Marzocchi Funzionaria Responsabile della Pianura Est, della FP CGIL di Bologna.
“Da quasi due anni – continuano i sindacalisti – denunciamo assenze di personale e criticità organizzative ma siamo sempre dovuti arrivare alle vertenze per ottenere anche solo delle banali risposte.
Questo è inaccettabile, per i lavoratori che rappresentiamo, e per tutta la cittadinanza che dell’Ospedale si serve per avere cure ed attenzione.
Abbiamo segnalato carenze di organico in Geriatria/Stroke/UDB, Medicina, Chirurgia, Radiologia, Laboratorio analisi, Ortopedia e Gessisti.
Abbiamo, in più trattative, segnalato che il Pronto Soccorso di Bentivoglio è schiacciato schiacciato dalla pressione derivata dalla trasformazione del Pronto Soccorso di Budrio in CAU.
E l’azienda cosa fa? Tace e sposta in avanti sempre le risposte, cercando di congedarci con dei dati parziali e spesso decontestualizzati.
A farne le spese sono i lavoratori e le lavoratrici nei reparti che, alcune volte, operano senza le condizioni minime di sicurezza.
Non aiuta nemmeno il silenzio sulla quasi assenza di trasporto pubblico per Bentivoglio e la difficoltà di parcheggio in ospedale.
Siamo arrivati al limite.”
Pasquini e Marzocchi concludono: “La nuova direzione Ausl dia risposte immediate, altrimenti le pretenderemo in altro modo.”


sciopero uneba 16 settembre

RSU 2025: le richieste degli infermieri FP CGIL per il rilancio della professione

“Non per noi, ma per tutti!” è lo slogan che accompagna le richieste del Gruppo Nazionale Infermieri FP CGIL in vista delle RSU 2025. Gli infermieri italiani rivendicano migliori condizioni di lavoro, retribuzioni adeguate e un riconoscimento reale delle competenze specialistiche. Un cambio di rotta è necessario per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e garantire una sanità pubblica più efficiente per tutti.

Le 6 richieste chiave degli infermieri FP CGIL

🔴 1. Retribuzioni e percorsi di carriera allineati agli standard europei
Gli infermieri italiani continuano a essere sottopagati rispetto ai colleghi europei. La valorizzazione della professione è essenziale per rendere il SSN più attrattivo e competitivo.

🔴 2. Condizioni di lavoro sostenibili e indennità adeguate
È necessario ridurre i carichi di lavoro e prevedere maggiorazioni economiche per i professionisti impiegati in strutture e servizi ad alta complessità.

🔴 3. Riconoscimento delle competenze specialistiche
Basta con l’idea dell’infermiere generalista che deve fare tutto. Servono percorsi di carriera specialistici e un riconoscimento delle hard skills acquisite sul campo.

🔴 4. Indennità di esclusività senza vincoli
Gli infermieri chiedono di poter scegliere liberamente se esercitare la libera professione senza essere vincolati da autorizzazioni e restrizioni burocratiche.

🔴 5. No all’“assistente infermiere”
Le figure di supporto esistono già e non serve crearne di nuove, con il rischio di confusione e dequalificazione della professione. Se venisse proposto un “assistente medico”, i dottori lo accetterebbero?

🔴 6. Formazione professionale garantita
Ogni infermiere deve avere almeno 2 ore settimanali dedicate alla formazione, riconosciute all’interno dell’orario di lavoro, per migliorare le proprie competenze e offrire cure di qualità ai pazienti.

FP CGIL: la voce degli infermieri per una sanità migliore

Il Gruppo Nazionale Infermieri FP CGIL continua a battersi per il rispetto della professione e il miglioramento delle condizioni di lavoro. Segui gli aggiornamenti sui canali social FP CGIL Sanità e partecipa alla mobilitazione per costruire un sistema sanitario più giusto per tutti.


Contratto sanità, le ragioni del no

Articolo da Collettiva.it

No, proprio non conviene ai lavoratori e alle lavoratrici firmare l’ipotesi di rinnovo contrattuale presentata dall’Aran ai sindacati. Non conviene dal punto di vista degli incrementi economici e non conviene dal punto di vista normativo. E quanto hanno affermato il presidente dell’Aran Naddeo e il ministro Zangrillo assomiglia molto al gioco delle tre carte, ma i numeri reali sono altri.

Le menzogne dalle gambe corte

Dice Naddeo lo scorso 15 gennaio su Quotidiano Sanità: “Un infermiere di pronto soccorso, a decorrere da gennaio 2024, avrebbe avuto un incremento di stipendio di 150 euro, e di indennità di 240 euro al mese, che sarebbero saliti a 305 euro dal 2025 per arrivare a circa 360 euro nel 2026. Cioè 510 euro a regime. Poi era previsto un aumento di 35 euro delle indennità per le ostetriche nel 2024 che diventano 40 nel 2025. E poi a tutti i professionisti della salute nel 2026 venivano riconosciuti ulteriori 58 euro”.

Dice il ministro Zangrillo sullo stesso giornale nello stesso giorno: “Proponevamo un incremento che corrispondeva al 6,8%, quindi 172 euro di aumento, e la possibilità di firmare questo contratto ci avrebbe poi consentito di aprire immediatamente la trattativa per il contratto successivo, quello della tornata 2025-27, che prevedeva un ulteriore 6,9% con altri 186 euro di incremento salariale”.

 

 

 

La verità sugli aumenti contenuti nella proposta di rinnovo

Partiamo dall’inizio, il rinnovo contrattuale di cui si parla è quello per il biennio 2022-24, gli aumenti dovrebbero servire a riconquistare il potere di acquisto dei salari intaccato dall’inflazione. Tra il 2022 e il 2024 il tasso di inflazione è stato del 16,5%. L’incremento contrattuale proposto dal governo per tutto il lavoro pubblico è del 5,75%. Manca oltre il 10% di incremento, e non è affatto poco.

 

 

Veniamo alle cifre. L’aumento tabellare medio per un infermiere, se l’intesa fosse stata firmata, sarebbe stato di 135 euro lordi al mese che decurtato dell’Indennità di vacatio contrattuale già erogata si sarebbe ridotto a 45,87 euro lordi al mese. Analoghe cifre sarebbero entrate nelle buste paga degli altri lavoratori e lavoratrici del comparto: circa 50 euro lordi al mese.

 

E i 510 euro di cui parla Naddeo? Sarebbero toccati solo agli infermieri dei pronto soccorso: mettendo insieme aumenti tabellari e indennità varie, stiamo parlando di meno del 4%, 23 mila in tutto degli infermieri e delle infermiere sugli oltre 580mila in servizio.

Ma l’inganno è ben peggiore

Lo spiega Michele Vannini, segretario nazionale della Fp Cgil: “Il governo non ha stanziato le risorse necessarie per aumenti contrattuali dignitosi, le ha previste da una parte per la flat tax sulle prestazioni orarie aggiuntive che altro non sono che ore di lavoro straordinario pagate di più rispetto allo straordinario ordinario, e sull’abbattimento della tassazione al 5% solo ed esclusivamente per gli infermieri. Il messaggio – aggiunge Vannini – è chiaro: se vuoi guadagnare di più devi essere disponibile a lavorare di più”. Insomma, non si assume personale, non si aumentano gli stipendi ma si paga di più solo lo straordinario oltre quello previsto. Davvero una specie di truffa, e per di più è bene ricordare che, sebbene sia sbagliato “strizzare” i dipendenti, il 70% del personale è donna e per loro è assai più difficile accedere a tanto straordinario dovendo conciliare vita professionale e vita familiare.

Privatizzazione surrettizia

La conseguenza di tutto ciò è semplice e duplice, da un lato l’invecchiamento del personale, tanto più che in manovra c’è il blocco al 75% del turn over, e dall’altro la fuga dal pubblico degli operatori e operatrici sanitari che non ce la fanno più. È ancora Vannini a spiegare: “Se non si corregge questo processo, inevitabilmente si arriverà a esternalizzare i servizi. Quando il pubblico non ce la fa, il privato è pronto a entrare”.

Il contratto, si sa, serve anche a migliorare condizioni di lavoro e di carriera e invece nella proposta dell’Aran “non ci sarebbero stati strumenti sufficienti per la valorizzazione dei professionisti, e l’introduzione dell’assistente infermiere, così come proposta, servirebbe solo ad abbassare la qualità dell’assistenza e il costo del lavoro”. Ancora, nulla per il welfare aziendale e nessun aumento dei buoni pasto e nemmeno l’eliminazione di 1/5 a carico di lavoratori e lavoratrici.

E per la parte normativa non va meglio

Le richieste sindacali non hanno ricevuto risposte positive, nulla per i profili amministrativi e tecnici, né per le progressioni di carriera. E per quanto riguarda le ferie nessuna risposta: “Nessuna modifica alla retribuzione per le ferie, nonostante le sentenze della Cassazione abbiamo affermato che durante i periodi di ferie spettino tutte le indennità percepite relativamente alle mansioni ordinariamente svolte”.

La vertenza proseguirà

Inevitabile continuare la vertenza aperta e che ha visto nello sciopero generale dello scorso novembre un momento importante. Sottolinea il dirigente sindacale: “Questo rinnovo contrattuale in realtà altro non è che spremere i lavoratori e le lavoratrici il più possibile. E serve per continuare anche per via contrattuale a svuotare la sanità pubblica. Continueremo la vertenza per questo come per gli altri contratti pubblici che ancora non sono stati sottoscritti, e lavoreremo anche con le regioni, molte di loro si sono pronunciate sulla necessità di nuove risorse per il Ssn”.


Le nostre scelte di merito. I CCNL li ha fatti saltare il Governo con stanziamenti insufficienti

Siamo oltre la soglia della decenza. Che un Ministro della Repubblica si metta a fare disinformazione e campagna attiva contro chi non è accondiscendente ha molto poco di istituzionale e tanto di agonismo politico, ma sbaglia il tiro: noi stiamo al merito.

Sarà che il Ministro ha negato il confronto aperto e vero dal suo insediamento, preferendo scegliersi gli interlocutori “accondiscendenti“ a prescindere, ma se oggi la vertenza sui CCNL è in stallo è tutta responsabilità di chi non ha mai ascoltato le giuste rivendicazioni di chi lavora nella Pa.
Partiamo dalla narrazione tossica sugli aumenti: si prende a riferimento la media tra le aree compresa la 4^ area (inquadramento più alto) che ad oggi è vuota perché onerosa per le amministrazioni.
Perché il Ministro non si assume la responsabilità di dire che aumenti di 135 euro lordi per i professionisti sanitari del comparto, già erosi da anticipi e ivc potenziata che lui ha voluto, producono effetti sulle buste paga di circa 40 euro lordi? Sentiamo e leggiamo di roboanti cifre che verrebbero a mancare, peccato che la realtà per la generalità dei lavoratori pubblici sia ben altra.

E questo mentre aumenta il costo di casa, bollette, trasporti, generi di prima necessità.
In Germania, per lo stesso periodo, i lavoratori hanno percepito un bonus esentasse di 3.000 euro e aumenti minimi di 340 euro al mese pari a oltre l’11% sugli stipendi tabellari.In Spagna per il triennio 22/24 gli aumenti sono stati del 9,8% sul tabellare più i fondi per la contrattazione di secondo livello.
Eppure, le regole sulla fiscalità sono comuni in Europa, quindi è completamente falsa la narrazione che non si poteva fare di più.

La scelta del Governo italiano è stata quella di penalizzare le retribuzioni dei dipendenti pubblici e se ne assumano la responsabilità anziché scaricarla su chi, come noi, da oltre tre anni si è battuto per far aumentare i salari guardando all’inflazione reale e non alle necessità politiche del Governo.
Fino a prova contraria i Sindacati dovrebbero rappresentare i lavoratori ma, vedendo le dichiarazioni delle sigle che hanno dichiarato la volontà di firmare contratti indipendentemente dai contenuti, non è scontato che tutte le federazioni dei settori pubblici in questa stagione stiano dalla parte dei lavoratori: alcuni stanno dalla parte dei datori di lavoro.
È curioso poi che il Ministro attribuisca a FP Cgil il blocco dei contratti. Nella logica del Ministro, lui impone aumenti, norme, peggiora le condizioni di gestione degli orari di lavoro, ha addirittura riportato la spesa per il welfare contrattuale all’interno del tetto ai fondi per il salario accessorio, che rimangono bloccati penalizzando la crescita della produttività, e la colpa è del sindacato che rifiuta di firmare accordi al ribasso?
Se pensa che i lavoratori siano distratti o disattenti si sbaglia, sono esasperati e chiedono, legittimamente, che la valorizzazione del lavoro pubblico non sia uno slogan per interviste e convegni ma una serie di atti concreti economici e normativi.

Quanto poi alle facoltà assunzionali, il Ministro certifica che grazie al dissenso di enti locali, regioni, organizzazioni sindacali, il taglio al turn over non c’è stato per sanità, funzioni locali e comparto sicurezza, che fa capo al Ministero dell’Interno, mentre rimane per le funzioni centrali, che dipendono direttamente da lui. Cioè si è battuto “come un leone” ( citazione di una sua intervista) per conseguire il risultato di tagliare le facoltà assunzionali solo per le amministrazioni centrali. Un trionfo.
Continuano a raccontare che per la prima volta ci sono risorse anche per i futuri rinnovi ma, visto che la programmazione di bilancio ha un ciclo per le nuove regole di medio termine e pluriennale, il Governo ha ipotecato le scelte per i prossimi anni, raccontare che bisogna aspettare nove anni e tre contratti per non recuperare quello che le buste paga dei dipendenti pubblici hanno perso nel 2022 e 2023 è veramente offensivo per la dignità dei lavoratori delle funzioni centrali, della sanità e degli enti locali.
Se il Ministro vuole rinnovare i Contratti con la partecipazione di tutte le sigle sindacali su salari, carriere e contrattazione decentrata deve dare risposte.
Se no è un atto unilaterale su cui ha dato mandato ad Aran di raccogliere le adesioni, registrando che c’è chi ha accettato senza fiatare e chi ha deciso liberamente di tenere aperta la vertenza per dare risposte adeguate ai lavoratori. Alla sanità e alle funzioni locali stiamo dando l’opportunità di battersi per migliorare un Contratto inadeguato alle necessità economiche e professionali dei settori pubblici e stiamo dicendo anche alle Funzioni Centrali, che sono state sacrificate dalla scelta dei firmatari di accontentarsi del 5,78%, che per la Fp Cgil la partita non è chiusa.

A proposito di Pubblico e Privato, a chi dice che non firmiamo i Contratti, ricordiamo che nei settori privati la nostra categoria ha sottoscritto in queste settimane accordi con percentuali di crescita salariale sempre superiori a quelle proposte dal Governo per il settore pubblico.
Non è che non firmiamo i CCNL, firmiamo quelli che danno risposte ai lavoratori ma non sosteniamo quelle intese che sono peggiorative.

Si chiama coerenza. Firmare qualsiasi cosa ti propone la controparte senza valutarne i contenuti è la strada che hanno intrapreso altre sigle e ne risponderanno a lavoratrici e lavoratori. Noi abbiamo scelto di stare con le ragioni di chi ogni giorno lavora per la collettività, per garantire servizi essenziali, che svolgono una funzione fondamentale e che meritano rispetto e riconoscimento del valore del proprio lavoro.


Firmato l'accordo per il rinnovo del contratto UNEBA!

Grazie alla mobilitazione messa in campo insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, abbiamo raggiunto il rinnovo del CCNL, con la parte economica in linea con gli altri contratti di settore e con miglioramenti importanti per la parte normativa.

Ecco le principali novità dell’accordo per il CCNL UNEBA 2023-2025:

SALARIO: La retribuzione cresce con aumenti medi lordi del 10.4% pari a 145 euro sul livello 4S (prima tranche di 70 euro a ottobre 2024; seconda tranche di 50 euro a luglio 2025; terza tranche di 25 euro a marzo 2026). Le risorse ottenute vanno sul tabellare, scelta fondamentale per recuperare il potere di acquisto eroso dall’inflazione.

ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA: Previsto un aumento di 2 euro, a carico del datore di lavoro, a partire dal 1° gennaio 2026.

ABOLIZIONE DEL TEP (Trattamento Economico Progressivo): Che prevedeva la maturazione di Rol, scatti di anzianità e 14ª dopo tre anni dalla data di assunzione.

TEMPI DI VESTIZIONE: Il nuovo contratto introduce la quantificazione di 15 minuti nell’orario di lavoro per il tempo necessario alla vestizione e svestizione.

NUOVI DIRITTI:

  • Integrazione della retribuzione al 100% per il periodo di maternità obbligatoria.
  • Contrasto alle molestie di genere, importanti novità per promuovere l’inclusione e combattere la violenza sui luoghi di lavoro.

CLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE:

  • EDUCATORI: Unificato l’inquadramento dell’educatore al livello 3S, cancellando le previsioni legate all’anzianità.
  • OSS: Inquadramento unico in 4S.

È stata inoltre ottenuta l’abolizione del 7° livello relativo all’inquadramento del “personale di fatica e/o pulizia”.

MERCATO DEL LAVORO: Inserite le causali per i contratti a termine, rafforzata la clausola di stabilizzazione (elevata al 30%) per i lavoratori precari.


Questo contratto introduce importanti novità normative ed economiche.
Un rinnovo importante per dare al settore più diritti contrattualmente riconosciuti. La parola ora passa alle lavoratrici e ai lavoratori.

PARTECIPA ALLE ASSEMBLEE CHE ORGANIZZEREMO NELLE PROSSIME SETTIMANE!


Sanità privata e RSA: il resoconto dell'incontro in Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome

L’11 dicembre si è tenuto l’incontro con l’Avv. Alessia Grillo, Segretaria Generale della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di cui vi avevamo informato della convocazione nella precedente nota del 4 dicembre u.s.

Abbiamo ampiamente rappresentato tutte le ragioni dei circa 200mila dipendenti della Sanità Privata e delle Rsa a cui si applicano i contratti Aiop ed Aris che continuano a non vedere riconosciuti, dopo 12 anni per le Rsa e oltre 6 anni per la Sanità Privata, i miglioramenti economici negati da un lungo ed ingiustificato blocco contrattuale.

Nel corso della riunione abbiamo evidenziato l’importante ruolo che devono avere le “Regioni” nella regolamentazione degli accreditamenti alle strutture.

Per questo motivo, abbiamo chiesto che i budget riconosciuti alle imprese che erogano prestazioni di ricovero e cura per conto del servizio pubblico, siano assegnati esclusivamente alle strutture che adottino i contratti di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, il cui costo del lavoro sia in linea con il costo del lavoro della Sanità Pubblica.

Da parte della Conferenza abbiamo ricevuto segnali di attenzione che saranno confermati a breve con una successiva convocazione.

Inoltre la Segretaria Generale della Conferenza delle Regioni si è impegnata ad interloquire immediatamente con il Ministero della Salute per informarlo su quanto emerso durante la nostra riunione e per confermare la loro disponibilità a partecipare ad un tavolo con rappresentanti del Ministero, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni datoriali, che noi stiamo chiedendo da tempo.

Qualora l’incontro non venisse programmato a breve, ci vedremo costretti nelle more dello stato di agitazione ancora in essere di convocare, una manifestazione nei pressi del Ministero della Salute.

A seguito di quanto ci è stato comunicato sospendiamo per il giorno 8 gennaio il presidio di protesta programmato presso la sede della Conferenza delle Regioni.

Vi terremo aggiornati sugli sviluppi della vicenda .


Rinnovo CCNL Sanità Pubblica - A che punto è la trattativa

Nella giornata di ieri 18 dicembre, in Aran, si è svolto il nono per il rinnovo del Contratto 22/24.

Una trattativa con ancora sullo sfondo una Legge di Bilancio per il 2025 non ancor approvata, a causa dello slittamento dei tempi di approvazione, e della nostra rivendicazione di incrementare le risorse a disposizione del confronto per consentire di sottoscrivere un contratto che non sia umiliante per le lavoratrici e i lavoratori che operano in sanità nelle condizioni di carenza di organico, bassi salari, carichi di lavoro estenuanti che tutti, a parole, riconoscono.

Al momento, da quanto è dato sapere, il Governo persegue solo la già dichiarata volontà di utilizzare la leva fiscale per diminuire la tassazione sul lavoro straordinario, peraltro solo degli infermieri. Come del resto accaduto per le prestazioni orarie aggiuntive, il messaggio è chiaro: se volete più salario dovete lavorare più ore oltre alle 36 ore settimanali contrattuali.

Un vero e proprio incremento mascherato dell’orario di lavoro.

Un messaggio per noi inaccettabile.

L’impianto delle nuove proposte di Aran sembra recepire questa impostazione: in particolare sono due le novità più rilevanti che Aran ha portato al tavolo nel nuovo testo messo a disposizione delle parti.

La prima, un nuovo articolo che istituirebbe una specie di parodia della libera professione.

Sfruttando una norma nata in fase pandemica e che peraltro ha già una scadenza fissata al termine del 2025, il governo, le regioni e Aran propongono di consentire l’esercizio della libera professione in aggiunta alle trentasei ore settimanali senza prevedere, di pari passo, l’istituzione di una indennità di esclusività come prevista per la dirigenza.

L’indennità di esclusività consentirebbe, infatti, ai professionisti di decidere se percepire quella e innalzare in questo modo lo stipendio, oppure rinunciarvi e praticare la libera professione.

È evidente che, senza il contrappeso dell’indennità di esclusività , richiesta che era presente nella piattaforma che unitariamente appresentammo con Cisl e Uil, la possibilità di effettuare ore aggiuntive in libera professione rappresenta una misura che mira a coprire la carenza di organico, nel pubblico come nel privato, facendo lavorare di più quelli che ci sono con le conseguenze che si possono facilmente immaginare sulla qualità della vita di chi lavora e anche sulla qualità dell’assistenza.

Un articolo che abbiamo respinto al mittente, anche perché produrrebbe grandi diseguaglianze: disuguaglianze tra le diverse professioni sanitarie, all’interno delle stesse professioni e aumenterebbe anche le diseguaglianze di genere, in un settore composto per quasi il 70% da donne, posto che, com’è purtroppo noto, il lavoro di cura ricade ancora prevalentemente su di esse.

Abbiamo quindi affermato con nettezza come sia inaccettabile uno scambio, che qualcuno invece ha apertamente rivendicato come risultato, tra bassi incrementi stipendiali e libera professione.

La seconda novità rilevante riguarda il nuovo articolato proposto da Aran e condiviso con il Comitato di Settore della Conferenza delle regioni, su pausa e diritto alla mensa: il testo proposto, che abbiamo respinto con decisione, garantirebbe il diritto alla mensa solo a coloro che effettuano più di otto ore di lavoro continuative, peggiorando quindi il testo vigente, prevedendo anche che la pausa, se non effettuata, possa essere cumulata con il riposo continuativo di undici ore previsto dalla normativa. Tutto questo ridurrebbe drasticamente la platea degli attuali aventi diritto alla mensa o ai buoni pasto sostitutivi, senza peraltro alcun incremento del valore del buono pasto, cosa che chiediamo da tempo.

Per il resto, nessuna apertura di Aran sugli altri istituti contrattuali che dovrebbero essere oggetto di revisione, dal sistema indennitario all’incremento dei DEP, dal sistema degli incarichi per arrivare alle pronte disponibilità.

La trattativa è aggiornata al 13 gennaio prossimo, con Aran che si produce in ottimistiche dichiarazioni e più di una organizzazione sindacale presente al tavolo che pare essere accondiscende verso questo impianto.

Per noi, prosegue senza sosta la mobilitazione e l’impegno quotidiano affinché possano essere trovate, perché è possibile, nuove risorse sia per incrementare salari e stipendi sia per superare tutti i vincoli normativi, su assunzioni e salario accessorio, che ad oggi permangono e senza la rimozione dei quali nessuna valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico sarà possibile.

Una mobilitazione che non si esaurirà sul livello nazionale e che, se necessario, si intensificherà nei confronti delle regioni e azienda per azienda fino al raggiungimento di un contratto che dia alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità il contratto che meritano.


emilia romagna alluvione

L’Ausl Romagna non riconosce le giornate di lavoro perse dai lavoratrici durante l'alluvione. Regione e Governo intervengano!

Nel settembre scorso una nuova alluvione ha colpito alcune zone della Romagna. Nel territorio di Lugo, nelle ore più difficili di quei giorni, l’amministrazione locale emanò un’ordinanza per effetto della quale a scopo preventivo venne evacuato il presidio ospedaliero. Gli operatori rimasero a casa, poiché i pazienti dell’ospedale di Lugo furono trasferiti in altre strutture del territorio.

A distanza di mesi dall’evento, l’Ausl Romagna ha recentemente emanato una nota in cui informa che per le giornate dell’alluvione i dipendenti dell’azienda non si vedranno riconosciute le giornate di lavoro. Stessa sorte è riservata ai lavoratori che sono stati impossibilitati a recarsi a lavoro, perché hanno subito ingenti danni. Il problema non è solo per il territorio lughese ma anche per altre zone della Romagna. L’azienda sanitaria informa, inoltre, che non sarà possibile riconoscere i permessi straordinari retribuiti per l’emergenza alluvionale. Tutte queste impossibilità da parte dell’Ausl Romagna sono imputabili al fatto che in occasione dell’alluvione del settembre 2024 – a differenza di quanto avvenuto per l’alluvione del maggio 2023 – non è stato preso alcun provvedimento di carattere nazionale o regionale.

La Fp Cgil ritiene tutto ciò inaccettabile: “Il costo dell’alluvione viene scaricato completamente sui lavoratori. Di fronte a questa ingiustizia chiediamo al Governo e alla Regione Emilia Romagna (sollecitata subito dopo gli eventi alluvionali dalle federazioni sindacali regionali) di dare risposte concrete a tutte le lavoratrici e lavoratori coinvolti, affinché vengano riconosciute le giornate di lavoro”.


Accordo AUSL Romagna: Incremento Fondi e Nuove Opportunità per il Personale

Grazie ad un importante accordo che abbiamo firmato con l’AUSL della Romagna facciamo un importante passo avanti per migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario, tecnico e amministrativo. È stato firmato un accordo strategico per la distribuzione dei residui dei fondi 2023, frutto di un costruttivo dialogo avviato con l’accordo di giugno 2024.

Ecco i punti salienti del nuovo accordo:

1. Incremento dei fondi contrattuali

Sono stati integrati 1.233.500 euro derivanti da un accordo regionale legato ai decreti emergenziali, per un totale complessivo di 2.200.000 euro destinati alle DEP 2024.

2. Finanziamento per assenze improvvise

Dal 1° dicembre 2024 al 31 gennaio 2025, saranno disponibili 450.000 euro per coprire le assenze improvvise. Le tariffe rimarranno quelle estive: 50€/ora per il personale sanitario e 30€/ora per OSS e autisti di ambulanza, applicabili nei primi tre giorni dalla chiamata in servizio del personale turnista.

3. Progetti di miglioramento organizzativo e professionale

Un finanziamento aggiuntivo sarà destinato a progetti di crescita per il personale della Direzione Assistenziale e dell’Area Tecnica Amministrativa.

4. Incentivazione per operatori tecnici in servizio H/24

Per la prima volta, il personale tecnico impegnato in servizi H/24 avrà un progetto dedicato per incentivare la disponibilità a sostituzioni in situazioni di emergenza.

5. Sostegno al reddito – Servizio mensa

Il progetto di supporto al servizio mensa è stato prorogato fino al 15 luglio 2025, garantendo continuità a un’importante agevolazione per i dipendenti.

6. Potenziamento del welfare aziendale

Entro il 2025, l’accordo prevede l’attivazione di una piattaforma welfare aziendale che consentirà ai dipendenti di accedere a nuovi benefici. Inoltre, verrà valutata la cumulabilità dei buoni pasto grazie a uno studio di fattibilità.


Questo accordo rappresenta un importante traguardo per valorizzare il personale AUSL e migliorare i servizi offerti. Continueremo a lavorare per il benessere di tutti i nostri dipendenti, garantendo trasparenza e dialogo costruttivo.


Assemblea Sindacale Retribuita a Parma: Rinnovo CCNL Sanità Pubblica 2022/2024

L’11 dicembre 2024, dalle ore 10:00 alle 13:00, presso la Sala Congressi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) di Parma, si terrà un’importante assemblea sindacale retribuita organizzata dalla Funzione Pubblica CGIL Parma. L’incontro è dedicato alle lavoratrici e ai lavoratori iscritti e simpatizzanti dell’Area Comparto AOU Parma e Azienda U.S.L. Parma, con l’obiettivo di affrontare i temi legati al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per la Sanità Pubblica 2022/2024.

Programma dell’Assemblea

  • Introduzione:
    Ruggero Maria Manzotti, Segretario Generale FP CGIL Parma.
  • Interventi:
    Rosalba Calandra Checco, Segretaria FP CGIL Emilia Romagna con delega alla sanità.
    Michele Vannini, Segretario FP CGIL Nazionale con delega alla sanità.

Un’occasione per approfondire

L’assemblea rappresenta un momento di confronto essenziale per tutti coloro che lavorano nel settore della sanità pubblica e sono coinvolti nella contrattazione collettiva. Verranno discussi i punti chiave del nuovo CCNL e le prospettive per migliorare le condizioni di lavoro e i servizi offerti ai cittadini.

Non perdere l’opportunità di partecipare e contribuire al dibattito!