Criticità dell'AUSL Romagna tra carenza di personale, aggressioni e turni insostenibili

L’ Ausl della Romagna, nonostante gli importanti investimenti sul personale effettuati ed in essere, resi possibili tramite progettualità e condivisione anche con risorse in capo alla contrattazione, non è esente dalla crescente necessità  di personale considerato i nuovi servizi determinate da molti nuovi fattori tra cui un crescente invecchiamento della popolazione e le  esigenze di salute nate nel post – pandemia.

La riduzione di investimenti delle ultime leggi di bilancio in rapporto al PIL, nonché le previsioni sulla prossima legge di bilancio, ci dicono che da soli ed a isorisorse evidentemente nessuna azienda sanitaria pubblica ce la può fare con il rischio non solo di non rispondere alle nuove esigenze ma soprattutto di realizzare una progressiva privatizzazione. Ciò significa che  il diritto alla salute non sarà più un diritto universale e nel frattempo il personale sanitario si continuerà a trovare nel mezzo  con la crescita di aggressioni, disservizi e turni insostenibili.

Questo drammatico percorso è già in corso e si evidenzia in un  “deficit effettivo” di unità tra medici, infermieri e operatori sanitari, in cui nessun paragone pre pandemia può essere preso a riferimento e dove le esigenze crescenti di servizi necessitano di numeri diversi da quelli attuali.

Pensare che lo stato di emergenza del servizio sanitario nazionale sia finito con il termine dello stato di emergenza pandemico, riducendo le risorse aggiuntive per le strutture e per il personale è stato un grave  errore di cui i Governi che si sono succeduti hanno la prima responsabilità. E’ nei fatti aumentato il numero di pazienti che ogni operatore deve gestire, ci sono visite ed esami ancora da recuperare e altre richieste che emergono anche a fronte di persone che negli anni della pandemia hanno rinunciato a fare visite ed esami.

Questa  esigenza di personale aggiuntivo  è determinata dunque dalla necessità di garantire l’operatività quotidiana delle strutture sanitarie dove il 2024 non è paragonabile al 2019.

A farne le spese sono tutti  i reparti  a partire da quelli di emergenza ,  i reparti di degenza ordinaria per finire ai servizi territoriali, con situazioni limite in cui gli operatori sono costretti a turni massacranti anche per l’ aggiunta di letti aggiuntivi.

Parallelamente alla  mancanza del personale necessario in questo nuovo contesto, si registra un preoccupante incremento delle aggressioni fisiche e verbali ai danni degli operatori sanitari. Secondo  report ormai pubblici anche sul sito della regione, gli episodi di violenza contro il personale  sono aumentati notevolmente, sono state intraprese  iniziative per prevenire la violenza, tra cui il supporto psicologico per il personale aggredito. Tuttavia, nonostante questi sforzi, gli episodi continuano, alimentati da una crescente aggressività sociale che non risparmia nemmeno gli ambienti sanitari . È inaccettabile che chi si dedica alla cura degli altri debba temere per la propria incolumità.

Le problematiche legate alla carenza di personale e alla crescita degli episodi di violenza si sommano a un altro problema, forse meno visibile ma altrettanto grave: la crescente difficoltà per il personale sanitario a mantenere un equilibrio tra vita professionale e privata,  giornate lavorative che si estendono ben oltre l’orario previsto, reperibilità che non lasciano spazio al riposo e di turni spesso modificati all’ultimo minuto per sopperire a carenze improvvise.

La Fp Cgil  è impegnata da tempo a tutti i livelli partendo dal nazionale  nel  rivendicare azioni che vanno incontro alle  soluzioni delle  problematiche esposte , esigendo risorse economiche e investimenti sul personale, rivendicando  un piano straordinario di assunzioni e lo sblocco sul tetto dei fondi e fabbisogni di personale , perché non si può difendere la sanità pubblica senza salvaguardare e investire  sui professionisti che ci lavorano a partire dall’esigenza del rinnovo del CCNL 2022 -2024 non ancora sottoscritto.

Per queste ragioni proseguiremo in una campagna verità di sensibilizzazione, informazione e mobilitazione, contro un’idea di destrutturazione del sistema sanitario nazionale e in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori.


Perdite sul TFS/TFR fino a 41.290 euro, il Governo deve agire subito

La Funzione Pubblica CGIL denuncia con forza il grave danno economico subito dai dipendenti pubblici a causa del ritardo nei pagamenti del Trattamento di Fine Servizio (TFS) e del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Il differimento di queste liquidazioni, che in alcuni casi può arrivare fino a sette anni, sta provocando perdite che vanno dai 17.000 ai 41.290 euro. FP CGIL, insieme a CGIL Nazionale, FLC, SPI e SILP sollecita il Governo a intervenire senza ulteriori ritardi.

L’impatto devastante sui dipendenti pubblici

L’ingiusto rinvio nel pagamento del TFS/TFR rappresenta una discriminazione nei confronti dei lavoratori pubblici rispetto a quelli del settore privato. La FP CGIL, attraverso un’analisi dell’Ufficio Previdenza curata dal responsabile Ezio Cigna, ha calcolato l’entità delle perdite. Un lavoratore che ha cessato il servizio nel 2022 con uno stipendio di 30.000 euro ha perso 17.958 euro rispetto al TFS nominale di 86.000 euro. Con l’aumento della retribuzione, le perdite aumentano: 25.310 euro per chi percepiva 40.000 euro e fino a 41.290 euro per chi guadagnava 60.000 euro.

Le cause di queste perdite sono doppie: da un lato, l’inflazione ha eroso il valore reale del TFS/TFR percepito con ritardo; dall’altro, i lavoratori hanno subito il mancato rendimento che questi importi avrebbero generato se fossero stati investiti al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

FP CGIL e la lotta per la giusta liquidazione

Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n. 130/23, che ha dichiarato questo differimento contrario al principio di giusta retribuzione (art. 36 della Costituzione), il Governo non ha ancora preso misure concrete per porre fine a questa ingiustizia. La FP CGIL, insieme alle altre Confederazioni, ha intrapreso un percorso di lotta, lanciando una petizione per chiedere il pagamento immediato del TFS/TFR, in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici.

“Le promesse del Governo, incentrate sullo smantellamento della Legge Monti-Fornero e sul miglioramento del sistema pensionistico, si sono rivelate vuote. Anzi, le proposte contenute nel Piano Strutturale di Bilancio rischiano di peggiorare ulteriormente le condizioni di accesso alla pensione, con tagli alle aliquote di rendimento e il trattenimento in servizio come unica risposta”, denuncia la FP CGIL.

La battaglia di FP CGIL prosegue

Per FP CGIL, la questione dei tempi di liquidazione del TFS/TFR resta centrale e non è più tollerabile che il Governo continui a ignorare questo problema, penalizzando ulteriormente chi, nel settore pubblico, ha sempre pagato tasse e contributi. La FP CGIL si dice pronta a proseguire con tutti gli strumenti a disposizione, comprese azioni legali, per rivendicare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e porre fine a questa ingiustizia.


Manifestazione Nazionale del 19 Ottobre a Roma: Salario, Salute, Diritti e Occupazione

Il 19 ottobre 2024, a Roma in Piazza del Popolo, alle ore 10:00, organizzeremo una grande manifestazione nazionale intitolata “Salario, salute, diritti, occupazione”. Chiediamo il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro nel settore dei servizi pubblici, con un focus specifico sull’aumento delle risorse destinate ai contratti nazionali.

Abbiamo sottolineato l’importanza di maggiori fondi per la sanità pubblica, con l’obiettivo di garantire cure universali e gratuite. Gli attuali aumenti salariali, proposti intorno al 5%, sono insufficienti a fronte di un’inflazione del 17%. Per questo, i sindacati ritengono indispensabile l’intervento del governo.

Inoltre, vogliamo denunciare l’impatto negativo dell’autonomia differenziata, che rischia di aumentare le disuguaglianze tra i cittadini. I sindacati rilanciano anche la proposta di un grande Piano straordinario per l’occupazione, mirato a colmare la cronica carenza di personale che affligge il settore pubblico.

Il governo deve dare risposte concrete ai lavoratori delle funzioni centrali, locali e della sanità.

La crisi economica e l’assenza di soluzioni nelle trattative con il governo stanno mettendo a rischio i diritti costituzionali delle cittadine e dei cittadini, nonché la dignità di lavoratrici e lavoratori.

Se vuoi partecipare contatta la FP CGIL più vicina a te

Grande partecipazione alla manifestazione contro le minacce ai dipendenti comunali di Alfonsine

Martedì 1 ottobre, la piazza Gramsci di Alfonsine ha visto una grande partecipazione di cittadini, sindacati e rappresentanti delle istituzioni in risposta alle minacce e intimidazioni subite dai dipendenti dell’ufficio tecnico comunale. L’iniziativa, promossa dall’amministrazione comunale e supportata da CGIL, CISL e UIL, ha raccolto un forte sostegno, con centinaia di persone presenti per esprimere solidarietà ai lavoratori vittime di gravi episodi minatori.

Le intimidazioni, avvenute tra il 26 e il 27 settembre, hanno incluso telefonate anonime e lettere minatorie rivolte sia agli impiegati che alle loro famiglie. La vicenda sembra essere collegata alla gestione di un appalto, ma non ha nulla a che vedere con le recenti alluvioni che hanno colpito il territorio, come ha chiarito il sindaco Riccardo Graziani.

Solidarietà unanime da sindacati e istituzioni

Alla manifestazione, CGIL, CISL e UIL hanno preso una posizione forte e decisa contro ogni forma di intimidazione. In una nota congiunta, i sindacati hanno definito queste minacce «gravissime e inaccettabili, lontane dai valori del nostro territorio». La partecipazione massiccia ha dimostrato quanto la comunità locale sia unita nel condannare questi atti e nel chiedere giustizia per i lavoratori colpiti.

Anche le istituzioni hanno espresso il loro sostegno ai dipendenti comunali. Il sindaco Graziani ha ribadito che le autorità stanno lavorando per identificare i responsabili e ha chiesto ai cittadini di continuare a collaborare. La grande affluenza alla manifestazione è stata una risposta chiara: Alfonsine non tollererà l’illegalità e farà fronte comune per difendere i diritti dei suoi lavoratori.

Un messaggio chiaro: illegalità e intimidazione non trovano spazio

La manifestazione del 1 ottobre ha rappresentato un momento cruciale per riaffermare l’importanza della legalità e del rispetto dei lavoratori. Il messaggio lanciato da CGIL, CISL e UIL è stato netto: atti intimidatori come quelli avvenuti ad Alfonsine non troveranno mai spazio in una comunità che valorizza il lavoro e i diritti.



Sciopero della sanità privata: presidio a Bologna davanti a Confindustria

La mattina del 23 settembre, circa 400 persone si sono radunate in via San Domenico a Bologna, di fronte alla sede di Confindustria, per partecipare al presidio organizzato in occasione della giornata di sciopero indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Lo sciopero ha coinvolto numerose aziende sanitarie della regione, registrando un’elevata partecipazione, con tassi di adesione fino al 95% in alcune strutture, come Villa Bellombra, che ha dovuto chiudere i servizi di fisioterapia.

Alta adesione in tutta la regione

In diverse strutture sanitarie, le adesioni allo sciopero sono state particolarmente significative. Villa Erbosa e il Toniolo hanno registrato un’adesione complessiva dell’80%, con la chiusura degli ambulatori. Anche il Poliambulatorio Hesperia di Carpi è rimasto chiuso, mentre nella sede di Modena quattro sale operatorie su sei sono state inattive, e il reparto di radiologia ha interrotto le attività. I servizi essenziali sono stati comunque garantiti nei reparti residenziali, come alla Lega Filo d’Oro e nelle case di cura Fogliani e Villa Rosa.

Rabbia per il mancato incontro

Al presidio, i lavoratori hanno manifestato con determinazione contro il rifiuto, da parte dei rappresentanti delle associazioni datoriali, di incontrare una delegazione di lavoratori e sindacati. Marco Bonaccini, Sonia Uccellatori e Paolo Palmarini, segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, hanno dichiarato: “Non solo Aiop e Aris non intendono rinnovare il CCNL, ma ora rifuggono anche il confronto. Queste aziende operano per conto della pubblica amministrazione e ricevono ingenti risorse pubbliche, ma non riconoscono il giusto compenso ai lavoratori, nemmeno di fronte all’inflazione. È una vergogna!”

Sciopero e protesta continueranno

Il presidio si è concluso con il grido “Vergogna”, ma i sindacati hanno promesso di non fermarsi qui. “Faremo tutto il necessario per garantire a tutte e a tutti il rinnovo contrattuale che meritano”, hanno assicurato i tre sindacalisti.

L’incontro a margine del presidio

A margine del presidio di Roma, una delegazione sindacale è stata ricevuta dal Capo Segreteria del Ministro della Salute: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che a breve verranno convocate tutte le parti per un tavolo tecnico di confronto tra Sindacati, Conferenza delle Regioni, le parti datoriali e il Ministero della Salute. Questo è un primo segnale di apertura, ma non basta”, sottolineano.

La mobilitazione, infatti, non si ferma: “Continueremo a lottare fino a quando non sarà riconosciuto il giusto trattamento contrattuale e salariale a tutti i professionisti che, come quelli del pubblico, garantiscono quotidianamente il diritto costituzionale alla salute. Il valore del lavoro deve tornare al centro della discussione. Non ci fermeremo fino a quando non vedremo riconosciuta la professionalità di chi lavora nelle strutture accreditate e convenzionate, garantendo pari diritti e retribuzioni”


È necessaria una revisione della Clausola "Obbligo Permanenza" di 5 Anni nelle Aziende Sanitarie dell'Area Metropolitana di Bologna

La Fp Cgil Bologna e Fp Cgil Imola hanno formalmente richiesto una revisione della clausola di “obbligo permanenza” di 5 anni alle dipendenze dell’Amministrazione di prima assunzione, prevista nel regolamento del bando di concorso per l’Area Metropolitana di Bologna. Questa clausola, derivante dall’art. 35 del Dlgs n. 165/2001, limita significativamente la mobilità del personale sanitario, creando diverse problematiche. Ecco una panoramica dei punti salienti della richiesta di revisione.

Ingiustizia della Clausola

Le organizzazioni sindacali ritengono ingiusto negare la mobilità, soprattutto quella di interscambio, poiché limita le possibilità degli operatori sanitari di conciliare esigenze personali e professionali. Questo vincolo impedisce l’acquisizione di nuove risorse lavorative desiderose di entrare a far parte delle strutture sanitarie dell’area metropolitana di Bologna.

Impatto sulla Decisione dei Professionisti

La presenza del vincolo di 5 anni disincentiva i professionisti a scegliere le aziende sanitarie pubbliche dell’area metropolitana di Bologna, influenzando negativamente la loro decisione di accettare un posto di lavoro. Questo porta a una minore attrattività delle aziende, con conseguenti difficoltà nel reperimento del personale necessario per garantire il turnover e l’assistenza sanitaria.

Problemi con la Mobilità per Interscambio

La mobilità per interscambio, che prevede lo scambio di azienda tra due dipendenti senza danni per le amministrazioni, viene sistematicamente rifiutata senza alcuna valutazione preventiva. Questo comportamento provoca un impoverimento delle risorse umane e delle competenze nelle aziende sanitarie, poiché molti professionisti scelgono di dimettersi volontariamente se non ottengono l’interscambio desiderato.

Disparità di Trattamento

Un ulteriore punto critico è rappresentato dal fatto che altre aziende pubbliche, basandosi sul parere Aran N.0103321/2022 del 24/03/2022, non applicano questo vincolo. Ciò crea una disparità di trattamento e diritto per il personale del servizio unico metropolitano.

Richiesta di Revisione

Le organizzazioni sindacali sottolineano la necessità di una riflessione da parte delle direzioni aziendali, poiché le rigidità attuali hanno portato solo danni ai reparti e ai servizi. In caso di mancata revisione della clausola, le organizzazioni sindacali si riservano di intraprendere tutte le azioni necessarie a ogni livello di discussione.


Il tribunale di Bologna non ascolta le preoccupazioni degli educatori e dei pedagogisti

La legge 55/2024, entrata in vigore l’8 maggio 2024, prevede la costituzione di due nuovi albi professionali, quello dei pedagogisti e quello degli educatori socio-pedagogici, che include anche il personale educativo nei servizi educativi all’infanzia.

La legge ha previsto la nomina di un commissario per ogni regione, ad opera del tribunale di ogni capoluogo, per avviare la fase di costituzione degli albi, che inizierà di fatto il 6 agosto 2024.

Il Tribunale di Bologna ha nominato, il 26 giugno scorso, la Commissaria Rossella Materia.

I problemi principali sono concentrati sull’albo degli educatori.

Al di là del giudizio di merito – nessuno sente infatti la necessità di creare un albo degli educatori, che sono nella quasi totalità lavoratori dipendenti e non svolgono la libera professione – le problematiche legate alla formazione di questo albo sono notevoli.

Infatti da più parti stanno emergendo posizioni anche forti, che richiamano il legislatore a rivedere alcuni degli aspetti della norma. Una di queste è stata la presa di posizione dell’ANCI Nazionale, che ha chiesto di eliminare gli educatori all’infanzia dall’albo. L’impatto che sta avendo la costituzione degli albi in Emilia-Romagna è imponente, per via della grande quantità di servizi educativi presenti in varie forme, quali i nidi, i servizi educativi svolti nell’ambito dell’accreditamento regionale socio-sanitario, l’inclusione scolastica, etc.

Ancora molti problemi da risolvere

La varietà dei problemi si collega soprattutto ad ambiti professionali caratterizzati da una parcellizzazione di titoli conseguiti nel tempo molto articolata, non agevolata da una stratificazione normativa che rende la stessa legge 55 non sempre di univoca lettura. Ci sono lavoratrici e lavoratori, tuttora operanti nei servizi coinvolti dall’albo, i quali pur possedendo titoli riconosciuti, potrebbero rischiare di perdere il posto di lavoro, con una ulteriore conseguenza sulla tenuta dei servizi stessi diretti ai bambini, ai disabili, etc.

Per questo motivo la FP CGIL Emilia Romagna ha chiesto un incontro alla Commissaria Materia per avere un confronto sulle problematiche esistenti e sulle modalità operative che si intendono adottare per la costituzione degli albi. La sorprendente risposta della Commissaria è stata l’indisponibilità ad alcuna interlocuzione diretta con associazioni di categoria, Università, enti o società di formazione, etc. Risposta sorprendente alla luce del fatto che commissari di altre regioni hanno svolto saggiamente gli incontri con le organizzazioni sindacali; che l’impatto degli albi per l’Emilia Romagna riguarderà una platea molto ampia; che la Commissaria è una funzionaria pubblica e dovrebbe avere a cuore il mettersi a disposizione delle comunità e dei loro rappresentanti.

Abbiamo rinnovato la richiesta di incontro, ricordando la moltitudine di problemi esistenti nella formazione di questo albo e l’importante rappresentatività della FP CGIL Emilia Romagna in questi ambiti. Basti pensare che nelle ultime tre settimane i nostri uffici hanno ricevuto oltre 1.500 richieste di chiarimenti o di aiuto.

Alla nostra seconda richiesta non abbiamo a oggi ricevuta alcuna risposta. Nel frattempo arrivano testimonianze di lavoratori che in contatto telefonico con lo stesso Tribunale si sentono dire che in caso di domanda incompleta, la stessa verrà respinta con la conseguenza che il lavoratore dovrà rifarla pagando una seconda marca da bollo da 16 euro. Addirittura sarebbe motivo di nullità la mancata presentazione della fotocopia del codice fiscale, in palese contrasto con la normativa vigente.

Riteniamo inammissibile il comportamento del Tribunale di Bologna, sprezzante nei riguardi della confusione che la costituzione degli albi sta ingenerando in migliaia di lavoratrici e lavoratori che da anni sono impegnati a curare e a mantenere i servizi che erogano nella nostre comunità.

Chiediamo con forza l’intervento del Presidente del Tribunale di Bologna Pasquale Liccardo per favorire un comportamento dialogico finalizzato a risolvere i tanti problemi e dubbi. La FP CGIL Emilia Romagna non si sottrae, come sempre, al compito di provare a dare il proprio contributo in quella direzione.


Firmato l'accordo integrativo con la AUSL e AOU di Parma!

Prosegue l’impegno della FP CGIL assunto con le lavoratrici e lavoratori dell’Ausl e della A.O.U. Di Parma sull’attribuzione dei Differenziali Economici di Professionalità (ex fasce).

Nel merito dell’accordo:

  • raddoppiata la quota passando da 400 mila euro a 800 mila euro;
  • impegno a continuare con i DEP nel 2025;
  • impegno nel passaggio tra le aree (progressioni verticali);
  • impegno nel riconoscimento degli incarichi nell’area degli operatori e assistenti;
  • confermata la quota economica di produttività per il 2024;
  • applicazione accordo regionale in merito al pagamento della quota in aggiuntiva a 50 euro a partire dal 1 Maggio 2024, come da richiesta della FP CGIL;
  • per Ausl aumento della quota economica dell’accordo emergenza estiva;
  • per A.O.U. aumento della quota economica sulle assenze improvvise.

Ci riteniamo soddisfatti del risultato raggiunto, ottenuto con un grande lavoro di coerenza e responsabilità iniziato nel 2023, con la sottoscrizione del contratto decentrato 2023-2025, quando qualcuno non ha avuto abbastanza coraggio per crederci. Continueremo nel 2025 per mantenere l’impegno di poter riconoscere una progressione a tutti gli aventi diritto con l’impegno e la coerenza, che ci ha sempre contraddistinto.


Ottenute in Ausl e Aosp Bologna le risorse aggiuntive per il personale!

“Non possiamo che essere soddisfatti per l’arrivo delle risorse economiche aggiuntive in Ausl e Sant’Orsola frutto dell’accordo Cgil, Cisl e Uil dell’aprile scorso e ufficializzate dopo lo sciopero del 23 di maggio.” Lo affermano Marco Pasquini Segretario Generale e Gaetano Alessi Responsabili Comparto Sanità della Fp Cgil di Bologna

Si tratta di risorse economiche che mettono in sicurezza gli attuali trattamenti economici e danno la possibilità di costruire percorsi di valorizzazione degli operatori e le operatrici.

Riteniamo – continuano i Sindacalisti – che non serva andare in India per trovare operatori, basterebbe pagare meglio quelli in servizio e dargli una prospettiva di carriera ed una città Metropolitana più ospitale, negli affitti, nei trasporti, nei servizi.

Resta da capire se il Rizzoli, che ad oggi non ha ancora dichiarato l’aumento delle risorse, sarà nella stessa linea delle altre aziende sanitarie e non permetteremo il contrario.

“Rimaniamo comunque in stato di agitazione – concludono Pasquini e Alessi – per tutto il tema riguardante le dotazioni organiche, ma un altro risultato è stato raggiunto.
Ed ogni euro investito in sanità è un euro che garantisce la salute di tutti.
Specialmente per chi è più debole”.


Sanità privata, contratto scaduto da anni: sarà sciopero!

Come Fp Cgil Rimini, insieme a Cisl Fp Romagna e Uil Fpl abbiamo affisso le nostre bandiere fuori da tutte le strutture che applicano il contratto della sanità privata Aiop nel territorio di Rimini. Un gesto simbolico, volto a tutelare centinaia di lavoratrici e lavoratori il cui contratto è scaduto da troppi anni, una situazione non più tollerabile.

La sanità privata accreditata vive quasi esclusivamente di fondi pubblici, e non è più accettabile continuare a fare accordi sulla pelle dei professionisti. La modalità per il finanziamento è compito delle regioni e delle associazioni trovarlo, a noi interessa che si arrivi alla sottoscrizione il prima possibile. Se la sanità privata deve continuare a essere nel perimetro pubblico, non è più concepibile avere professionisti di serie A ed altri di serie B.

Con il caro vita che grava pesantemente sui redditi, assicurare prestazioni con una paga ferma al 2018 è insostenibile. Nel frattempo, la sanità pubblica ha già ottenuto un ulteriore rinnovo contrattuale (sebbene anch’esso insoddisfacente), mentre il sistema privato è ancora fermo al palo.

Per il prossimo 23 settembre, abbiamo proclamato un grande sciopero generale.

Serve chiarezza e trasparenza, e va rivisto il sistema degli accreditamenti affinché il privato sia obbligato a rinnovare il Ccnl parallelamente ai rinnovi del settore pubblico, pena la decadenza dell’accreditamento stesso. Questa è solo l’inizio di una “battaglia” che deve vedere i professionisti del privato essere considerati alla stregua dei colleghi del pubblico, sia dal punto di vista economico che normativo.