Rinnovo CCNL Pubblico impiego: ancora non ci siamo, mobilitiamoci!
In questi giorni si leggono articoli su testate giornalistiche nazionali, riferiti ai rinnovi dei contratti del pubblico impiego, nei quali emerge uno scenario da rush finale dato da un aumento inverosimile, verso l’alto, delle retribuzioni complessive. La realtà dei fatti, però, è un’altra.
Ai tavoli di trattativa delle Funzioni Locali e Sanità le stesse continuano lentamente mentre, per le Funzioni Centrali, da ieri, si legge della volontà del presidente di Aran, Antonio Naddeo, di chiudere entro il 2024 ma a risorse date. Andiamo per ordine. In generale, Aran sta concentrando l’approfondimento su 2 blocchi: relazioni sindacali e rapporto di lavoro non affrontando ancora i temi del salario e dell’orario che, invece per noi, sono nevralgici. Non si affrontano perché le linee guida, inviate dal Governo all’Aran, significano perdita del potere di acquisto. Capiamo il perché. Nero su bianco le risorse a disposizione sarebbero il 5,78% nel triennio 2022/2024 (comprese le risorse già erogate a titolo di vacanza contrattuale ed anticipo contrattuale e da ripartire prevalentemente sul salario accessorio) a fronte di una inflazione che, per quegli anni, ha registrato numeri in doppia cifra. Da sottolineare che con il PSB (Piano Strutturale di Bilancio) il Governo afferma che darà solo il 2% per il prossimo triennio 2025/2027.
Inoltre, si registra un arretramento nelle relazioni sindacali in quanto sono scritte chiaramente le materie che vengono sottratt e alla contrattazione (puntando a togliere valore alla funzione del CCNL). Riassumendo, l’aumento contrattuale non sta dietro all’inflazione e limito fortemente la capacità di agire, alle Rsu e alle Organizzazioni Sindacali, in tema di diritti.
Da parte nostra, gli obiettivi della FP CGIL sono noti:
• recupero del potere di acquisto
• risorse per portare a compimento il nuovo sistema di classificazione
• sblocco dei tetti ai fondi di contrattazione
oltre alla nostra volontà di inserire nel nuovo CCNL elementi innovativi, che però non si possono fare perché non sono finanziati. Al contrario, il Governo sta guardando alle e ai dipendenti pubblici solo come una possibilità di risparmio: dopo la modifica al ribasso dei coefficienti previdenziali dello scorso anno (pensioni più leggere) ora paventa la possibilità, per il settore pubblico, di restare al lavoro fino a 70 anni di età. Forse per tamponare le mancate assunzioni? Continuando di questo passo nel 2030 saranno ben 1.200.000 le lavoratrici ed i lavoratori pubblici in meno rispetto al 2010: una vera e propria desertificazione della pubblica amministrazione.
Altro punto nevralgico. Oltre alla mancanza di risorse necessarie per i rinnovi dei CCNL, è prevista una forte contrazione dei servizi pubblici. Cambiano quindi i connotati di cittadinanza. Lo scenario che abbiamo davanti è di impoverimento sociale. Al contrario, bisognerebbe:
- aumentare i salari
- avere una strategia di politica industriale
- investire sul welfare
- attuare una diversa politica fiscale
- tenere in considerazione le forti disparità territoriali.
In sintesi, a giudicare dalle notizia sui media, l’impegno del Ministro pare quello di ricercare una maggioranza sindacale disposta a rinnovare i CCNL non sulla base di una trattativa ma su quanto richiesto dal Governo. Infatti, nella pubblica amministrazione un contratto nazionale è valido se sottoscritto da organizzazioni sindacali che insieme rappresentino la maggioranza di lavoratrici e lavoratori. La rappresentatività di un’organizzazione sindacale è data dalla media del dato di adesione (iscritti ed iscritte) con il risultato delle elezioni RSU. Ecco perché, fra le altre motivazioni, è così importante iscriversi alla FP CGIL e votare alle elezioni della prossima primavera. I nostri obiettivi sono chiari, la nostra azione coerente. Rafforzarci ulteriormente significa creare le condizioni per avere un contratto nazionale di lavoro migliore e adeguato alle attuali esigenze.
Manifestazione Nazionale del 19 Ottobre a Roma: Salario, Salute, Diritti e Occupazione
Il 19 ottobre 2024, a Roma in Piazza del Popolo, alle ore 10:00, organizzeremo una grande manifestazione nazionale intitolata “Salario, salute, diritti, occupazione”. Chiediamo il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro nel settore dei servizi pubblici, con un focus specifico sull’aumento delle risorse destinate ai contratti nazionali.
Abbiamo sottolineato l’importanza di maggiori fondi per la sanità pubblica, con l’obiettivo di garantire cure universali e gratuite. Gli attuali aumenti salariali, proposti intorno al 5%, sono insufficienti a fronte di un’inflazione del 17%. Per questo, i sindacati ritengono indispensabile l’intervento del governo.
Inoltre, vogliamo denunciare l’impatto negativo dell’autonomia differenziata, che rischia di aumentare le disuguaglianze tra i cittadini. I sindacati rilanciano anche la proposta di un grande Piano straordinario per l’occupazione, mirato a colmare la cronica carenza di personale che affligge il settore pubblico.
Il governo deve dare risposte concrete ai lavoratori delle funzioni centrali, locali e della sanità.
La crisi economica e l’assenza di soluzioni nelle trattative con il governo stanno mettendo a rischio i diritti costituzionali delle cittadine e dei cittadini, nonché la dignità di lavoratrici e lavoratori.
Sciopero nazionale UNEBA: grande partecipazione ai presidi regionali di Ravenna e Fiorenzuola
Oggi 16 settembre, durante lo sciopero nazionale indetto da FP CGIL, CISL FP, FISASCAT CISL, UIL FPL e UILTUCS, si sono svolti due presidi regionali molto partecipati: a Fiorenzuola, davanti alla Casa Protetta della Fondazione Verani Lucca, e a Ravenna presso Villa Serena, nella frazione di San Romualdo. Centinaia di lavoratrici e lavoratori hanno espresso la loro forte opposizione alle proposte di Uneba, giudicate inadeguate e irrisorie, con una partecipazione significativa e determinata.
La protesta contro la proposta Uneba
Le organizzazioni sindacali regionali e i partecipanti ai presidi hanno denunciato con fermezza la mancanza di volontà di Uneba di rinnovare il Contratto Nazionale di Lavoro. La proposta avanzata dall’associazione prevede un aumento minimo, ritenuto del tutto insufficiente per riconoscere e valorizzare i professionisti del settore socio-sanitario, che ogni giorno si prendono cura della collettività con dedizione e responsabilità.
L’urgenza di un rinnovo contrattuale dignitoso
I segretari regionali e i funzionari sindacali presenti hanno ribadito che la proposta attuale di Uneba non è accettabile, sia dal punto di vista economico che per quanto riguarda i diritti lavorativi. Hanno evidenziato come, in altri comparti del settore socio-sanitario, siano stati raggiunti accordi contrattuali molto più significativi, sia sotto il profilo economico che normativo. In particolare, si sottolinea l’urgenza di ottenere un rinnovo che riconosca il valore professionale e umano dei lavoratori, garantendo loro condizioni lavorative dignitose e giuste.
La critica alle strutture Uneba accreditate
Una delle principali critiche mosse dalle organizzazioni sindacali riguarda il fatto che molte strutture Uneba operano in regime di accreditamento socio-sanitario, beneficiando quindi di fondi pubblici. Nonostante ciò, secondo i sindacati, queste strutture sfruttano tali risorse per fare business sulla salute e sul lavoro di professionisti che, al contrario, dovrebbero essere valorizzati con un rinnovo contrattuale rispettoso e dignitoso. Questo comportamento è stato definito “vergognoso” dalle segreterie regionali.
Lo sciopero e i presidi di oggi rappresentano un importante passo avanti nella battaglia per ottenere pari diritti e condizioni di lavoro adeguate, con la richiesta chiara e forte di “pari diritti per pari lavoro”.
Primi risultati dello sciopero
nella giornata di ieri, presso la sede di Uneba, si è tenuto il primo degli incontri che segue lo sciopero nazionale dello scorso 16 settembre. In apertura di confronto abbiamo ovviamente evidenziato come l’alta percentuale di adesione alla mobilitazione registrata in tutto il territorio, sia il chiaro sintomo di come le operatrici e gli operatori cui viene applicato il CCNL Uneba, non siano più disposti a lavorare per retribuzioni che se paragonate a quelle di molti altri colleghi del settore socio-sanitario- assistenziale-educativo, risultano essere nettamente inferiori. Le OO.SS. hanno quindi evidenziato, anche e soprattutto alla luce di quanto riportato nel comunicato diffuso dall’Associazione datoriale in data 13 settembre, all’indomani cioè dell’incontro avuto con i capi delegazione e a pochi giorni di distanza dallo sciopero del 16, che la cifra di 100 euro di aumento tabellare non può certamente essere ritenuta soddisfacente.
A fronte della posizione espressa in modo netto da FP CGIL, CISL FP,UIL Fpl, FISASCAT Cisl e UILTuCS, la controparte si è dunque detta disponibile ad un ulteriore sforzo, anche in termini economici, arrivando alla cifra di 120 euro, ponendo però sul tavolo la necessità di inserire all’interno del nuovo CCNL dei meccanismi di gradualità che possano in parte riprendere quanto già previsto nel CCNL Cooperative Sociali. Termine di paragone quest’ultimo, che per le OO.SS. rappresenta un punto di riferimento anche e soprattutto per le quantità economiche ottenute con il rinnovo dello scorso marzo. La delegazione di Uneba ha poi dichiarato la disponibilità alla revisione dei seguenti articoli: definizione delle causali contratti del tempo determinato, rivisitazione del TEP (Trattamento Economico Progressivo), istituto della maternità. Per parte nostra, nel prendere atto della condivisione di alcune proposte sindacali, abbiamo tuttavia ritenuto necessario avanzare una serie di precisazioni, in primis relativamente al TEP, di cui queste OO.SS. hanno chiesto l’eliminazione e non la rivisitazione. Abbiamo inoltre aggiunto la necessità di discutere ed approfondire ulteriori punti riportati in piattaforma. In relazione, poi, alla proposta di “gradualità” avanzata dalla controparte, ci siamo riservati di definire una posizione a valle di quella che sarà la discussione sulle quantità economiche da noi ritenute ancora insufficienti.
Al fine, tuttavia, di stringere il più possibile i tempi e giungere ad una convergenza di posizioni che porti al rinnovo di un contratto che lavoratrici e lavoratori attendono ormai da anni, è stato fissato il seguente calendario di appuntamenti: 21 ottobre; 7 novembre; 13 novembre; 25 novembre; 4 dicembre.
CCNL del Pubblico Impiego: Mancano le risorse adeguate!
Sta accadendo una cosa “curiosa” negli ultimi giorni. Una parte della stampa nazionale – a cui in verità non è mai interessato granché dei dipendenti pubblici – ha pubblicato una serie di articoli tesi a sostenere la firma, a breve, dei vari contratti collettivi nazionali del pubblico impiego 2022/2024, lasciando intendere che l’aumento sarà attorno ai 150/160 €.
Ma le cose stanno veramente così?
La risposta, come si può immaginare, è negativa. Proviamo a capire perché.
Il Governo nella Legge di bilancio ha stanziato una cifra pari all’aumento del 5,78%.
Prima considerazione. Ovviamente si tratta di una media. Ci sono tanti contratti, tanti comparti e tante professionalità: dai magistrati agli infermieri, dalle educatrici agli impiegati, dai militari all’estero, ai medici, dai vigili del fuoco alla polizia penitenziaria…
Quindi i 150 € previsti sono la classica media del pollo.
Seconda considerazione. L’inflazione nel periodo considerato è stata molto più alta, ha viaggiato ben oltre le due cifre perciò, quel 5,78% non si avvicina nemmeno a coprire quanto perso, come potere d’acquisto, dalle retribuzioni.
Ma continuiamo con altre considerazioni.
In quella cifra sono comprese anche l’indennità di vacanza contrattuale (ivc, quella piccola cifra che troviamo in busta paga da aprile 2022), nonché l’anticipo contrattuale, deciso unilateralmente dal Governo, che qualche amministrazione ha erogato lo scorso dicembre (causando anche un danno dal punto di vista fiscale e contributivo) ed altre stanno invece erogando mese per mese nel 2024.
E’ quindi facile capire come le risorse a disposizione siano poche.
Con quel poco bisognerebbe almeno completare la riqualificazione del personale, avviata con gli ultimi CCNL, rafforzare il sistema delle indennità, valorizzare professioni e peculiarità lavorative.
Quanto è rimasto da erogare? Poco, forse nulla.
A questo punto diamo anche uno sguardo alla direttiva del Governo sui rinnovi contrattuali, il cosiddetto atto di indirizzo.
La volontà che emerge è quella di togliere materie dalla contrattazione e aumentare il peso della valutazione.
Perciò, maggiore discrezionalità, meno trasparenza, meno coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori nelle scelte, forte perdita del potere di acquisto.
Inoltre, rimane il tetto al fondo del salario accessorio (cioè alla loro produttività) quindi, le amministrazioni che vorrebbero investire risorse sui propri dipendenti, sul proprio capitale umano, non potranno farlo.
Per non parlare dell’assoluta assenza di un piano straordinario di assunzioni di cui la pubblica amministrazione ha assolutamente bisogno.
In sintesi? Oltre ad un rispetto maggiore di chi ancora crede nella pubblica amministrazione e vi lavora, servono ulteriori risorse.
Non ci sono? Beh, per una tassazione iniqua che favorisce alcune categorie ci sono. Per i condoni ci sono. Per la “rottamazione” delle cartelle fiscali ci sono. Per regalare concessioni balneari ci sono…
Noi i contratti li vogliamo firmare, sia chiaro! Ma contratti equi, dignitosi.
Non un’elemosina, né un ricatto.
Verso lo sciopero della sanità privata del 23 settembre!
Stiamo conducendo una serie di azioni di mobilitazione in tutta la regione Emilia-Romagna per difendere i diritti dei lavoratori della sanità privata. Questi sforzi sono volti a richiamare l’attenzione pubblica e politica sulla necessità urgente di rinnovare il contratto collettivo, scaduto da anni, per i professionisti che operano in strutture sanitarie private accreditate.
Protesta nella Provincia di Rimini
Nella provincia di Rimini, le bandiere dei sindacati sono state affisse all’esterno di tutte le strutture che applicano il contratto della sanità privata Aiop. Questo gesto simbolico vuole sottolineare la precarietà di centinaia di lavoratori il cui contratto è fermo da anni. La sanità privata accreditata vive quasi esclusivamente di fondi pubblici, e non è più accettabile continuare a fare accordi sulla pelle dei professionisti. È compito delle regioni e delle associazioni trovare il finanziamento necessario, ma è fondamentale che si arrivi alla sottoscrizione del nuovo contratto il prima possibile. Se la sanità privata deve continuare a far parte del perimetro pubblico, non è concepibile avere professionisti di serie A ed altri di serie B.
Manifestazioni a Bologna
A Bologna, abbiamo manifestato per il mancato rinnovo del contratto della sanità privata, fermo dal 2018. Presidi sono stati organizzati in tutta la città. Un presidio significativo si è tenuto davanti a Villa Torri, dove le lavoratrici e i lavoratori hanno chiesto con forza il rinnovo del contratto collettivo. La mancata apertura di un tavolo di contrattazione con Aiop e Aris ha portato i sindacati a uno stato di agitazione permanente, con oltre 200.000 lavoratori a livello nazionale a rischio.
Presidio a Reggio Emilia
A Reggio Emilia, abbiamo organizzato un presidio davanti al Centro Medico Lazzaro Spallanzani. La richiesta principale è un adeguamento economico di 200 euro per equiparare i lavoratori della sanità privata ai dipendenti pubblici. Il presidio ha coinvolto cinquecento professionisti, tra infermieri, tecnici sanitari e operatori socio sanitari, impiegati presso strutture private accreditate come Villa Verde, Villa Salus, Millefiori a Novellara e Hospice Madonna dell’Uliveto di Albinea. Questi professionisti chiedono maggiori diritti e un adeguamento salariale, lavorando per aziende che generano utili.
Gravi condizioni alla Casa di cura Salus di Ferrara
A Ferrara non si può dire che il contesto sia migliore e la FP CGIL Ferrara denuncia le gravi condizioni lavorative degli operatori sanitari presso la Casa di Cura Salus srl. Una situazione insostenibile e per la quale non si è riusciti ad arrivare alla conciliazione dopo l’incontro in Prefettura dello scorso 24 giugno.
Ci sono poi problemi che proseguono come i “continui mancati versamenti delle quote del Tfr verso i fondi pensionistici ma anche all’atto delle dimissioni. Un comportamento che non solo viola i diritti contrattuali dei lavoratori, ma che dimostra una totale mancanza di rispetto nei confronti degli operatori che, dopo anni di servizio, si vedono negati i loro legittimi compensi.
Davanti a Salus e anche a Qusisana da diverso tempo sono posizionate le bandiere delle organizzazioni sindacali, un gesto simbolico per attirare l’attenzione su migliaia di lavoratrici e lavoratori che fanno lo stesso identico lavoro dei colleghi della sanità pubblica.
Conclusione
La mobilitazione della FP CGIL, insieme a CISL FP e UIL FPL, rappresenta un passo decisivo nella lotta per i diritti dei lavoratori della sanità privata. La determinazione dei lavoratori e lavoratrici dimostra l’importanza di garantire condizioni di lavoro eque e dignitose per tutti i professionisti del settore. Non ci fermeremo, per questo il 23 settembre è previsto un grande sciopero generale dei lavoratori della sanità privata. Più tutele, più diritti!
Sottoscritto il Contratto Integrativo di ARPAE del 2024
Il 9 luglio 2024 è stato firmato il Contratto Integrativo Aziendale CIA di Arpae, proseguendo il percorso iniziato nel 2023. Questo accordo rappresenta un passo significativo per l’ente e i suoi dipendenti, con diverse novità e conferme. Vediamo insieme i punti salienti:
Proseguimento del Percorso DEP
Il percorso di sviluppo professionale DEP continuerà nel quadriennio, con 319 passaggi previsti solo per il 2024. Questo è un passo fondamentale per la crescita e la valorizzazione del personale.
Aumento del Saldo di Produttività
È stato concordato un aumento del saldo di produttività per l’anno in corso, valido per tutte le aree contrattuali. Questo incremento è volto a premiare l’impegno e l’efficienza del personale.
Nuovo Progetto Regionale dal 1° Agosto 2024
Dal 1° agosto 2024 partirà un nuovo progetto regionale che garantirà la compensazione del disagio per le attività di ispezione e monitoraggio in esterno. Queste attività prevedono 8 ore di lavoro a una distanza dalla sede inferiore a quella delle trasferte, offrendo così un supporto concreto agli operatori.
Prosecuzione dei Progetti Incentivanti
I progetti incentivanti regionali, già attivi nel 2023, verranno proseguiti anche nel 2024. Questi progetti mirano a incentivare il personale, migliorando le condizioni lavorative e l’efficacia dei servizi offerti.
Garanzia dei Fondi Straordinari
È stata garantita la disponibilità dei fondi legati allo straordinario per le varie strutture di Arpae. Inoltre, c’è un impegno a recuperare nel prossimo anno le situazioni di difficoltà verificatesi in alcuni nodi.
Confronto su Organici e Carichi di Lavoro
Sarà aperto un confronto sugli organici e sui carichi di lavoro, con l’obiettivo di raggiungere miglioramenti nelle attività svolte dal personale, ponendo particolare attenzione al tema delle responsabilità.
Questo accordo è stato possibile grazie al contributo delle Rsu, alla partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori, e alle relazioni sindacali che da anni sono impegnate a valorizzare il personale per migliorare i servizi ai cittadini.
Cosa fare in caso di infortuni o malattie professionali: una guida
Se pensi di avere problemi di salute causati dal tuo lavoro, vieni al Patronato Inca Cgil e potrai ottenere il riconoscimento delle TUE tutele.
In caso di infortunio o malattia professionale il Patronato Inca Cgil ti assiste nel percorso di riconoscimento delle tutele derivanti dai danni da lavoro.
INFORTUNIO SUL LAVORO E IN ITINERE
Se ti fai male mentre stai lavorando o hai un incidente stradale nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa o quando ti sposti da un sito produttivo ad un altro,
ricorda
è importante recarsi al Patronato Inca con la documentazione rilasciata dal Pronto Soccorso, che si attiverà nei confronti dell’Inail. Troverai esperienza e professionalità, sia in ambito amministrativo che medico legale.
MALATTIE PROFESSIONALI
La malattia per essere professionale de ve essere contratta a causa e durante il lavoro.
I RISCHI presenti negli ambienti di lavoro, nel tempo, possono provocare danni alla salute:
• DANNI ALL’APPARATO MUSCOLOSCHELETRICO
Ripetitività dei movimenti, movimentazione manuale carichi, sovraccarico degli arti superiori, vibrazioni, posture incongrue possono provocare ernie dicali, sindrome tunnel carpale, tendinopatia alle spalle, meniscopatia ecc.
• TUMORI PROFESSIONALI
Prodotti chimici e agenti fisici rappresentano un significativo rischio per la salute dei lavoratori e delle lavoratrici; le polveri del legno e del cuoio, i raggi solari, i pesticidi, i fitofarmaci, le radiazioni ionizzanti sono fattori che possono provocare vari tipi di tumore al polmone, alla vescica, ai seni paranasali, al colon, al seno, alcune forme di leucemia ecc.
• STRESS DA LAVORO CORRELATO
Ritmi e organizzazione del lavoro, condizioni ambientali, conflitti e vessazioni possono provocare stress e il manifestarsi di disturbi ansiosi, insonnia e senso di inadeguatezza e, inoltre, influire sul l’attenzione e aumentare il rischio di infortunio mentre stai svolgendo la tua mansione.
Se pensi che il tuo problema di salute sia causato dal lavoro, all’Inca trovi personale esperto e medici in grado di valutare il tuo caso, attivare il percorso per il riconoscimento di malattia professionale.
LE TUTELE DELL’INAIL
Il riconoscimento di un infortunio o di una malattia professionale può comportare l’attribuzione di un punteggio di postumi permanenti, dal quale possono derivare riconoscimenti di natura economica:
- Postumi dal 6% al 15%: indennizzo in capitale, pagamentouna tantum
- Postumi dal 16% al 100%: costituzione di una rendita mensile
…E UNA VOLTA OTTENUTO IL RICONOSCIMENTO DALL’INAIL?
INFORTUNIO
PUOI RICHIEDERE L’AGGRAVAMENTO FINO A 10 ANNI DALL’EVENTO
MALATTIA PROFESSIONALE
PUOI RICHIEDERE L’AGGRAVAMENTO FINO A 15 ANNI DALLA DENUNCIA
Premierato: una verticalizzazione del potere senza precedenti e senza paragoni nelle democrazie occidentali
Un’organizzazione come la Cgil, un sindacato confederale che ambisce a far partecipare il mondo del lavoro alla vita democratica del Paese e a incidere sulle scelte politiche generali, non può che manifestare tutta la sua contrarietà al Disegno di Legge sul Premierato, approvato lo scorso 18 giugno in prima lettura dal Senato della Repubblica.
Se questo progetto diventasse legge saremmo di fronte a una formidabile verticalizzazione del potere, senza precedenti e senza paragoni in Occidente. La nostra democrazia cambierebbe completamente i suoi connotati, risultandone sfigurata, ridotta a un guscio vuoto. Le persone che rappresentiamo, lavoratori e pensionati verrebbero trasformate in popolo indistinto, chiamato a votare una delega in bianco ogni cinque anni a favore di chi concentrerebbe nelle sue mani ogni decisione, senza dover rendere conto a nessuno per l’intero mandato. In questo scenario, non solo le organizzazioni sindacali, ma gli stessi partiti politici, i corpi intermedi e la società civile in generale conterebbero poco o nulla.
Per queste ragioni intendiamo utilizzare tutti gli strumenti democratici a disposizione per difendere la centralità del Parlamento, il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica e l’equilibrio dei poteri sancito dalla nostra Costituzione.
Istituzione dell'albo dei Pedagogisti e degli Educatori socio-pedagocici dell'Emilia-Romagna
La Legge 55 del 15/04/2024 prevede l’istituzione dell’Albo dei Pedagogisti e dell’Albo degli Educatori Professionali Socio-Pedagogici.
Il Tribunale di Bologna ha nominato il Commissario per la formazione degli albi. È possibile presentare la domanda per l’albo dell’Emilia-Romagna presso il Tribunale di Bologna entro il 6 agosto 2024.
A chi sono rivolti gli albi?
Ai pedagogisti, agli educatori socio-pedagogici e agli educatori dei servizi educativi per l’infanzia.
Come si presenta la domanda?
Per presentare domanda di iscrizione presso l’albo dell’Emilia-Romagna le due modalità indicate dal Tribunale sono le seguenti:
- presso l’Ufficio Albo CTU del Tribunale di Bologna (Via Farini, 1), dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00;
- a mezzo raccomandata a/r indirizzata “al Commissario per la formazione degli albi dei pedagogisti e degli educatori socio-pedagogici” presso il Tribunale di Bologna, Via Farini 1, Bologna.
Su ogni istanza dovrà essere apposta una marca da bollo da 16 euro.
L’iscrizione all’Albo è necessaria per l’esercizio della professione.
Le iscrizioni entro il 6 agosto 2024 sono finalizzate alla formazione degli albi ed alla costituzione dell’Ordine regionale delle professioni pedagogiche ed educative. A far data dalla costituzione dell’Ordine verrà normato anche il suo funzionamento.
Se hai richieste di chiarimenti chiama il tuo funzionario territoriale della FP CGIL!
«Aumentare il divario tra le regioni mette a rischio anche la nostra sanità» Il commento del segretario generale Marco Bonaccini
Da un’intervista del Corriere di Romagna
Il segretario regionale della Fp Cgil Marco Bonaccini: «Vantaggi soltanto a breve termine, aumenterà la migrazione sanitaria e sarà difficile reggere»
«Anche un sistema attrattivo come il nostro verrà affondato sotto i colpi di una domanda che non potrà reggere»
«Mantenere il nostro livello di eccellenza come sanità regionale sarà sempre più difficile. Nessuno si illuda che dare maggiori risorse alle regioni considerate più ricche possa essere un vantaggio, forse lo sarà nel breve periodo, ma non nel lungo. Perché se una parte della nave va a fondo prima o dopo va a fondo tutta la nave».
A parlare sugli effetti dell’autonomia differenziata sulla sanità emiliano romagnola è Marco Bonaccini, segretario regionale della Fp Cgil Emilia Romagna, alle prese in questi giorni con l’analisi di una riforma di cui si percepisce il senso, ma molto meno i contorni.
«La verità è che stiamo parlando di un colossale punto interrogativo – spiega Bonaccini – La traduzione concreta di quanto approvato in parlamento resta un’incognita. Parliamo di una legge che in realtà non conosciamo, dove si parla di criteri, ma poco di sostanza e di risorse»
Bonaccini, pur con tutte le sue criticità ancora presenti (vedi liste d’attesa), la sanità emiliano romagnola resta un’eccellenza a livello nazionale, crede che l’autonomia differenziata possa intaccare i suoi livelli attuali?
«Mantenere quei livelli sarà sempre più difficile. Il primo effetto sarà però quello di una divaricazione territoriale sempre più marcata; con un sud sempre più in difficoltà a garantire una sanità all’altezza».
Un recente studio della fondazione Gimbe a riguardo parla di “frattura strutturale” tra nord e sud Italia «Quel gap già esistente tra regioni settentrionali e meridionali lo dovremo probabilmente moltiplicare per quattro o per cinque e solo allora capiremo a cosa andiamo incontro».
In che senso?
Dopo un primo apparente vantaggio per le regioni del nord, si incrementerà un fenomeno già esistente che è quello della migrazione sanitaria. Al momento, citando lo stesso studio della Fondazione Gimbe di cui mi parlava, in Emilia Romagna siamo al secondo posto in Italia (dopo la Lombardia) come accoglienza di pazienti che arrivano da altre regioni. Se per la nostra sanità dovessero aumentare i pazienti in maniera così esponenziale come potremo dare una risposta a tutti? Anche un sistema attrattivo come il nostro verrà affondato sotto i colpi di una domanda che non potrà reggere. Ecco perché ritengo che solo in apparenza questa ripartizione aiuti le regioni virtuose».
E per i lavoratori della sanità?
«Anche per loro ci saranno conseguenze di questo gap. Che in parte già vediamo in altri settori. Ci sarà una grande affluenza da altre regioni. Ma se da un lato l’Emilia Romagna sa accogliere lavorativamente, dall’altro ormai ha un costo della vita che rende difficile la loro permanenza. E quindi si creerà un problema di reperimento di personale. Ma mi lasci dire una cosa ulteriore»
Prego
«Parliamo molto di sanità, ma molto meno di socio sanità. Ed è proprio la tenuta del sistema socio sanitario che mi preoccupa di più. Un paziente può uscire da un ospedale con un intervento perfettamente riuscito, ma poi ha bisogno di assistenza. Andiamo incontro ad un invecchiamento della popolazione che nei prossimi 15 anni avrà il suo boom. Ma negli ultimi 25 anni le case dei Comuni, a cui questo sistema è affidato, sono state progressivamente prosciugate dai vari governi che si sono succeduti, anche di centro sinistra va detto, e ora devono fare i conti con tutto questo».
L’alternativa quale sarebbe? Un ritorno al centralismo statale?
«Sono assolutamente contrario a un ritorno al centralismo statale. L’alternativa è un’altra: riequilibrare queste dinamiche. Da un lato parlare di autonomia delle regioni, dall’altro si uccidono i Comuni. Qualcosa è evidente che non va.
Il nodo restano quindi le risorse
«E su questo è ovvio che non possiamo prescindere da una riforma fiscale che non attinga solo dal gettito fiscale sicuro di pensionati e dipendenti come avviene ora.»
Su queste colonne Vasco Errani invocava come argine politico all’Autonomia Differenziata la carta del referendum è d’accordo?
Sì lo sono. Le grandi riforme costituzionali sono state accompagnate nella storia della repubblica da un Referendum. Ed è bene ricordare che spesso ha dato esiti diversi da quelli che i governi si aspettavano.